Antonio Cantalupi
MALTE CON INGREDIENTI DIVERSI PER MASTICI - 38_CN_1
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTE CON INGREDIENTI DIVERSI PER MASTICI
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (pp. 358-359)
Mastice Dihl. - Questo mastice si impiega tuttavia frequentemente per congiungere le lastre di pietra nei luoghi umidi, non che per rivestire le pareti in muratura di pietra da taglio destinate ad essere dipinte ad olio, ovvero esposte all'azione dell'aria marina, come sono i fari. Esso è composto di gazette della fabbrica di porcellana ridotte in polvere, e ossido di piombo, nelle seguenti proporzioni, cioè:
- Cemento di gazette in volume 0,92
- Ossido di piombo 0,08
Queste materie sono triturate e mescolate insieme coll'olio di lino. Le pareti sulle quali si deve applicare questo mastice devono essere ben pulite e asciutte, poiché se fosse diversamente, qualunque sia il grado di durezza che possa acquistare il mastice, non aderirebbe alle pietre e si staccherebbe in breve tempo.
Mastice di limatura - Può essere impiegato per gli stessi usi del precedente; la solidità e la durezza che acquista col tempo sono incontestabili: ma esso non si applica effettivamente che in alcuni lavori speciali, ove si esiga molta resistenza. Si compone di 12 kg. di limatura di ferro, alla quale si aggiunge alcune volte della limatura di rame, e kg. 1,50 di sal marino. La miscela si mette in infusione per 24 ore con 2 litri di aceto, a cui si aggiunge qualche volta 1/2 litro di orina e quattro agli. In capo a questo tempo si ottiene un miscuglio di materie che si impiega immediatamente. Per avere un buon risultato da questo mastice, la limatura di ferro non deve essere ossidata.
Mastice per le unioni dei tubi - Per le unioni dei tubi di pietra o argilla, si usa un mastice particolare in cui entrano per ciascun chilogrammo le seguenti sostanze, cioè: chilog. 0,50 di lino cotto, chilog. 0,50 di calce viva in polvere, e chilog. 0,16 di tartaro di botte. Mescolate le materie in una pentola di ferro, si espongono al fuoco, ed allorché la mistura cessa dallo spumeggiare, si adopera ancor calda.
Mastice per le stuccature delle pietre - Non di rado avviene dover stuccare le superfici lavorate dei marmi onde far scomparire le cavità che si sono formate nella lavoratura, oppure che si fosser trovate nell'interno dei massi dipendentemente da qualche difetto. Per questi lavori il Morisot ha proposto le seguenti tre qualità di mastice, cioè:
1. Mastice composto di resina, pece bianca di Borgogna e cera vergine, le quali materie vengono mescolate con gesso e zolfo macinati, unendovi della terra rossa, nero fumo e polvere di marmo bianco, o colorato secondo il colore della pietra che devesi stuccare.
2. Mastice che si adopera pei marmi verdi e gialli, formato da gomma lacca e da cera lacca dello stesso colore del marmo, oppure dalla stessa gomma e da altre sostanze minerali del colore conforme alla pietra da ripararsi.
3. Mastice grasso per le giunture, che si forma con 8 parti di resina, 2 di cera ed 1 di pece bianca.
Mastice da vetraio. - Il mastice impiegato dai vetraj per assicurare le lastre di vetro in opera, vien formato in diversi modi e con materie differenti. Ci limiteremo ad indicarne due fra i più usitati.
- Il primo consiste nel mescolare ed impastare della terra di Genova con olio cotto e biacca.
- Il secondo è formato di biacca, minio, olio crudo impastato insieme coll'aggiunta di una piccola quantità di burro liquefatto. Questo mastice ha la proprietà di non indurire col tempo e di conservare perciò una certa pastosità e morbidezza che è assai utile affinché i vetri non si rompano nei cambiamenti di temperatura.
MALTA DI CALCE E SABBIA - 38_CN_2
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA DI CALCE E SABBIA
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (pp. 262-264)
MALTE COMUNI - Per la formazione delle malte comuni si impiegano le calci grasse o magre e la sabbia possibilmente spogliata delle materie terrose in proporzioni che variano a norma dei casi e che sarebbe bene di determinare per ciascuna località. Ordinariamente si eccede nella sabbia, la quale si ha a minor prezzo; ma in questo caso la malta che si ottiene perde della sua resistenza. Son poche quelle calcine con cui si possono mescolare più di due parti e mezza di sabbia sopra due di calce.
