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A
ACQUA
Elemento essenziale per la
confezione delle malte.
Non si usino mai acque
stagnanti o inquinate da sali deliquescenti.
Si usi esclusivamente acqua
di pozzo o proveniente dalla linea idrica cittadina.
Le calci aeree (v. CALCE) hanno bisogno della
giusta quantità d’acqua per garantire un idoneo aggrappo al fondo di pietre o
mattoni. Le malte di calce troppo secche non danno principio al processo di
carbonatazione (v.), ovvero di indurimento e sono destinate a sfarinare.
Le calci idrauliche, per altro, essendo fornite in polvere, abbisognano di acqua per essere impastate e dare innesco alla presa idraulica cui sono suscettibili. Le calci idrauliche, come i cementi in genere, sono soggette a far presa anche se sottoposte alla sola influenza dell’umidità relativa dell’aria. I materiali a presa idraulica vanno, pertanto, tenuti al riparo dalle piogge e dall’umidità.
ACQUA DI CALCE
Chiamasi acqua di calce quel liquido limpido e
trasparente (color verde smeraldo nel più profondo), che viene a galleggiare
nelle vasche ove la calce è stata spenta con molta acqua, in soluzione con
altri elementi come:
colla di caseina parti 1,
vernice copale parti 1,
acqua di calce parti 1,
fiele parte ½,
e un bianco d’uovo.
L’acqua di calce si usava nell’antichità per mescolarla ai colori e dipingervi su intonaci di calce ed anche di gesso. Serve anche per pulire gli affreschi e per purificare i cinabri al fine di renderli atti alla pittura a fresco. I cinabri con questo trattamento impallidiscono ma poi non cambiano più. Se si giudica l’acqua di calce troppo forte si decanta quella che galleggia e si aggiunge nuova acqua pura.
L’azione di
consolidamento delle superfici decoese, mediante imbibizioni di acqua di calce,
può dare sufficienti risultati solo se la soluzione è applicata sui manufatti,
secondo la porosità del supporto, in numerose mani: anche per 10 o 20 volte.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Leon Battista Alberti [4_AB_3]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Achille Lenti [40_LN_3]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giovanni Curioni [39_CR_4]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco de Cesare [37_DC_16]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy [32_QQ_4]
ACETATO
Sale che si forma dall'acido acetico con ossido
metallico.
ACETATO D'ALLUMINA
Rende la colla insolubile. Così pure rende insolubile le
tempere alla colla e all'uovo. Mischiato al bianco dell'uovo (albume), lo rende
insolubile per le verniciature.
ACETATO DI PIOMBO
Fu usato nell'antichità per la cottura degli oli per la
pittura (in dose del 6 %). Fu usato per il medesimo scopo anche il minio, la
cerussa, il litargirio sempre nella medesima dose dell'acetato di piombo.
ACETO
Si usa nella pittura a tempera d'uovo; unito al rosso
d'uovo ne evita la putrefazione e si mescola con i colori. Serve anche, unito
all'uovo, a dare delle velature nelle tempere. L'aceto di vino si mescola con la colla che si usa nella
tempera a colla onde evitare il coagularsi della medesima per il freddo ed
anche per non farla putrefare.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Plinio il Vecchio [2_PS_2]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Antonio Cantalupi [38_CN_1]
ACIDO ACETICO
Impedisce alle colle di coagularsi e imputridirsi e così
pure è impiegato nelle colle della pittura a tempera.
ACIDO CLORIDRICO
Nei casi in cui occorresse dipingere con i colori ad olio
o vernici su supporti cementizi in genere, si dovrà bagnare la superficie degli
intonaci con quest'acido diluito. In commercio è allo stato grezzo col nome di
acido muriatico.
E’ usato da taluno nell’affresco; se ne dà una mano sul
muro prima di applicarvi l’arricciato, allo scopo di bruciare eventuali tracce
di salnitro e le muffe. Indi si lava abbondantemente.
ACIDO FENICO
Rende imputrescibili il latte, la colla, l'uovo, ecc. che
si usano nella pittura a tempera.
ACIDO MURIATICO
Si usa allo stesso modo dell’acido cloridrico. Serve per
dipingere a tempera su intonaci a composto cementizio. Prima di dipingere i
fondi cementizi si abbia l’accortezza di dare una passata di tale acido; dopo
di che si abbia cura di lavare e di bruscare la superficie medesima.
ACIDO OSSALICO
Serve per rendere imputrescibili le tempere a colla e
all'uovo. Vedi anche acido fenico, formalina, borace, acido salicilico, alcool.
ACIDO SALICILICO
Rende imputrescibili la tempera a colla e la tempera
all'uovo. Analogo risultato si ottiene con gli acidi acetico, cromico,
ossalico.
ACQUA DI CALCE (Applicazione)
L’azione di
consolidamento delle superfici decoese, mediante imbibizioni di acqua di calce,
può dare sufficienti risultati solo se la soluzione è applicata sui manufatti,
secondo la porosità del supporto, in numerose mani: anche per 10 o 20 volte.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Leon Battista Alberti [4_AB_3]
ACQUA DI MARE
In tale acqua veniva fatta bollire, in antico, la cera
vergine così come si ricava dai favi dopo essere stata esposta all'aria. Dopo
l’ebollizione la si spruzzava di poco nitro e così si otteneva la cosiddetta
“cera punica”.
ACQUA DI MARE ARTIFICIALE
L'acqua di mare artificiale, ottenuta nella proporzione
di 4 p. di acqua e 1 p. di sale da cucina, può essere usata per sostituire
l'acqua di mare naturale che, come è noto, si usa per ottenere la “cera punica”.
ACQUA RAGIA
Con tale termine s'intende precisare un'essenza impura,
riservando il nome di essenza di trementina per quella bidistillata consigliata
per gli scopi pittorici.
ACQUAVITE RETTIFICATA
E’ un liquido spiritoso che si ottiene distillando vino,
grano, frutta, ecc.
Era in antico introdotta per formare una “vernice
fiamminga” citata in un manoscritto padovano del Cinquecento e composta di:
Sandracca parti 2
Olio d'abezzo parti 2
Trementina di Venezia parti 1
Acquavite rettificata parti 7
Si usa anche per la pittura a tempera unita a gomma arabica, gomma dragante ed uovo.
AGATA (Pietra d’)
L'agata, che come è noto è una varietà di Calcedonio,
variamente colorata in zone più o meno irregolari e spesso di diverso colore.
E’ usata per brunire e lucidare.
ADDITIVO
Gli additivi sono
prodotti aggiunti ai materiali, in modo da conferire ad essi caratteristiche
migliorative di lavorabilità, adesione, controllo del tempo di asciugatura,
ecc. Nel passato, gli additivi naturali più frequentemente usati erano: il
latte, la caseina, le uova, l’olio, la resina, ecc. Oggi si utilizzano
specifici prodotti industriali come polimeri (resine), cellulose, addensanti,
fluidificanti, ecc.
