Gilberto Quarneti
LETTURE ED ESPERIENZE DI BOTTEGA - 50_GQ_1
Autore: Gilberto Quarneti
LETTURE ED ESPERIENZE DI BOTTEGA
Da un capitolato d’archivio del 1897.
Restauro alla cupola al campanile.
Imbiancatura alla guglia con calce sciolta nel vino bianco e albume d'uova, seconda mano di imbiancatura come sopra, terza mano di imbiancatura come sopra.
Il vino bianco da impiegare nell'imbiancatura sarà puro d'uva, non difettoso, nulla importando sebbene di qualità piccolo ossia leggiero. L'albume da adoperarsi nell'imbiancatura sarà prima ben sbattuto nel vino bianco, come pure il sapone da usarsi nella stabilitura sarà prima sciolto nell'acqua.
Ultimata ed asciugata la stabilitura vi si darà una prima imbiancatura, ed appena asciutta questave se ne darà una seconda. Per l'imbiancatura si userà calce spenta e sciolta nel vino bianco con entro n500 albumi d'uovo ben sbattuto nel vino prima di stemperarvi la calce.
Nel 1300, prima dell’avvento della tecnica ad olio, perfezionata dai pittori fiamminghi, i colori si diluivano con il tuorlo d’uovo o il latte di fico (addensanti). Per rendere di più facile uso le tempere molto viscose, invece, si utilizzavano birra e vino (diluenti).
Il vino nella calce abbassa il PH. Lo sviluppo di CO2 ha bisogno di ambiente acido, non basico; pertanto il decadimento del materiale organico è favorito, con produzione di CO2, accelerando il processo di carbonatazione.
ESPERIENZE E LETTURE STORICHE - 50_GQ_2
Autore: Gilberto Quarneti
Da: I quaderni di Gilberto Quarneti
ESPERIENZE E LETTURE STORICHE
Materia “Saracinesca”.
Procopio di Cesarea (sec VI), storico Bizantino, nel suo Bellum Gothicum, celebra le battaglie di Giustino e Giustiniano contro i vandali ed i goti. Nel testo egli riporta la cronaca dell’assedio che Belisario, nel 539 a.D., condusse al fine di espugnare le mura di Auximum (la moderna Osimo), dall’occupazione dei goti che l’avean occupata.
Procopio di Cesarea, Bellum Gothicum, Lib.II, capo XXVII. Trad. Dal greco.
“Belisario vedendo che i nemici malgrado le loro strettezze tenevan fermo, tentò di volgere l’insidia all’acqua, nell’idea che fosse cosa più facile e spedita privarne i nemici. V’era infatti una fonte a settentrione di Osimo in un luogo dirupato a circa un tiro di pietra di distanza dalle mura, l’acqua della quale, assai scarsa, andava a cadere in un antico serbatoio che ivi trovavasi. Questo serbatoio, essendo riempito da quella piccola vena, facilmente permetteva a quelli di Osimo di attinger acqua.
Intanto Belisario fece andare al serbatoio cinque Isauri, periti nell’opera muraria, con asce ed altri utensili da rompere pietre, riparati da una quantità di scudi, con ordine di disfare ed abbattere sollecitamente quei muri a tutta possa.
I Romani adunque credevano che intanto gli Isauri avessero disfatto il serbatoio e compiuto tutta l’opera; ma quelli non erano stati in grado di staccarne neppure una pietruzza, poiché gli antichi artigiani che molto badavano a farsi onore colle loro opere, aveano fatta quella costruzione per modo da non cedere nè al tempo, nè alla ingiuria dell’uomo; e così gli Isauri senza aver nulla compiuto, visto che ebbero i Romani padroni del luogo, uscirono dal serbatoio e tornaronsene al campo.