Dalle esperienze fatte da Vicat, Treussart e Rucourt sulle proporzioni delle sostanze che devono entrare nelle malte, si ebbero i seguenti risultati:
1. Le malte comuni esigono presso a poco da 1 1/2 a 2 di sabbia per i di calcina ridotta in pasta densa per aspersione; di 2 di sabbia per i di calcina se ridotta in polvere per immersione; da 1/2 a 1 di sabbia con 1/2 ad 1 di calce, oppure 2 di sabbia per 1 di calcina comune, se venne spenta col metodo ordinario.
2. Le malte idrauliche richiedono una parte di calcina idraulica in pasta molle o spenta col metodo comune con 2 a 2 1/2 di altri ingredienti, sia di sabbia o di malta. Colla calcina idraulica, spenta per immersione, la dose degli ingredienti mescolati con essa è ridotta da 1 1/4 a 2 al più per 1 di calce. Finalmente nelle malte idrauliche con calcina smorzata all'aria la proporzione è da 1 1/2 a 1 3/4 di sabbia per 1 di calce.
Per le opere nelle quali si esige l'impermeabilità d'uopo notare che il volume della calce non deve giammai essere minore dei vani lasciati fra i grani di sabbia, che allorquando non si impiega che questo volume di calce, la quantità di malta ottenuta è pressoché eguale alla sabbia impiegata, salvo i casi nei quali le particelle della calce siano bastemente voluminose per interporsi fra i grani della sabbia ed impedirne il contatto. Per determinare il volume dei vani che esistono fra i grani di sabbia non si ha che a prendere la stessa sabbia convenientemente asciugata e collocarla in un vaso qualunque di una data capacità: in seguito vi si versa acqua fino a che questa sfiori al di sopra della sabbia; osservando al volume dell'acqua versata, esso corrisponderà a quello dei vani. La malta tanto comune quanto idraulica si confeziona nel seguente modo: Si forma un'ajuola circolare colla sabbia necessaria per una determinata quantità di malta; vi si mette nel mezzo la calcina occorrente e si versa a poco a poco dell'acqua, mescolando ben bene le materie colla pala e colla marra, in guisa da non distinguere più né la calcina né la sabbia. Un eccesso di manipolazione nella mistura delle malte è affatto inutile, sia che si usi la calce comune sia quella idraulica. Basta che la malta sia ben omogenea, e ciò ha luogo ordinariamente quando un ammasso di circa un metro cubico è stato ben dimenato colla marra di ferro per cinque o sei volte da quattro uomini. La malta di consistenza comune od anche un po' molle, è più facile a mescolarsi e presenta migliori risultati di quella impastata densa. Se viene a dissecarsi prima dell'uso, non vi ha inconveniente a dimenarla aggiungendovi un po' d'acqua. Questa operazione nelle malte di calce grassa può essere ripetuta per due giorni senza che la malta perda della sua forza.
MALTA CON CALCE, SABBIA E/O COCCIO PESTO - 38_CN_3
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA CON CALCE, SABBIA E/O COCCIO PESTO
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (pp. 267-268)
MALTE IDRAULICHE - Le malte idrauliche sono composte di calce idraulica e sabbia, oppure di calce grassa e pozzolana naturale od artificiale. Esse si distinguono in malte comuni idrauliche - malte per cappe - e malte per gli intonachi.
La malta comune idraulica è composta di calce, sabbia e polvere di mattoni, in proporzioni diverse, a norma delle circostanze, che possono variare nei seguenti quattro modi, cioè:
1a specie 1 di calce in pasta, 1 1/2 di sabbia, 1/2 di polvere di mattoni
2a specie 2/5 3/10 3/10
3a specie 1/3 1/3 1/3
4a specie 215 1/5 2/5
Queste malte sono confezionate mescolando subito colla pala e poi colla marra di ferro tutte le materie che devono comporre le diverse misture, ed aggiungendovi la quantità d'acqua necessaria per una duttilità conveniente. Il volume di tutte queste materie è ridotto dopo il rimescolamento a 5/6 delle materie impiegate.
Le malte idrauliche vanno impiegate subito dopo la manipolazione, la quale va eseguita ripetutamente per ottenere un impasto lodevole.
La malta o calcestruzzo per cappe è composta da due parti di calcina comune in pasta e da tre parti di polvere di mattoni. Colla manipolazione il volume è ridotto ai 35/50 delle materie impiegate. Essa va impastata assai densa in ammassi poco voluminosi per ottenere il lodevole rimescolamento.
Le malte per gli intonachi possono essere di quattro specie, in relazione alle dosi diverse degli ingredienti.