L’uso di additivi organici naturali si è protratto sino a tempi molto vicini a noi, fino a farsi cambiare quasi totalmente con prodotti di sintesi. Nonostante ciò, oggi, alcuni produttori di finiture superficiali insistono coll’antichissima pratica dell’aggiunta di materie naturali col fine di modificare le caratteristiche fisico-applicative delle malte e le finiture da muro. Ecco qui di seguito una lista di additivi storici ed i relativi prodotti moderni che li hanno soppiantati:
AERANTI - Migliorano la lavorabilità: Malto, birra, urina, pelo animale.
RIEMPITIVI - Migliorano le resistenze meccaniche: Colla di pesce, gomma arabica, talco, zucchero, glutine, riso.
ANTICONGELANTI - Migliorano la resistenza al gelo durante la presa: Zucchero.
ACCELERATORI DI PRESA - Accelerano la presa e sviluppano velocemente le resistenze meccaniche: Bianco d'uovo, corteccia d'olmo, succo di fico, lardo di suino, cagli, sangue animale, amido.
ADESIVI - Migliorano l'adesione, ovvero la "ritentiva": Resine vegetali, gelatina, colla animale, cuoio bollito, glutine, caseina, sangue animale.
AERANTI, GENERATORI DI GAS - Accentuano la dilatazione durante l'applicazione: Colla vegetale, colla animale.
ANTIRITIRO - Riducono i ritiri: Cera d'api, pelo animale.
LEGANTI - Temperanti: Cheratina, caseina, corteccia d'olmo, fibre vegetali, pelo animale, olio di noce e di lino, riso, albume, gomma arabica, colle varie, succo di fichi, tuorlo d'uovo, zuccheri vari.
IDRAULICIZZANTI - Causano una presa idraulica: Pozzolana, cocciopesto, caolino torrefatto, muriato di soda, marogna (vedi ogni voce).
IMPERMEABILIZANTI - Repellono l’acqua: Colle animali varie, tannino, bitume, emulsione di cera, emulsione d’olio.
FLUIDIFICANTI - Riducono il fabbisogno d’acqua: Zucchero.
INDURENTI - Incrementano le resistenze al contatto: Zucchero, sangue animale, albume d’uovo, sciroppi di frutta.
STABILIZZANTI EMULSIONANTI - Stabilizzanti in emulsioni: Uovo, olio, grasso, cera.
RITARDANTI - Ritardano il tempo di indurimento (tempo aperto): Zucchero, sangue, albume, saccarina, glutine, borace.
ISPESSITORI - Ispessiscono; danno consistenza nell'emulsione: Sangue, latte acido, caseina, formaggio, gelatina, gomma arabica con acqua.
Le sostanze organiche, additivate nel passato, hanno evidenziato problemi di una certa vulnerabilità all'attacco biologico e alla solubilità, con qualche incertezza nei risultati.
E' dimostrato che gli additivi di sintesi, moderni, sono più selettivi nella loro funzione e garantiscono risultati più puntuali e duraturi.
Infatti:
TIPOLOGIA | ADDITIVO organico | PROBLEMA |
Leganti | Resina | Ingiallisce |
Aeranti | Urina | Crescita licheni |
Plasticizzanti | Olio di semi di lino | Scarsa resistenza alle basse temperature |
Rinforzanti/Temperanti | Tannino | Solubile in acqua |
Riempitivi | Sangue | Produce macchie scure |
Impermeabilizzanti | Caseina | Scarsa resistenza all'idrolisi |
Ecco alcuni prodotti di sintesi alternativi che risolvono alcune delle problematiche descritte:
TIPOLOGIA | ADDITIVO sintetico |
Leganti | Resine epossidiche |
Aeranti | Ossido di polietilene |
Plasticizzanti | PVA, copolimeri acrilici |
Rinforzanti, temperanti | Emulsioni acriliche |
Riempitivi | Silicio pirogenico |
Impermeabilizzanti | Siliconici |
AFFINITÀ
Per affinità si
intende la proprietà di unione di un legante nei confronti del supporto su cui
questo è posto o dell’aggregato con cui è impastato. Questa proprietà può
essere meccanica o chimica. Se il legante reagisce, con effetto
pozzolanico, con l’aggregato della malta o il supporto su cui è applicato,
l’adesione avviene per affinità chimica. Esempio: calce e mattoni, calce
e cocciopesto, calce e pozzolana, ecc. (vedi). Contrariamente, in caso
di aggregati inerti o supporti in pietra, l’adesione avviene per affinità
meccanica. Esempio: calce e pietra, calce e sabbia. Il cemento, non
contenendo calce, lega sempre per affinità meccanica.
AGGLOMERATO
Aggregazione di
materiali sabbiosi (sabbie, ghiaiette, ecc.) tenuti insieme da un legante. Le
malte da allettamento, da intonaco e da ripristino sono tutte agglomerati di
legante e sabbia.
AGGREGATO
Materiali sabbiosi
(anche di diversa origine; naturali o di frantoio) da unire al legante per il
confezionamento delle malte. Se l’aggregato è molto fine, dicesi anche carica
o filler.
AGLIO
Il succo d'aglio può essere utilizzato nella preparazione
dei mastici. Per dipingere a tempera sopra superfici oleose l'aglio,
come anche la cipolla e la patata, risulta un ottimo adesivo. L’aglio, dopo averlo spremuto, lo si diluiva con un po'
di orina. Alla mistura si mischiava talvolta della gomma arabica.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco Milizia [24_ML_8]
ALBASO (mattone)
Storicamente
i mattoni albasi sono il prodotto della cottura dei mattoni formati a
mano e posti sulla parte superiore del forno. La loro “sotto cottura” (700-800°C) conferiva ad essi
scarsa resistenza e coesione. Gli albasi sono estremamente vulnerabili
alle acque saline ed alle efflorescenze (vedi), tanto da cadere in
polvere o percolare dalle murature sottoforma di fanghiglia rossa. Gli albasi,
per contro, producono un cocciopesto più reattivo degli altri mattoni di
maggior resistenza. I mattoni cotti in prossimità della fiamma venivano detti “stracotti”
o “brustoloni”; i più sani e di miglior qualità, che stavano fra i
brustoloni e gli albasi, venivano detti “mezzanelli buoni”.
ALBUME D’UOVO (o chiara d’uovo)
L'albume d'uovo è un'ottima sostanza, utilissima per vari
scopi, pur non essendo sufficientemente apprezzata. Le sue principali proprietà consistono nell’essere assai
adesivo, impermeabile e nell’asciugarsi diviene durissimo e resistentissimo.
Aumenta la trasparenza dei colori. Anticamente i colori dopo essere stati
macinati con l’acqua si stemperavano con i rossi d'ovo freschi emulsionati con
l’acqua e vi si aggiungeva spesso dell'albume naturale che ne favoriva la
trasparenza. L’albume d'uovo è frequentemente usato per temperare malte e
stucchi.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Gilberto Quarneti [50_GQ_1]
ALCALI
Sono così chiamati vari composti chimici le cui proprietà
chimiche sono analoghe a quelle della soda e della potassa. L'ammoniaca è un alcale volatile mentre la soda e la
potassa sono considerati alcali fissi così chiamati già dagli Arabi.