Belisario quindi ordinò ai soldati che gittassero nell’acqua i cadaveri degli animali ed erbe nocive per gli uomini, e gittarvi pure e spegnervi assai pietra infuocata e ridotta a calce («asbestos» come ora si dice, già un tempo dicevasi «tìtanos»). Coloro così fecero. […]”
Nota:
L’età dell’edificio (Fonte Magna) non è determinabile: certo deve essere molto remota, dal momento che Procopio, che scrive nel VI sec. d. C., ne parla già come di struttura molto antica. Nessun attendibile valore cronologico può aver la locale tradizione, che, come si è detto, ne attribuisce la costruzione a Pompeo, e sulla cui scorta sarebbe necessario pensare che la fontana fosse in piedi già nella prima metà delI sec. a. C.
Nel testo l’Opus Caementitium viene definito «materia saracinesca».
In Osimo, l’antica Auximum, a monte della Fonte, forse a contenimento del dirupo, rimane la struttura interiore costruita da pezzame laterizio annegato nella calce di un dispositivo a esedra, evidentemente già rivestito da un paramento di mattoni; rimarrebbe esempio di questo Opus Testaceum, appartenente alla stessa struttura, il piccolo avanzo superstite sulla parete esterna volta ad occidente dello sperone laterale di destra. Su un latercolo si è notato, impresso nella costa, in caratteri monumentali il resto epigrafico ...(F)ECIT VES(...), caratteri che sembrerebbero riportar ad un periodo romano tardo-repubblicano o della prima età augustea.
ABATE CARLO MATIA - 50_GQ_3
Autore: Gilberto Quarneti
ABATE CARLO MATIA: Trattato di Architettura
Manoscritto inedito presso la Biblioteca Malatestiana di Cesena. 1610 o 1620 (?)
L'abate Carlo Mattia, appartenente al terzo ordine di San Francesco, nel secondo decennio del 600, nel suo Trattato di Architettura, parlando "delli smalti over terazi tanto al coperto quanto al discoperto", così chiosava: "io ho visto in più di un locha che cavano la tera un mezo piede et in quel cavamento di sassi di fiume quanto si possa tenere entro a una masta et talli sasi voliano esser tondi et rinpirli le tre parti due, et baterli benisimo et sopra deti sasi meterli giara minuta con bona calcina et rena et quello baterlo benisimo et di poi tornare a rebaltarlo poi di sopra per ultima cortecia tor pezi di copi novi, et quello pestarci minutamente o mescolari con calcina con pocho di sabione e fior di pietra over lisatura over pezi di pietra et pezi di copi pesto dentro a un tal che venga come farina, et si mescola ogni cosa insieme et poi si mete sopra a deta giara et si batte tanto che averà fato pressa et quando che averà asodato tu te ne incorgerai in questo modo che di sopra via farà un certo fiore biancho et quello levalo via et poi con calcina non smorsata et olio tu impasterai il deto terazo, et menandolo benisimo et con più tu lo rimeni verà più lustro e sarà cossa otima".
PALAZZO DELLA LOGGIA DI BRESCIA - 50_GQ_4
Autore: Gilberto Quarneti
PALAZZO DELLA LOGGIA (Palazzo Municipale) DI BRESCIA
I restauri alle parti decorative esterne del 1861-80
Archivio di Stato di Brescia, Comune di Brescia, rubrica. XVIIIA, 5/2a, 1803-1902, 1 Parte
Nel corso dei restauri ottocenteschi del Palazzo della Loggia (Palazzo Municipale) di Brescia su consiglio del Sindaco di Milano venne consultato l’arch. Giovanni Brocca per un parere sul nuovo cornicione da realizzare per il Palazzo della Loggia a Brescia.
Alla lettera inviata da Brocca al sindaco di Brescia, l’architetto allega uno scritto in cui fornisce alcune informazioni su diversi tipi di mastice e sulla ricetta per realizzarne un tipo.
Lettera Dal Sindaco di Milano alla Giunta Municipale di Brescia
Milano, 17 Agosto 1864.
Brocca è “...Consigliere Comunale, il cui voto in materia edilizia è qui assai reputato. Egli è membro del Consiglio accademico presso la R. Accademia di Belle Arti e membro pure, per la partita di belle arti, del museo patrio archeologico, nonché della Commissione per la conservazione dei patri monumenti. ....”