La malta della 1a specie è composta da una parte di calcina comune in pasta, e di tre parti di polvere di mattoni o di pozzolana. Si cerca prima con un esperimento in piccolo la quantità d'acqua necessaria per fare un impasto di buona consistenza; allora si mette in un mastello ben calafatato la proporzione determinata di calcina in pasta, si stempera ben bene colla marra, aggiungendovi gradatamente tutta la quantità d'acqua riconosciuta necessaria e se ne forma una pasta assai molle, che si mescola colla dose indicata di polvere di mattoni o di pozzolana.
La malta della 2a specie è preparata con una parte di calcina idraulica in pasta, una parte di polvere di mattoni e due parti di sabbia. La miscela si eseguisce nel modo precedentemente indicato.
MALTA CON CALCE E POZZOLANA - 38_CN_4
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA CON CALCE E POZZOLANA
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (p. 268)
La malta della 3a specie vien fatta con una parte di calcina idraulica in polvere, passata allo staccio fino e mescolata con una parte di pozzolana e due parti di sabbia. Con un esperimento in piccolo si cerca la quantità d'acqua necessaria per fare un impasto denso di queste materie.
Si mescolano quindi i tre ingredienti a secco in un mortaio, o meglio in un mastello da malta, e si aggiunge in una sol volta tutta la quantità d'acqua necessaria, rimestando prontamente il miscuglio prima che sia cominciata l'estinzione della calcina. Si continua il rimescolamento per alcuni minuti onde dar campo alla calcina di spegnersi, ed appena la calcina sarà estinta si potrà impiegare la malta. - Quando si voglia ottenere una presa simile a quella del gesso, non si avrà che di usare la malta subito dopo il miscuglio senza attendere che l'estinzione della calcina sia compiuta,
La malta della 4a specie è composta di tre parti di calcina comune caustica, da una parte di calcina comune in polvere, di sedici parti di pozzolana e di quattro parti d'acqua. Questa malta va confezionata nel seguente modo: si spegne la calcina viva nell'acqua, in guisa che si formi in latte, poi si mesce colla pozzolana, e quando la mistura è ridotta in pasta omogenea vi si aggiunge la calcina in polvere, rimestandola bene colla cazzuola. Questa malta va impiegata subito perché se ne ottenga l'effetto corrispondente.
MALTA CON CALCE E GESSO - 38_CN_5
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA CON CALCE E GESSO
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (p. 272)
MALTA BASTARDA - Si chiama malta bastarda un miscuglio di malta comune con gesso e con calcina in polvere, che si adopera in vari bisogni. Se ne distingue di quattro specie, cioè: l° la malta composta in parti uguali di malta comune e di gesso in polvere; 2° quella costituita da tre parti di malta idraulica e da una parte di gesso in polvere; 3° il miscuglio di quattro parti di malta idraulica con una parte di gesso in polvere; 4° finalmente la mescolanza di due parti di malta di terra argillosa con una parte di gesso in polvere. Per confezionare queste malte si prende una di queste materie e si mette in un mastello posto in vicinanza al lavoro; resa successivamente liquida coll'addizione della necessaria quantità d'acqua, si aggiunge di mano in mano la quantità di gesso o di calcina in polvere prescritta, e la mistura si rimescola colla cazzuola fino a che non si distingua il gesso e la calcina in polvere dalla malta.
MALTA DI CALCE E SABBIA PER INTONACO - 38_CN_6
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA DI CALCE E SABBIA PER INTONACO
Cap. IV - Opere architettoniche generali (pp. 360-361)
INTONACHI DI CALCE E CEMENTO -L'intonaco ordinario dei muri è costituito da due strati: il primo si chiama rabboccatura o rinzaffo, ed il secondo arricciatura, ed in Lombardia stabilitura.
Il rinzaffo è uno strato di malta grosso 8 millimetri circa, formato da calce grassa e sabbia comune; esso viene disteso in superfici regolari, servendo a ciò di guida delle fasce o liste opportunamente disposte alla distanza fra loro da 2 m a 3 m, larghe circa 0 m,10, costrutte sotto filo a piombo o centinate a norma dei casi.
L'arricciatura non ha che la grossezza di 2 millimetri circa, ed è costituita essa pure di calce grassa, ma di sabbia finissima. Quella che si ricava dal Ticino, è fra le migliori della Lombardia. L'applicazione di questo strato viene fatta colla cazzuola e lisciata col piccolo sparviere, spruzzandola d'acqua per impedirne il sollecito indurimento.
Qualche volta si omette il secondo strato, ed allora il rinzaffo si spiana collo sparviere lungo, per ottenere una superficie bastamente regolare.