ALCOOL (spirito di vino)
L’alcool può servire per togliere l'acido all'olio: si
mettono 25 gr. di spirito di vino in 100 gr. di olio esponendoli al sole e
agitandoli due o tre volte ai giorno.
ALIZARINA
Pianta erbacea originaria dell'Asia e dell'Europa
meridionale coltivata dalla più remota antichità in molte località orientali.
E’ una materia colorante utilissima per la fabbricazione delle lacche rosse.
Trovasi libera e unita a glucosio e ad altre sostanze (gomma, cellulosio,
resina, porporina) nelle radici della rubia tinctorum (robbia).
ALLUME (Solfato di alluminio e di potassio)
E’ un sale di sapore astringente, trasparente, poco
solubile. Usato in antichità per conciare le pelle e per tingere i tessuti. Per
tale scopo, nel Quattrocento era trasportato dai monti della Tolfa, a Genova.
Documenti d’archivio suggeriscono che la lavorazione del materiale grezzo dava
uno scarto in caolino, che veniva calcinato assieme a calcari magnesiaci per
ottenere le tenacissime malte “porcellane” (vedi: Caolino, malta “Porcellana”).
AMBRA (Vedi Resine)
ALLETTAMENTO (Malta
di)
Dicesi malta di
allettamento quello strato di malta (letto) su cui si fa giacere il mattone
durante la fase di innalzamento di una cortina muraria o il suo ripristino.
AMIANTO (Asbesto)
L’asbesto, dal greco “incombustibile”, è un minerale
filamentoso con fibre più o meno lunghe di color bianco o grigio-verde, con
lucentezza serica, morbido, tanto da essere impiegato come fibra tessile. L’amianto è stato trovato, misto alle calcine, negli intonaci preparati dai greci, dai
romani ed dai medievali, avente funzione di fibra antiritiro.
AMMONIACA
L’ammoniaca è un composto gassoso di azoto e idrogeno che
esiste in natura combinato con acidi, sottoforma di sali ammoniacali che
sitrovano nell’acqua, nell’aria e nel
terreno. In antico l’ammoniaca serviva a rendere la cera solubile
nell’acqua; com’è noto la cera solubile entrava in molte ricette di tempera
alla caseina.
AMURCA (o MORCHIA)
Feccia d’olio.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Cesare Cesariano [7_CS_3]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Daniele Barbaro [11_BR_2]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Pietro Cataneo [12_CT_5]
ARENARIA
Roccia sedimentaria clastica
con granuli detritici sabbiosi, cioè con diametro compreso fra 20 μm e 2 mm,
cementati con materiale calcareo, siliceo o argilloso. Quando il cemento sia
scarso la roccia diventa facilmente friabile e prende il nome di “molassa”. La
classificazione dei vari tipi di arenarie avviene su basi mineralogiche. I tre
tipi principali sono le "arcose", le "grauvacche" e le
"quarziti".
Le arcose, di color rosa chiaro,
sono composte da feldspati e quarzo, e sono il prodotto della rapida
demolizione in ambiente superficiale di rocce granitiche.
Le grauvacche, di color grigio,
talvolta anche molto scuro, possono presentare una composizione piuttosto
varia, anche con forti quantità di materiali femici, oltre a quarziti e
feldspati, e rappresentano il prodotto di rapida alterazione di rocce di
diverso tipo di un ampio bacino di alimentazione con deposizione in ambiente
marino.
Le quarziti, di colore
biancastro, sono formate quasi esclusivamente da quarzo e cioè dal materiale
più resistente anche dopo diversi cicli sedimentari. In Italia si ha un grande
sviluppo di formazioni arenacee.
ARGILLA
Roccia sedimentaria
poco coerente di aspetto terroso composta di silice, allumina e ossidi di
ferro. In antichità, sia seccata al sole che cotta, veniva usata per produrre
laterizi. L’argilla cotta, essendo il prodotto della torrefazione dei
silico-alluminati, è una potenziale pozzolana (vedi COCCIOPESTO).
ARGILLA ESPANSA
Argilla trattata
industrialmente per ottenere un materiale leggero e poroso, di solito
sottoforma di piccole sfere. Può essere usata sciolta o aggregata ad un
legante. Ha buone capacità di isolamento termico ed acustico.
ARMATURA
Struttura di
sostegno provvisoria o definitiva in grado di sopportare notevoli
sollecitazioni. Diconsi armature anche i ponteggi, le incastellature di
appoggio e di sostegno nella costruzione di edifici; così come le strutture
portanti nelle coperture dei tetti.
ARRICCIO
Strato di intonaco (o tonachino),
naturale o colorato, steso come finitura sulla superficie esterna
dell’intonaco. L’arriccio è rifinito col pialletto (vedi) di feltro o di legno, o più raramente lamato. In talune regioni
d’Italia, l’arricciatura è il primo strato di intonaco applicato direttamente
sulla muratura (v.RINZAFFO).
ASBESTO (v. AMIANTO)
ASFALTO
L’asfalto, detto anche Bitume o Mummia, è una resina
fossile che si estrae da una specie di roccia calcarea facilmente fusibile.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco de Cesare [37_DC_10]
ASTRAZIONE
CROMATICA
Dicesi Astrazione
Cromatica la percezione visiva di un colore monocromo allorché si osservi
una superficie policroma da lontano. Esempio: i moltissimi conci in pietra che
costituiscono la cortina muraria di un edificio monumentale, guardati da
vicino, si mostrano di cromia diversa da concio a concio; ciò mette in
imbarazzo colui che è chiamato a rispondere sul colore della facciata nel suo
insieme. Per dare una risposta esauriente, l’osservatore s’allontana e
socchiude gli occhi, in modo da ridurre la percezione cromatica ad un singolo
colore che è la media fra tutti i colori osservati. Tale percezione, del tutto
legata alla personalissima sensibilità dell’osservatore, dicesi Astrazione
Cromatica.
B
BATTUTO (di
sottofondo per pavimenti)
Il Battuto
per il sottofondo dei pavimenti è costruito sopra il tavolato del solaio ligneo
classico oppure anche sopra solai di tipo diverso. È formato da un massello il
cui spessore varia dai 10 ai 20
cm ed è composto di cotto frantumato (cocciopesto),
ottenuto dalla macinazione di vecchi mattoni o coppi e di pietrisco in quantità
minore, mescolati con calce spenta in un rapporto volumetrico di 4:1 e acqua.