(I restauri alle parti decorative esterne del 1861-80, Archivio di Stato di Brescia, Comune di Brescia, rubrica. XVIIIA, 5/2a, 1803-1902, 1 Parte)
Lettera di G. Brocca al Sindaco di Brescia:
Milano, 12 Aprile 1865.
Ill.mo SigCommend.e Sindaco
Come era desiderio della S.V.Ill.ma, le trasmetto in scritto il mio voto intorno all’oggetto dell’onorevole invito fattomi, con suo riverito foglio 25. Marzo p.p., riguardante il modo più conveniente da stabilirsi, onderiparare ai molti danni che ne derivano all’edificio di cod.o Palazzo Municipale, dalla filtrazione delle acque per le connessure delle pietre componenti la facciata, e specialmente ai cornicioni del medesimo, ed impedire che per l’avvenire i danneggiamenti stessi abbiano a proseguire.
Penetrato dell’importanza della questione, dopo un attento e scrupoloso esame in luogo, ho potuto convincermi, che l’ingegnoso e ben ragionato sistema di copertura a sole grandi lastre di beole sovrapposte ai cornicioni, adottato dall’On. Commis.e incaricata del ristauro del ricco ed elegante Palazzo Municipale, riuscì di una incontestabile efficacia a raggiungere il principale scopo che l’architetto deve proporsi nel ristauro di un monumento d’arte, cioè la sua conservazione; poiché la sull.ta Commissione con giusto criterio ha provveduto alla consolidazione dei pezzi componenti le grandi cornici, ed al libero scolo delle acque pluviali.
Dal sud.to sistema però ne emergerebbe sfortunatamente una troppo evidente eincontestabile alterazione dei profili delle sagome dei cornicioni, che fa nascere un subito desiderio nel riguardante, di veder eliminata quella grande membratura, che tanto sensibilmentene altera la forma primitiva delle grandi Cornici, che vorrebbe invece con scrupolo essere conservata in tutta la sua originale integrità; […]
- Alleg. al N. 4025 / ? 30/4/1865
A compimento della mia promessa, unisco in seguito una nota dei differenti mastici, che credo? opportuni per le operazioni di ristauro che si stanno facendo al vecchio palazzo Municipale.
Epprima di tutto dirò che nel caso venisse adottato il progetto di copertura da me proposto, nel quale viene associata la copertura in beola con quella in rame, ho creduto bene dare l’indirizzo del fabbricante dello stucco da me proposto, il quale ha la proprietà di egualmente aderire alla pietra ed al metallo, in modo da potersi compromettere di una lunghissima durata.
Mastice diamante, vendibile in Milano al prezzo di £ 0.95 al Kilog.o ...........
Mastice per stuccatura delle connessure dei marmi usati intorno al Duomo di Milano.
Mastice a caldo per le connessure delle lastre che formano il coperto, o lo sporto dell’edificio.
Questo mastice si compone di pece non purgata e di polvere di marmo con poca parte di sego. Posta la pece a bollire entro una caldaia di rame o di ferro, e ridotta liquida come olio, vi si versa a poco a poco la polvere di marmo, rimestandola con una pala, precisamente come si fa per la polenta, e di questa polvere se ne aggiunge tanta quanta è sufficiente a ridurre l’impasto della voluta consistenza.
A rendere poi il mastice più morbido, e più duraturo, vi si aggiunge, quando ancora sta a bullire, un poco di sego nella misura di circa quattro chilogrammi per ogni dieci di pece.
Si ha indizio che il masticeè ben cotto e formato, quando levata la pala questa ... netta, senza che vi rimanga aderente l’impasto.
Mastice a freddo per la connessura di rivestimento e di decorazione.
Questo mastice si forma con biacca di Genova marinato ad olio, con polvere di quarzo proveniente da ciottoli del Ticino, frantumati e macinati, nella misura di una metà in volume della biacca, e con lito... nella misura di ottanta grammi circa per ogni Chilogrammo di biacca.
Gio Brocca