La calce impiegata nella malta dell'intonaco deve essere spenta da alcuni mesi; in caso diverso si manifestano successivamente le sbollettature che lo deturpano e lo guastano. La malta per gli intonachi va bene impastata, e nella formazione di essa si deve impiegare una maggior quantità di calce di quella che occorre per la malta dei muri.
Trattandosi di dover rinnovare l'intonacatura ai muri vecchi, è d'uopo innanzi tutto scalzare le commessure per estrarre la vecchia malta che avesse sofferto, e perché il nuovo rinzaffo vi possa aderire più saldamente; poi si batte la muratura onde togliere le parti degradate, e per ridurre la superficie scabra, acciocché vi si attacchi meglio l'intonaco. Dopo ciò viene il muro ripulito perfettamente col mezzo di una granata, lavandolo a più riprese con acqua limpida, per togliere interamente la polvere del vecchio intonaco. Se il muro presentasse dei guasti, se ne eseguisce il ristauro, riformando col materiale scelto le parti staccate.
Nell'applicazione dell'intonaco è d'uopo inoltre curare che siano soddisfatte le seguenti condizioni, cioè:
1°. Che il muro sia perfettamente asciutto, se è di nuova costruzione, e non sia guasto, se è vecchio. 2°. Che sia bagnata la superficie da intonacarsi, affinché la malta vi possa aderire.
3°. Che la stagione sia propizia a simili opere, non potendosi eseguire né in autunno inoltrato né in inverno, se il muro è allo scoperto, mentre sopraggiungendo il gelo, l'intonaco, quando sia tuttora umido, si sgretola e cade immediatamente.
4°. Che la muraglia non sia imbevuta di umidità o non contenga dei sali nitrosi, nel qual caso l'intonaco si stacca e vi sussegue la caduta in breve tempo.
Quest'ultima circostanza si presenta assai frequentemente nella pratica, di maniera che è d'uopo rinnovare l'intonaco a brevi intervalli, sia perché si manifestano delle macchie prodotte dall'umidità dei muri, sia perché effettivamente il nuovo intonaco non aderisce che imperfettamente al materiale nitroso. [ ... ]
Un'altra circostanza è d'uopo di avvertire nell'applicazione degl'intonachi.
- Le malte formate con calce grassa, che d'ordinario si usano nelle arricciature, non aderiscono punto alle malte costituite con calci idrauliche. Per la qual cosa se venisse applicata l'arricciatura ordinaria ai muri stati riboccati con malte idrauliche, la stessa arricciatura si distaccherebbe e crollerebbe appena dopo il suo asciugamento.
Si deve al pari proscrivere l'uso delle malte idrauliche negli intonachi ai muri fuori terra ed all'asciutto, inquantoché nell'essiccamento queste malte, cosi distese, screpolano in tutte le direzioni.
MALTA CON CALCE E GESSO (Cantalupi) - 38_CN_7
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA CON CALCE E GESSO
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (pp. 365-366)
INTONACHI IN GESSO - [ ... ] Ciò nullameno potendosi in molti casi usare gesso assai vantaggiosamente nell'egual maniera che viene seguita dai Francesi, [ ... ], ricavandoli dall'opera pregevole di Claudel e Laroque.
Segnali, fasciepiane ed angolari, spigoli ed incassature.
- I segnali sono piccole bande di gesso di 0m,10 sopra 0m,03 che il muratore stabilisce ordinariamente per raddrizzare l'intonaco, per mettere a piombo i regoli che devono servigli a formare le fascie, gli squarci, i punti d'angolo, ecc. Per poter eseguire questi segnali, il gesso va impastato abbastanza sodo ed applicato alla parete; in seguito a che si effettua la traccia sulla linea prescritta col mezzo di un filo.
Le fascie sono bande di gesso della lunghezza da 0m,50 a 10m, ed anche più, della larghezza uguale a quella di un regolo, cioè 0m,03 circa, che il muratore costruisce frequentemente per raddrizzare l'intonaco dei muri, dei plafoni, ecc.
Per eseguire una fascia, il muratore, dopo di aver costrutti i segnali sulla linea da seguirsi, vi si applica superiormente il regolo che lo sostiene con due o tre chiodi, secondo la lunghezza. Poi fa impastare il gesso in quantità bastante, e con questo riempie il vano lasciato fra il regolo ed il muro. Siccome il gesso, in seguito al gonfiamento dovuto alla presa, allontanerebbe il regolo dai segnali, così lo si obbliga a rimanere nella sua posizione battendolo col martello. Allorché il gesso è indurito, si toglie il regolo e la fascia è compiuta.