Quando si
costruisce un terrazzo, previa la demolizione di quello preesistente, una parte
del materiale di risulta viene recuperato, adeguatamente vagliato e nuovamente
mescolato con calce e acqua. Nel passato, l’impasto veniva fatto da due o tre
operatori con l’ausilio di badili quadri; oggi la betoniera mescola gli
ingredienti e l’impasto ottenuto viene trasportato con le carriole a piè
d’opera.
La costruzione del
fondo comincia con la stesura delle guide intorno ai muri e si avanza
trascinando e livellando l’impasto con una cazzuola. Allo stesso tempo vengono
iniziate le operazioni di battitura, eseguita con il battipalo, e di
rullatura con un rullo il cui peso è di circa 80kg; si procede poi alla ribattitura
e al livellamento servendosi del fero da bater, attrezzo che assomiglia
a un cazzuolone lungo e sottile provvisto di una lama con uno spessore di 10mm,
lunga 80 cm
circa e larga 8 cm,
che si adopera stando in posizione eretta afferrando a due mani un lungo manico
tondo di ferro. Con questo attrezzo si batte con forza e ripetute volte con
ritmo il sottofondo per perfezionare il livellamento. Le tre operazioni di costipamento
compiute col battipalo, rullo e ferro, vengono ripetute e
sovrapposte tra loro molte volte, fino al momento in cui il sottofondo risulta
ben compattato e non spurga più acqua. La costruzione di un sottofondo in calce
di un vano, con una superficie di 20
m2circa, richiede l’impiego di due
operai qualificati per quattro giorni di lavoro.
Nota: per estensione, “Battuto” è ogni materiale costipato con qualsiasi attrezzo che ne consenta il compattamento e l’eliminazione dell’acqua d’impasto in eccesso. I materiali battuti si mostrano più reattivi nei loro componenti pozzolanici, più flessibili e più resistenti alla compressione.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giuseppe Musso, Giuseppe Copperi [41_MC_3]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Achille Lenti [40_LN_8]
BELETTA (v. siltoso)
La calce idrata in polvere ha
prevalentemente un curva granulometrica passante fra i 40 e gli 80 micron, con
piccole frazioni fra gli 80 e i 90 micron; così come bassi valori passanti
sotto i 40 micron. Per questa ragione le sabbie dovrebbero essere selezionate
togliendo ad esse la frazione granulometrica sotto gli 80 micron. Può accadere
che alla calce si aggreghino inerti di granulometria al disotto dei 40 micron:
ciò porterebbe ad ottenere un impasto dove la calce è più grossa della carica:
caso questo che porta alla disgregazione dei manufatti, poiché la carica si
trova ad avviluppare la calce, e non il contrario, impedendo così il contatto e
la presa fra granulo e granulo della calce stessa.Questa parte superfine, detta “impalpabile”,
che se affondata in acqua diventa fanghiglia, è ciò che lo Scamozzi chiama
“beletta”.
Crivellare la polvere di marmo,
per togliere la beletta, significa proprio questo. E' pur vero che la calce
mista a “beletta” di marmo è più lavorabile e cremosa; ma la durezza dei
manufatti così preparati son di gran lunga più deboli di quelli composti con
polveri crivellate e più grossolane.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Vincenzo Scamozzi [15_SA_ 8]
BIACCA (Bianco d’argento, carbonato di piombo) Chiamasi biacca il bianco d’argento o cerussa o bianco di piombo o di Krems. Tutti questi termini hanno la medesima combinazione chimica e si identificano tra loro.
BIANCO
Il carbonato di calcio, originato dall’accumulo di
detriti di conchiglie di molluschi e di gusci di Foraminiferi, bianco e
friabile, è stato usato come materia colorante per pitture a tempera (bianco di
Meudon, bianco di Spagna, bianco di Champagne, di Bougival, Biancone, farina di
montagna); Usato nella fabbricazione del vetro, della carta, delle ceramiche e
dei gessi da lavagna, ecc.
Il bianco San Giovanni è invece calce spenta ottenuta da
calcari, macinata finissimamente, adatta per i dipinti a fresco.
BIRRA
La birra veniva talvolta usata nelle ricette delle
tempere in luogo del vino o del latte di fico.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Gilberto Quarneti [50_GQ_1]
BITUME (v. ASFALTO)
Trattasi di una
resina fossile, che si estrae da una specie di roccia calcarea facilmente
fusibile.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco de Cesare [37_DC_10]
BOCCIARDATURA
Azione eseguita con
un attrezzo di ferro pesante simile ad una mazza (bocciarda), il quale con la
sua forma a maglio con molteplici punte, serve a rendere ruvide le superfici
lisce delle pietre (vedi anche MARTELLINATURA).
BOIACCA
Diconsi Boiacche
le malte costituite dal solo legante sciolto in sovrabbondante quantità d’acqua
e pochissimo (o assente) inerte.
BOLO
Il bolo è un silicato di alluminio, che si presenta
sottoforma di una terra argillosa di color rosso più o meno intenso, untuoso al
tatto ed appiccicaticcio. Il bolo è molto simile alle ocre: tra i più noti si
conoscono il bolo armeno e il bolo di Boemia.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Daniele Barbaro [11_BR_2]
BORACE
Il borace è un sale che si ottiene dall’acido borico e
della soda. Era (ed è) adoperato per dare caratteristiche di imputrescenza e
forza alle tempere ed alle colle.
BORRA
Cimatura, tosatura di pelo animale o panni di varia
natura, che serve a dare struttura alle malte. L’uso della borra nelle malte consente alla
medesima di opporsi al naturale ritiro durante la fase d’asciugatura (vedi
anche Gazzette).
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giovanni Curioni [39_CR_6]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy[32_QQ_1]
BOTTACCIOLO,
CALCINELLO
Nelle malte del
passato, confezionate in cantiere, si trovano facilmente dei residui di calce
usata all’atto della preparazione delle malte, non perfettamente stemperati
nella massa. Tali residui si mostrano come granuli bianchi di varia dimensione
e diconsi Bottaccioli o Calcinelli.
Di Bottaccioli (o Calcinelli) ve ne sono di due tipi:
1) Calcinelli stracotti, che sono il risultato della super cottura della calce, nella parte bassa del forno, in prossimità della fiamma, che ha fortemente compattato l’ossido di calcio per sinterizzazione;
2) Calcinelli crudi, che sono la parte di carbonato di calcio messo in forno, lontano dalla fiamma, nella parte superiore della fornace, e che pertanto non si sono cotti. Quest’ultimi svolgono una funzione inerte (vedi) nella malta. I primi (più rari e più pericolosi) sono suscettibili di idratarsi nel tempo, disgregando il corpo della malta a causa del rigonfiamento dell’ossido di calcio all’atto del suo spegnimento. È raro trovare un calcinello del primo tipo poiché, nel tempo, esso ha sicuramente già avuto modo di idratarsi causando i danni di cui si è detto.