Alcuni muratori in luogo di lasciar il regolo sui segnali, durante l'applicazione del gesso, lo tolgono; e dopo di aver collocato il gesso medesimo secondo la direzione e la grossezza necessaria, vi applicano successivamente il regolo e lo battono col martello fino a che esso va a poggiare sui segnali, e si conserva in questo luogo sino alla presa del gesso; inoltre hanno cura di togliere il gesso che sporge dal regolo allorquando esso poggia sui segnali. Questo mezzo deve essere impiegato tutte le volte che è possibile, poiché ha il vantaggio di produrre delle fascie dure e unite.
Le fascie angolari non sono altro che due fascie costrutte negli angoli rientranti, formati dai muri, o dalle tramezze coi plafoni, e per conseguenza si compongono di due fascie piane. Per eseguirle il muratore incomincia primieramente a tagliare i segnali o le tracce, secondo l'angolo rientrante che vuol ottenere; poi si serve di un regolo, ordinariamente quadrato, che presenta sempre un angolo uguale a quello da costruirsi, procedendo in seguito nell'egual modo di una fascia semplice.
Si denomina in generale spigolo qualunque angolo sporgente, formato dalle murature. Avuto riguardo alla difficoltà della loro esecuzione, si distinguono: 1' gli spigoli semplici, che si eseguiscono col regolo alle cantonate degli edifici, alle canne dei camino, ai contorni ed agli stipiti delle finestre e delle porte; 2' gli spigoli che si costruiscono col mezzo di un modano, come le cornici.
Per eseguire uno spigolo semplice, il muratore procede presso a poco nello stesso modo che per una fascia d'angolo. Sia che faccia uso o no di segnali, colloca il regolo in modo che uno dei Suoi segnali coincida con quello da eseguirsi, e lo fissa in questa posizione col mezzo di chiodi, od anche con piccole tratte di gesso. Di seguito fa impastare il gesso, che colloca fra il muro ed il regolo, serrandolo fortemente colla mano e colla cazzuola. Allorquando il gesso ha fatto presa l'operaio toglie collo sparviere dentato quello che esce dal regolo; in tal maniera raddrizza un lato dello spigolo, trovandosi l'altro lato naturalmente raddrizzato togliendo il regolo. Per tutti questi lavori la pasta deve essere più che possibile dura, sia per poter togliere sollecitamente il regolo, sia perché lo spigolo abbia la maggiore resistenza.
Alcune volte gli spigoli sono arrotondati; in questo caso, ed ogniqualvolta la curvatura ha luogo sotto un piccolo raggio, cioè da 0m,01 a 0m,05, si può dare una tal forma col mezzo di una spatola o di un appianatojo; ma allorché il raggio è da 0m,05 a 0m,12, vi è una grande economia nel provvedere un piccolo modano tagliato in una tavola, che si fa strisciare sullo spigolo fra due regoli.
Le incassature sono sfondati che esistono nelle spalle delle finestre per accogliere gli scuretti e le iniposte delle finestre stesse, ecc. Un'incassatura si compone generalmente di un angolo rientrante e di due angoli salienti. Essa viene eseguita nello stesso modo delle fascie d'angolo e degli spigoli, avendo la maggior cura di ben collocare a piombo il regolo che deve formarla, guarnendo a dovere con gesso i due lati dello stesso regolo, affinché l'incassatura sia interamente piena. Dopoché il gesso ha fatto presa, viene raddrizzata la superficie seguendo i lati del regolo mediante lo sparviere dentato.
MALTA DI GESSO PER INTONACO - 38_CN_8
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA DI GESSO PER INTONACO
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (p. 367)
Rinzaffo di ragguagliamento (Reformis) - Vien data questa denominazione ad un accrescimento di spessore del gesso che è richiesto dalle disuguaglianze ed irregolarità che esistono alcune volte alla superficie di un muro, alla facciata in legname, ecc., per raddrizzarla prima di applicarvi il rinzaffo e l'arricciatura. La grossezza di questi due intonachi essendo presso a poco di 0m,022 sul muro, e di 0m,03 sul plafone, l'eccesso che si dà ad una tale grossezza è diretto ad ottenere le superfici regolari, ed è ciò che si chiama in francese renformis. L'applicazione del rinzaffo di ragguagliamento ad un muro, ad una facciata in legname o plafone, non esige alcuna cura speciale. Il muratore comincia a preparare la parte che deve ricevere il rinzaffo di ragguagliamento, pulendo e bagnando la superficie, se è di vecchia costruzione; poi fa impastare il gesso comune e lo applica, lasciando greggia e scabra la superficie affinché il rinzaffo, propriamente detto, vi aderisca perfettamente. Allorché la grossezza del rinzaffo di ragguagliamento deve eccedere 0m,04 o 0m,05, si aggiungono per economia dei frantumi di mattoni o dei pezzetti di tegole, che si investono di gesso di mano in mano che si impiegano.
Lattata (Gobetage) - Si dà questa denominazione al gesso comune impastato in gran quantità d'acqua, che si slancia con una granata sui listelli ed i pezzi d'armatura, sui quali si vuol applicare l'intonaco. [ ... ] Per applicare il latte di gesso il muratore impasta in molt'acqua del gesso comune, e dopo di averlo mescolato ben bene immerge nel capisterio una granata di betulla, colla quale slancia il liquido sulla superficie da intonacarsi. Applicato in tal guisa il latte di gesso, vi si formano molte goccíoline, le quali facilitano assaissimo l'aderenza del gesso ai listelli ed ai pezzi di armatura.
MALTA DI GESSO PER INTONACO (Cantalupi) - 38_CN_9
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA DI GESSO PER INTONACO
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (pp. 367-368)
Rinzaffo in gesso - Per eseguire il rinzaffo in gesso, se il muro è nuovo il muratore non ha che a bagnare la superficie sulla quale si deve applicare; se invece si tratta di una vecchia muratura, si deve togliere il precedente intonaco, poi ripulire e bagnare perfettamente la superficie. Queste precauzioni preparatorie si prendono allo scopo di facilitare l'aderenza del rinzaffo. Successivamente il muratore fa impastare il gesso necessario raccomandando che esso non sia troppo denso. Del resto un buon garzone sa in qual modo il gesso deve essere impastato per ciascuna qualità di lavoro da eseguirsi. Dopoché si ottiene l'impasto, il gesso viene slanciato colla cazzuola sulla superficie da intonacarsi. Questo getto esige una certa capacità, acciocché la malta si applichi regolarmente sulla costruzione senza cadere a terra. L'applicazione del gesso dovendo essere fatta con molta prontezza, ne deriva che allorquando il muratore è alquanto discosto dal luogo del suo impiego, ed allorché il gesso comincia a far presa nel capisterio, egli cessa dal gettarlo colla cazzuola e fa uso invece dello sparviere. Dopo di aver coperto quest'utensile di gesso, lo distende sulla superficie del muro, facendo in modo da ottenere l'aderenza. Nel passare collo sparviere sul gesso slanciato colla cazzuola, il muratore incomincia a raddrizzare il rinzaffo e ne compie lo spianamento col mezzo della cazzuola, facendo scorrere leggermente il tagliente di questo utensile sulla superficie del rinzaffo. In tal modo vi forma delle piccole scabrezze che permettono all'arricciatura di potervi aderire. I1 gesso essendo grossolano od ordinario, il tagliente della cazzuola taglia stacca i grossi grani e vi forma delle solcature, col mezzo delle quali l'arricciatura, il cui gesso è più fino, viene ad attaccarsi fortemente.
MALTA DI GESSO PER INTONACO (Cantalupi II) - 38_CN_10
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA DI GESSO PER INTONACO
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (pp. 368-370)
Arricciatura in gesso - Nei lavori in gesso si distinguono due specie di arricciature, cioè la semplice arricciatura e quella destinata a coprire il rinzaffo. Le arricciature semplici si applicano immediatamente sulle murature le quali non esigono rinzaffo, come sarebbero i muri dei pilastri, l'interno dei tubi di camini, i muri di cinta ed altre opere di siffatta natura ove si richiede più solidità che esattezza di esecuzione; e nei lavori che il più spesso si intonacano con gesso ordinario. [ ... ]
Lo spessore è maggiore nelle arricciature semplici che per quelle fatte sul rinzaffo; esso ordinariamente è da 0 m,01 a 0 m,14 per le prime e da 0,007 a 0,01 per le seconde.
L'esecuzione di queste due specie di arricciature essendo pressoché la medesima in ambedue i casi, ci limiteremo a riassumere il metodo seguito nell'applicazione di quella sul rinzaffo. Per effettuare l'arricciatura col gesso, il muratore si assicura innanzi tutto che il rinzaffo sia ben dritto, passandovi leggermente al disopra il fianco dentato dello sparviere, onde far scomparire le piccole gibbosità ed irregolarità che potrebbero esistere alla sua superficie; egli ha la cura di raschiare in vicinanza ai listelli, agli spigoli ed alle fascie che si sono eseguite prima del rinzaffo e che hanno servito per raddrizzarlo. Tale raschiamento deve essere fatto in modo che i listelli, gli spigoli e le fascie d'angolo siano ribassati di tutto lo spessore del gesso che deve formare l'arricciatura.