C
CALCARE
Roccia sedimentaria costituita essenzialmente da calcite. La composizione mineralogica può variare da pressoché 100% di calcite fino ad un minimo del 50%, col restante costituito dai più comuni minerali delle rocce sedimentarie, come dolomite (calcare dolomitico), quarzo e feldspati (calcare arenaceo), minerali argillosi (calcare marnoso). La più logica suddivisione dei calcari avviene sulla base delle modalità genetiche: ossia di origine organogena, chimica e clastica. I calcari organogeni rappresentano il prodotto della deposizione di scheletri di microrganismi, principalmente marini. Tali scheletri possono mantenere la loro individualità anche dopo la diagenesi ed essere così identificabili, come fossili, ad occhio nudo oppure solo microscopicamente. Talvolta invece l’azione diagenetica agisce maggiormente così da cancellare la primitiva struttura organogena con dissoluzione e successiva ricristallizzazione del materiale calcareo. I calcari chimici si formano per precipitazione della calcite da soluzioni acquose quando si abbia una diminuzione della pressione di CO2 ( ad opera, per esempio, di un aumento della temperatura) con conseguente trasformazione degli ioni bicarbonici in carbonici e precipitazione del carbonato insolubile.
ovvero:
Ca2++ 2HCO3 > CaCO3 + CO2 + H2O
Questo processo chimico può avvenire in ambienti diversissimi, determinando tipi di strutture tanto varie da rendere impossibile una breve descrizione.
Alcuni esempi tipici di questi calcari sono il Travertino, l'alabastro calcareo, e i calcari oolitici che presentano una caratteristica struttura sferoidale. Meno frequenti i calcari clastici formati principalmente dalla cementazione di grossi frammenti di fossili o anche da granuli di preesistenti calcari rapidamente demoliti. Fra i più importanti tipi di calcari italiani si può ricordare l’albarese (detta da alcuni pietra d’alberino), calcare marnoso eocenico (vedi) molto diffuso nell’appennino toscano; e la “maiolica” calcare compatto finissimo che deriva il suo nome dalla stretta somiglianza con l'omonimo prodotto ceramico, e numerosissimi altri che vengono generalmente sfruttati come materiale da decorazione, prendendo il nome, in generale, dalla località di affioramento.
CALCARENITE
Roccia clastica composta essenzialmente da frammenti calcarei di dimensioni sabbiose (0,02 - 2 mm) cementati da calcite pura. I granuli possono essere resti fossili più o meno conservati o frammenti di rocce carbonate.
Se la dimensione di tali granuli superano i 2 mm si parla di “calcirudite” e viceversa per granuli inferiori a 20 µm di “calcilutite”, prodotto di diagenesi dei fanghi calcarei.
CALCE AEREA (usi)
La calce aerea viene usata prevalentemente per:
formazione di maltine da stabilitura e stucchi colorati;
1. acqua di calce (vedi);
2. latte di calce (vedi);
3. calce di latte (vedi).
CALCE DI LATTE
A differenza del latte di calce (vedi), la Calce di latte è la diluizione del grassello con vero e proprio latte vaccino. La Calce di latte ha proprietà ritentive (adesive) superiori.
CALCE GRASSA
Per Calce grassa si intende una calce spenta la quale non contiene magnesio o filler carbonatico per scarsa cottura (vedi anche BOTTACCIOLI). Le buone calci grasse hanno un titolo di idrato di calcio maggiore del 90%. Più il titolo si avvicina al 100% e più pura (e grassa) è la calce.È errata l’opinione, che le calci stagionate lungamente nelle fosse, diano maggior presa: anzi, è vero il contrario. Le calci da poco estinte, ancora calde, danno risultati leganti migliori.
CALCE IDRATA (in polvere o fior di calce)
La calce aerea (vedi) può essere fornita anche in polvere. Tale prodotto, consegnato in sacchi, viene detto tradizionalmente fior di calce. Nel secolo scorso si è adottata una nuova pratica industriale al fine di migliorare lo stoccaggio dei materiali onde evitare di trasportare in cantiere anche l’acqua di bagnatura (estinzione) del grassello di calce. La Calce idrata in fiore è spenta con la bastante quantità d’acqua necessaria a idratarla e farla cadere in polvere. L’aggiunta in cantiere dell’acqua d’impasto, la rende grassello alla stessa stregua del prodotto bagnato nelle fosse. Attenzione: non si scambi la Calce idrata in fiore con la calce idraulica naturale bianca o, peggio ancora, col cemento bianco.
CALCE IDRAULICA NATURALE
La Calce idraulica naturale è ottenuta dalla calcinazione a bassa temperatura (900-1200°C) di sassi, detti calcari marnosi, ovvero carbonati aventi quantità di argilla finemente disseminata al loro interno.
I calcari marnosi cotti nelle stesso modo in cui si cuociono i calcari puri da calcina grassa, danno, all’uscita del forno, un prodotto definito silicato bicalcico (C2S), il quale è immediatamente spento con sistemi vari nella sua esclusiva parte di calce aerea, senza attivare il silicato di calcio che altrimenti darebbe principio ad una presa di tipo idraulico e non aereo. Contenendo le marne una certa quantità di ferro esse producono leganti idraulici per lo più leggermente colorati (nocciola-rosato, bigio-gialliccio, ecc.). Le uniche calci idrauliche di color tendente al bianco, provengono dal territorio francese. La più rinomata marna francese bianca è conosciuta col nome di “Pietra di Teil”, colta in una località che si trova lungo il Rodano. La Calce idraulica è sempre e solo fornita in polvere. Poiché la Calce idraulica naturale è cotta a bassa temperatura, non abbisogna di gesso per controllarne la presa. Pertanto essa si differenzia dai cementi, non solo per la sua più alta porosità, ma anche perché non contiene solfati (vedi Marna).
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco di Giorgio Martini [5_MR_7]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Pietro Cataneo [12_CT_1]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Pietro Cataneo [12_CT_3]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Pietro Cataneo [12_CT_4]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Andrea Palladio [14_PL_1]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Vincenzo Scamozzi [15_SA_ 1]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Vincenzo Scamozzi [15_SA_ 6]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Vincenzo Scamozzi [15_SA_ 7]
CALCE LIBERA
Per Calce libera si intende la quantità di idrato di calcio (calce aerea: Ca(OH)2) che si trova in qualsiasi legante idraulico. Le calci idrauliche naturali, oltre che la connaturata parte idraulica (C2S), contengono da 30 a 50 parti di calce libera, ovvero calce che non si è combinata nel silicato bicalcico specificatamente idraulico. Se da un lato ciò è un pregio per le malte da superficie (Intonaci, tonachini, ecc., in quanto la calce libera conferisce lavorabilità agli impasti), nelle iniezioni (vedi) la calce libera non trova aria (CO2) per indurire all’interno delle strutture da consolidare, rimanendo in pasta per tempi lunghissimi, compromettendo la stabilità dei manufatti sottoposti a consolidamento. (vedi CARBONATAZIONE).
CALCE MAGRA
Per Calce magra si intende una calce spenta la quale contenga magnesio o filler carbonatico per scarsa cottura (v. BOTTACCIOLI).