Prese siffatte precauzioni, il muratore fa trasportare sul luogo del lavoro il gesso e l'acqua necessaria, e lo fa impastare dal garzone nella quantità di cui abbisogna: rimuove in seguito l'impasto colla cazzuola, sino a che i piccoli grumi di gesso siano perfettamente sciolti e diluiti. Il gesso deve essere impastato più o meno denso secondo la rapidità della presa, ma ordinariamente lo si impasta ad un grado tale che, allorquando il gesso è rimosso ben bene, e lo si prende sulla cazzuola, esso vi si attacca in uno strato alto 0m,002 almeno.
Ultimato l'impasto del gesso, il muratore ne getta alcune cazzuolate sul rinzaffo, aspettando che si imbeva alquanto; dopo di che col mezzo della cazzuola lo colloca sullo sparviere e lo applica sul rinzaffo, facendo scorrere lo stesso sparviere in tutti i sensi; ricopre di nuovo lo sparviere di gesso, ed ha la cura di rimuovere colla cazzuola quello contenuto nel vassoio in ciascuna volta che lo prende, onde impedire la formazione dei grumi, Questo nuovo gesso lo applica in fascie orizzontali e verticali. In tal guisa continua fino a che il gesso sia interamente impiegato. Di seguito ripassa collo sparviere a secco su tutto l'intonaco, per lisciare e raddrizzare la superficie al meglio possibile. Allorquando il gesso applicato è tuttavia molle, il muratore deve aver cura di non comprimere soverchiamente lo sparviere; in caso diverso, si arrischierebbe di non lasciare una bastante quantità di gesso in alcuni luoghi e si incontrerebbe l'ossatura, vale a dire il rinzaffo sottostante, nell'atto di pulire e spianare l'intonaco collo sparviere dentato. Se invece il gesso comincia a rapprendersi, il muratore deve comprimere lo sparviere, per non lasciare in alcun punto una soverchia quantità di gesso, facendo in modo che l'intonaco sia uniforme in ogni parte. Siffatto lavoro esige della forza, capacità e prontezza, dacché il gesso fa presa in 7 od 8 minuti. [ ... ] Dopoché l'arricciatura ha fatto presa, il muratore incomincia a ripulirla passandovi al disopra il fianco dentato dello sparviere. Pulisce primieramente le fascie e gli spigoli del gesso che per avventura vi si fosse attaccato, ed ultimato questo pulimento, che deve aver luogo prima che il gesso abbia fatto presa completa, il muratore finisce di raddrizzare perfettamente il resto dell'intonaco non lasciandovi né mancanze né gibbosità. In seguito né compie il pulimento ed il raddrizzamento mediante la parte tagliente dello sparviere dentato. Da quest'ultimo lavoro dipende la finitezza dell'intonaco: esso esige adunque molta capacità da parte dell'operaio, il quale deve conservare il fianco tagliente dello sparviere bene allestito e ben diritto, e piuttosto convesso che concavo.
Allorché si è costretti di congiungere una parte di intonaco, che non può essere compiuta in tutta la sua estensione, con un'altra, il muratore traccia colla spatola (riflard) una linea possibilmente vicina al lembo dell'intonaco di già costrutto, e toglie, secondo questa traccia, la parte irregolare del gesso che la oltrepassa; ciò è quello che si chiama preparare la giuntura. Eseguendo la nuova parte di intonaco, l'operaio deve coi mezzo della cazzuola serrare accuratamente il gesso molle contro la giuntura, affinché in seguito noti si formino delle screpolature nelle unioni dei due intonachi.
MALTA DI GESSO PER INTONACO A FINTI MATTONI - 38_CN_11
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA DI GESSO PER INTONACO A FINTI MATTONI
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (p. 370)
Intonachi colorati - Agli intonachi o meglio alle arricciature in gesso si possono dare diversi colori; in tal guisa non si fa che simulare i mattoni. Per eseguire un tal intonaco, si prende il gesso comune, il quale si impasta con una gran quantità di ocra rossa per ottenere il colore dei mattoni. Allorquando l'intonaco è compiuto, lo si ripulisce collo sparviere dentato, poi vi si tracciano con una punta tutte le giunture dei mattoni che si vogliono figurare, spingendole sino al rinzaffo. Queste giunture si riempiono in seguito di un piccolo sottile intonaco di gesso bianco, raddrizzandone i lati col mezzo dello sparviere dentato. In siffatta guisa si toglie l'intonaco sottile, non lasciando che quello che si trova nelle giunture, e si dà all'intonaco l'aspetto di una superficie in mattoni.