CALCINAZIONE
Per Calcinazione si intende normalmente il trattamento di una sostanza, alla temperatura del calor rosso, per eliminare le parti volatili ed ottenere un residuo fisso. Nella preparazione dei materiali da ripristino e restauro, per Calcinazione si intende quel processo di cottura di un minerale (carbonato di calcio, argilla, caolino, ecc.), al fine di renderlo idoneo agli impieghi a cui sarà destinato. Es: il carbonato di calcio calcinato si tramuta in ossido di calcio (calce viva); l’argilla calcinata si cambia in silico-alluminati pozzolanicamente reattivi, così come il caolino.
CALCINELLO (v. BOTTACCIOLO)
Nelle malte del passato, confezionate in cantiere, si trovano facilmente dei residui di calce usata all’atto della preparazione delle malte, non perfettamente stemperati nella massa. Tali residui si mostrano come granuli bianchi di varia dimensione e diconsi Bottaccioli o Calcinelli.
Di Bottaccioli (o Calcinelli) ve ne sono di due tipi:
1) Calcinelli stracotti, che sono il risultato della super cottura della calce, nella parte bassa del forno, in prossimità della fiamma, che ha fortemente compattato l’ossido di calcio per sinterizzazione;
2) Calcinelli crudi, che sono la parte di carbonato di calcio messo in forno, lontano dalla fiamma, nella parte superiore della fornace, e che pertanto non si sono cotti. Quest’ultimi svolgono una funzione inerte (vedi) nella malta. I primi (più rari e più pericolosi) sono suscettibili di idratarsi nel tempo, disgregando il corpo della malta a causa del rigonfiamento dell’ossido di calcio all’atto del suo spegnimento. È raro trovare un calcinello del primo tipo poiché, nel tempo, esso ha sicuramente già avuto modo di idratarsi causando i danni di cui si è detto.
CALCITE
La varietà incolore, limpida e trasparente, detta “spato d'Islanda”, a causa della forte birifrangenza tipica della calcite, è usata nell'industria degli apparecchi ottici. Quale costituente fondamentale dei calcari, è la materia prima delle industrie cementiere.I più begli esemplari di cristalli provengono dall'Islanda, Sassonia, Cornovaglia e Messico.
CAOLINO
Detto anche Gesso marcio o Gesso caolino o Gesso sottile, è un’argilla bianca con basso tenore di ferro. (vedi Argilla)
Il nome Caolinoderiva dalla località cinese di Kaoling, ove, si dice, fu estratto per la prima volta. Il Caolino è un’argilla di qualità molto pregiata, di color tendente al bianco per mancanza di ferro, soprattutto usata per la produzione di porcellane. Il Caolino, cotto a bassa temperatura (750°C800°C) e ridotto in finissima polvere, mostra caratteristiche di pozzolanicità straordinarie. Il luogo storico di estrazione del Caolino, sul territorio nazionale, sono le alture della Tolfa, dietro Civitavecchia.
CAPISTERIO
Bacile a conca schifata.
CARBONATAZIONE
È il processo di indurimento della calce aerea in pasta (grassello), allorché esposta all’aria su supporto fuor d’acqua. La calce bagnata e spenta (idrato di calcio Ca(OH)2), asciugando, perde acqua ed assume anidride carbonica (CO2) dall’aria, mutando la sua struttura in carbonato di calcio (CaCO3). La calce, carbonatando, lapidifica in un minerale uguale alla pietra originaria messa nei forni prima della cottura.
Nota: è risaputo che la calce in grassello abbisogna della giusta quantità d’acqua per dar inizio al processo di Carbonatazione (indurimento). Malte di calce troppo secche o sottoposte al repentino assorbimento della propria acqua d’impasto su fondi troppo asciutti, sono destinate a “bruciarsi” inibendo l’innesco del processo di indurimento (vedi ACQUA). Il consiglio: si bagnino i fondi prima dell’applicazione delle malte.
CARBONATI SILICATICI
I carbonati silicatici contengono silice nel quarzo, ma questa anche se calcinata non è reattiva, ovvero solubile. Pertanto la loro presenza non deve trarre in inganno durante il calcolo dell’indice di idraulicità. La silice solubile reattiva è esclusivamente quella contenuta nella frazione marnosa dei calcari, ossia nell’argilla.
CARBONI ATTIVI
L’attributo “attivo” giustifica la proprietà posseduta o acquisita da alcune varietà di carbone di adsorbire notevoli quantità di gas o particolari soluti da soluzioni. Il carbone vegetale possiede un basso potere adsorbente; maggiore è invece quello dei carboni ottenuti per carbonizzazione, per esempio di gusci di mandorle, di cascami vegetali, di sangue, di ossa e consimili. Questo potere può essere incrementato con un procedimento di “attivazione”, che consiste nell’impregnazione del materiale con cloruro di zinco e seguente calcinazione a 700°C circa. Nel passato veniva riconosciuto il “carbone vegetale” di legni dolci come il tiglio, il pioppo o il salice; il carbone animale “carbo sanguinis”, ottenuto dal sangue degli animali, dotato in genere di un potere adsorbente maggiore del precedente; infine il carbone attivo officinale “carbo activatus”, ottenuto da legni aventi proprietà adsorbenti particolarmente elevate.
CARICA (v. AGGREGATO)
Materiali sabbiosi (anche di diversa origine; naturali o di frantoio) da unire al legante per il confezionamento delle malte. Se l’aggregato è molto fine, dicesi anche carica o filler.
CASEINA
La Caseina è una colla temperante (rafforzante). È una sostanza che si ottiene dal latte vaccino diluito fortemente con acqua; ad essa viene aggiunto dell’acido acetico e la si sottopone a vari processi chimico-industriali. La Caseinasi mostra come una polvere bianco-gialliccia; è inodore e insapore.
La caseina era usata in passato per la sua insolubilità e la resistenza all’umido.
Dato che l’elasticità della caseina, però, è inferiore alle colle di animale, essa era messa in mistione con appropriati oli. (v.ADDITIVO)
CEBRO
Cebro: tipo di mastelletto, bigoncio.
CEMENTO (PORTLAND e NATURALE)
Il Cemento è un legante ottenuto dalla cottura di marne naturali o miscele di calcari e argilla, a temperature comprese fra i 1200 e i 1500°C (Portland). Tale prodotto cotto (C3S), detto clinker, viene quindi macinato fino ad ottenere una polvere finissima. Il Cemento è il legante maggiormente impiegato per le costruzioni di muratura nelle opere moderne, per il getto di opere di calcestruzzo, per la fabbricazione di manufatti in Cemento sempre più numerosi sul mercato. I tipi di Cemento in commercio sono: il Cemento d’altoforno, il Cemento pozzolanico, il Cemento Portland ad alta resistenza, il Cemento d’altoforno ad alta resistenza, il Cemento Portland ad alta resistenza e rapido indurimento, il Cemento bianco ad alta resistenza e rapido indurimento. Tutti questi tipi di cemento sono additivati con gesso (Ca SO4), con funzione di regolatore di presa. Il gesso (solfato) è assolutamente indesiderato nell’opera di restauro. Se il Cemento è prodotto da marne naturali, cotto a temperature inferiori ai 1200°C, esso si definisce “Calce idraulica naturale” (C2S). È fornito in polvere, già idratato nella parte di calce aerea presente e non contiene gesso. Storicamente queste calci idrauliche naturali erano conosciute col nome del luogo di estrazione come: “Albazzano”, “Albettone”, “Superga”, “Ponte Stura” ed altre; Si ricordano anche marne toscane come “alberine o albaresi”, “porcine” per la loro forma e le striature dei sassi.
CERA PUNICA
La cera punica, nel passato, consisteva di cera imbiancata, cioè di cera vergine. Fatta bollire in acqua di mare era spruzzata con poco nitro. La cera punica serviva a sgrassare la colla ed aumentare l’adesione.
CERUSSA
Detta anche Bianco d’argento, Ossido di piombo o Biacca (vedi). ATTENZIONE: è velenosa.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giovanni Curioni [39_CR_10]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Achille Lenti [40_LN_5]
CINABRO (Rosso di china, Vermiglione, solfuro di mercurio)
Si trova in Italia nel Monte Amiata, negli Abruzzi, in Idria, in Spagna, nel Messico, ecc.
Il cinabro si trova sotto forma di cristalli rosso-rubino esagonali ma più spesso mescolato alla ganga dando luogo ad una terra rossastra caratteristica.
Come colore si ottiene sempre artificialmente. Il cinabro cinese (o rosso di China) è il migliore ma è difficile a trovarsi. Il cinabro è antichissimo. In commercio ve ne sono di diversi toni.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Pietro Cataneo [12_CT_5]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Gustav Adolf Breyman [36_BE_4]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco de Cesare [37_DC_21]
CIPOLLA
Il sugo di cipolla, come l’aglio e la patata, migliorano la ritentiva per le superfici oleose. Le qualità della cipolla sono simile al Fiele di bue (vedi).
In Puglia una specifica cipolla selvatica detta “Cipuddhazzu” (vedi) serve ai mastri locali per far aderire gli scialbi ai conci di pietra leccese, che costituiscono le strutture murarie dell’edilizia tradizionale.
CIPUDDHAZZU (dal vernacolare leccese)
Ancor oggi in Puglia è in uso fra i vecchi artigiani la pratica di stendere sulla pietra leccese cruda, ma levigata, il succo di una mezza cipolla selvatica, che cresce spontanea in quei luoghi e che i mastri locali raccolgono sin dalla più precoce primavera. Questa sativa, che nel vernacolo leccese vien detta “cipuddhazzu”, vien tagliata in due parti lungo l'equatore, e viene lungamente strofinata e forzata all'interno delle porosità della pietra.
Il “cippuddazzu” leccese si può assimilare all’aglio, del quale ha le stesse funzioni ritentive e collanti come si ha dal fiele di bue.
COCCIOPESTO
Il Cocciopesto altro non è che la risulta della macinazione o frantumazione di vecchi mattoni o tegoli ridotti in sabbia. La sabbia di cocciopesto, essendo di fatto un mattone frantumato (ovvero argilla torrefatta), possiede buone caratteristiche di pozzolanicità. Il cocciopesto, misto a calce aerea e acqua, innesca un processo di presa idraulica fra l’idrato di calcio ed i silico-alluminati dell’argilla torrefatta. Più il cocciopesto è fino e più è rilevante il fenomeno di idraulicità. Si diffidi di forniture di malte di cocciopesto in pasta. È una assurda contraddizione in termini: nessun prodotto a presa idraulica può essere preconfezionato con acqua. Il materiale sarebbe suscettibile a fare pronta presa nella propria confezione.
Il Cocciopesto ottenuto da mattoni sovraccotti o invetriati non ha alcun potere pozzolanico. I migliori mattoni da Cocciopesto sono quelli cotti a bassa temperatura (vedi ALBASI), in quanto più porosi e più reattivi alla calce. Dicesi comunemente “Cocciopesto” anche l’intonaco o la pavimentazione, che includa in sé anche il legante (calce). I manufatti di Cocciopesto (come i pozzolanici, in genere) sono fra i più longevi che si possano trovare fra i reperti archeologici.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Marco Vitruvio Pollione [1_VT_4]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Marco Vitruvio Pollione[1_VT_10]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco de Cesare [37_DC_4]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco de Cesare [37_DC_20]
COIBENTE
Dicesi di Coibente un materiale che impedisca la dispersione del calore attraverso esso stesso. Esistono malte ed intonaci coibenti composti totalmente con prodotti minerali.
COLLA
Sostanza viscosa e tenace che si ricava dall’ebollizione di alcune parti animali.
La colla può distinguersi nelle seguenti categorie:
Colla d’ossa,
Colla di pelle,
Colla di carniccio,
Colla di pesce.
Succedaneo della colla animale è la colla vegetale, come la colla di caseina.
COLOFONIA
La distillazione della resina estratta dal Pino silvestre dà luogo ad un olio volatile detto essenza di trementina ed a un residuo chiamato Colofonia o Pece greca.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giorgio Vasari [8_VS_4]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Filippo Baldinucci [18_BD_1]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giuseppe Valadier [34_VL_1]
COLORI (pigmenti)
Le sostanze o pigmenti coloranti si possono dividere in tre categorie: colori minerali, colori vegetali e colori animali. Per la tinteggiatura degli edifici si ricorre esclusivamente ai colori minerali. Questi, a loro volta, si distinguono in Terre naturali ed Ossidi di origine chimico-industriale. I colori minerali naturali, detti Terre, sono sostanze coloranti che ci pervengono dalla natura, sottoforma di sali, ossidi, solfuri, ecc., da diversi metalli, tra i quali il più importante è il ferro. Queste sostanze si sono formate nel suolo attraverso processi di elaborazione geologica e si presentano allo stato terroso o roccioso. La materia naturale è successivamente raffinata per via industriale. I colori minerali artificiali, ovvero gli Ossidi a base metallica, sono ottenuti direttamente da un processo chimico-industriale.
CONFRICAZIONE
Da confricare, soffregare. Fregamento, strofinamento.
CONGLOMERATO
Roccia sedimentaria clastica costituita in prevalenza da frammenti detritici superiori ai 2 mm.
Tipi particolari di conglomerati sono quelli tillitici, formati per trasporto glaciale, e quelli piroclastici costituiti da grossi frammenti eruttati dai vulcani e depositati successivamente in ambiente subaereo, insieme al materiale più fine, come i lapilli e le ceneri.