MALTA CON GESSO E CALCE PER STUCCO LUCIDO - 38_CN_12
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA CON GESSO E CALCE PER STUCCO LUCIDO
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (pp. 370-371)
STUCCHI A LUCIDO E SCAGLIOLE - L'incrostatura a lucido che viene formata nelle moderne costruzioni può essere preparata in due modi: in ambedue i casi è d'uopo premettere l'intonaco ordinario di rinzaffo e di arricciatura, lasciandolo perfettamente essiccare.
1° modo - Si distende sulla superficie una pasta di gesso e d'acqua di colla e su questo primo strato se ne sovrappone un secondo più sottile formato di gesso speculare calcinato, che si denomina anche scagliola, impastata parimenti con acqua di colla, a cui si frammischia ocra gialla o rossa o qualsiasi altro colore a piacimento. Allorché questo intonaco è asciutto, si lucida colla sabbia e colla pomice ed acqua, in seguito a che si dà una spalmatura d'olio per ottenere il lucido brillante. Con questo mezzo si ha uno stucco o più propriamente la scagliola, che imita perfettamente qualunque marmo, e che ha molta durata, quando non sia esposto all'acqua né all'umido; ma esso è costoso e vi occorre molta mano d'opera per avere la lucidezza della superficie.
2° modo - Si stende sull'intonaco comune col mezzo della cazzuola un sottilissimo strato di malta della grossezza da uno a due millimetri, formato da polvere di marmo, calce e sabbia finissima, a cui si aggiunge una piccola quantità di ocra rossa o gialla, che imiti il fondo del marmo che si desidera. Successivamente col pennello si dipinge a fresco la superficie dell'intonaco, col praticare le macchie e le venature conformi al marmo che si intende imitare. Indi si prende un ferro caldissimo e si liscia la superficie, ripetendo questa operazione fino a che si ottiene il lucido brillante del marmo.
MALTA CON CALCE E POLVERE DI MARMO PER DECORAZIONI PLASTICHE - 38_CN_13
Autore: Antonio Cantalupi
Anno: 1862
Fonte: Antonio Cantalupi, Istruzioni pratiche sull'arte
di costruire le fabbriche civili, Milano, Galli e Omodei, 1874.
MALTA CON CALCE E POLVERE DI MARMO PER DECORAZIONI PLASTICHE
Vol. I - Cap. IV - Opere architettoniche generali (pp. 371-372)
Invece delle incrostature lucide, che in molti casi si riconobbero insalubri, sia perché le pareti sono poco assorbenti l'umidità, sia perché disperdono soverchiamente il colore, in questi ultimi tempi venne sostituito alle medesime un intonaco a stucco senza lucido, con ornamenti in rilievo, col mezzo del quale si ottiene una parete salubre e bastamente ricca. Per costruire siffatto stucco si procede nel seguente modo: Eseguito il rinzaffo alle muraglie col sistema comune, e lasciatolo asciugare convenientemente, vi si applica a piccole tratte una specie di arricciatura con malta formata di polvere di marmo, calce dolce e sabbia finissima del tutto conforme a quella usata per lo stucco a lucido. Questo tratto si tiene grosso da 6 a 8 millimetri, lisciando diligentemente la superficie col rovescio della cazzuola. Per potervi imprimere gli ornamenti si predispongono delle tavolette o matrici di legno duro e fino (pero, pomo o bosso), sulle quali viene intagliata la decorazione che si desidera, elevando le membrature che devono essere internate nello stucco. Adattate queste tavolette alla parete ricoperta di fresco dello stucco, si battono col martello in modo da conseguire l'impressione della profondità che si desidera, la quale è da ordinario da 4 a 6 mm. 1 [... ] Asciugato lo stucco, vi si applica uno o due strati di colla forte per meglio indurire la superficie e renderla meno assorbente, indi degli strati di vernice ad olio e biacca coi colori che si desiderano. Nelle pareti ricche si possono introdurre dei filetti in oro, variando le tinte in modo da imitare le stoffe di seta. [ ... ] In questi ultimi tempi si pervenne a rappresentare dei paesaggi col mezzo di stucco. A tal effetto si prepara il fondo sul quale deve essere disposto il paesaggio: poi sopra questo fondo si colloca una carta ove i contorni del disegno sono spuntati con uno spillo. Questi contorni si spolverizzano, e si ottiene così il disegno trasportato per punti sulla parete. Con piccoli utensili si leva la materia che si trova nell'interno del contorno, ad una profondità da 3 a 4 mm. Successivamente si stemperano diversi colori nell'acqua di colla e si usa di queste acque per la formazione di paste, coll'aggiunta di una piccola quantità di gesso. La parte scavata della parete viene opportunamente riempita da queste paste in modo di avere riprodotto il paesaggio.