CONSOLIDANTE
Prodotto liquido da applicarsi sulle superfici disgregate o scarsamente coese, in modo da ripristinare la necessaria forza legante fra gli elementi mal fermi. I prodotti consolidanti si possono trovare in solvente o in acqua. Quest’ultima versione è da preferirsi. Un buon effetto consolidante (su pietre o intonaci) si ottiene applicando in più passate il prodotto finché non vi sia un palese rifiuto del manufatto ad assumerne ulteriormente. Pertanto, il pronostico sul consumo di prodotto per metro quadro, non può che essere il risultato dell’osservazione dell’imbibizione su un campione di manufatto da consolidare.
CRETA (vedi BIANCO)
CRETTO
Crepa (arcaico)
E
EFFLORESCENZA
I sali in soluzione, per assurdo, non causano molti danni, mentre, i sali che cristallizzano in efflorescenze aumentano di volume, disgregando la matrice dei manufatti in cui si trovano: ciò spiega la ragione per cui la parte bassa di una cortina muraria di mattoni, pur aggredita dall’umidità di risalita, si mostra umida ma integra; per contro, la parte più alta della muratura, dove l’umido si asciuga, mostra una perdita della materia, decoesa e cadente (v. DECOESIONE), a causa dei sali, che cristallizzando sono aumentati di volume, distruggendo il materiale fittile (mattoni) al livello del bagnasciuga. I sali più comunemente presenti nell’umidità di risalita nei muri sono: solfati, nitrati, cloruri.
ENCAUSTO
L’encausto è una pittura eseguita con i colori mesticati con della cera e caratterizzata dal fatto che il dipinto, così eseguito, viene da ultimo riscaldato (encaustizzato) onde far penetrare la cera nei colori, che in tal modo rimangono fissati nel supporto, acquistando particolare potenza e splendore.
F
FECCIA D’OLIO (v. AMURCA)
Feccia d’olio o Amurca.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Cesare Cesariano [7_CS_3]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Daniele Barbaro [11_BR_2]
FIELE DI BUE (Bile bovina)
E’ il prodotto della secrezione del fegato e delle ghiandole mucose della vescica biliare. Il fiele di bue conferisce maggior solidità ai composti, maggior adesione ed elasticità. Il fiele di bue ha la proprietà di sgrassare le superfici come fosse un sapone.
FILLOSILICATI Talco (vedi)
FORNO, FORNACE
Nel passato il forno da calcina più usato era costruito di pezzami di pietra, a ridosso di un terrapieno, nelle prossimità dei boschi. La sua forma interna era “a uovo” e le sue dimensioni, sino agli anni sessanta del secolo scorso, si rifacevano ai suggerimenti di Catone (III sec. a.C.). Il forno veniva caricato dall’alto ed i calcari venivano poggiati su di una volta in pietra aggregata a secco. Nella parte sottostante veniva alimentato il fuoco con fascine di legna.
I forni “catoniani” contengono fino a 350 quintali di pietre da calcina; poiché si calcola che ci voglia tanta legna quanto è il peso delle pietre nel forno - e considerato che una fascina di legna pesi 10 chili - ci vogliono ben 3500 fascine di legna per calcinare completamente una infornata di pietre (detta “cotta”).
Un altro tipo di forno, più recente, è costruito come una torre cava nella quale vengono posti alternativamente calcari e strati di legna o carbone, alla base della quale viene attizzato il fuoco, che si propaga lungo l’intera torre, per la cottura dei sassi (forno a pignone). Le calcine ottenute da questi forni sono oggi però di scadente qualità, in quanto, essendo perlopiù il carbone usato come combustibile, queste vengono estratte all’uscita del forno assieme alle ceneri, le quali ceneri possono contenere indesiderati residui di zolfo. Per ovviare a ciò, v’è un altro forno da calcina ove il fuoco viene alimentato in un vano separato dalla cavità della torre ove si trova ammassato il calcare. Tra il prefurnio e la cavità, vi passa la fiamma viva che avvolge le pietre, le quali, dopo il tempo di cottura, vengono fatte uscire da un portello retrostante. Questo forno dicesi “continuo” e cuoce ottime calcine. I migliori forni da calcina moderni, sono quelli a torre metallica, del tipo Seeger, progettati in Germania nel secolo scorso.
Insuperabile, oggi, è il forno rigenerativo in equicorrente, conosciuto in Europa come forno März, il quale è di fatto un forno verticale espressamente progettato per la cottura dolce della calce. Usualmente funziona a gas.
L’impianto di cottura è fabbricato ed installato, come fossero 2 forni verticali (o anche 3) messi assieme.
La calce viene calcinata contemporaneamente nei due tini accostati e collegati assieme, ma la cottura avviene in uno alla volta. All’uscita del tino in cui avviene la cotta, i fumi caldi di sfiato passano all’interno del tino ad esso collegato.
A intervalli di 15 minuti si inverte il flusso: nel tino 2 si accende il combustibile e si spegne nel tino 1, il quale riceverà i fumi caldi del tino 2. I due tini vengono alimentati alternativamente durante la commutazione e la calce viene estratta uniformemente all’uscita dei due forni. La calce ottenuta dai forni rigenerativi in equicorrente è di altissima qualità in quanto è ottenuta a basse temperature (non supera mai i 900°C) e non contiene, pertanto, né parti sinterizzate sovraccotte, né parti non cotte.
FRATTAZZO
Attrezzo di legno costituito da una tavoletta di legno con al centro un manico, usata per livellare o spianare l’intonaco. Frattazzino o pialletto (vedi) se di dimensione più ridotta. Questi arnesi sono oggi anche proposti in materiale plastico, o rivestiti di feltro o spugna.
G
GAZZETTE
Ritagli di canapo o fibra in genere da usarsi nelle malte per rafforzare la struttura ed opporsi al naturale ritiro dei leganti scongiurando cavilli o cretti (vedi BORRA).
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giovanni Curioni [39_CR_6]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy [32_QQ_1]
GEL TUBERMORITICO
Gel colloidale di idrosilicato:
CSH Silicato di calcio idrato;
Dopo cottura si ha: β C2S; Silicato Bicalcico, ovvero Larnite.
Nei cementi: C3S
Silicato Tricalcico;
C3A Alluminato
Tricalcico e C4AF Ferro-Alluminato tetracalcico, i quali per loro
natura richiedono l’aggiunta nel composto di solfato di calcio come regolatore
di presa.
GEOPOLIMERI
I geopolimeri si producono a partire da una soluzione alcalina [Ca(OH)2] e da materiali naturali, come le ceneri vulcaniche, le pozzolane, la pomice e da materiali artificiali, come il metacaolino, il cocciopesto, e qualsiasi altra sorgente di allumina e silice purché polverizzata.
Il prefisso “geo” sta ad indicare che i geopolimeri sono caratterizzati da composizione chimica e struttura mineralogica del tutto simili a quelle tipiche delle rocce naturali, di cui, pertanto, esibiscono le principali proprietà: durezza, stabilità chimica e longevità.
GESSO
Il Gesso è un legante ottenuto dalla cottura della pietra da Gesso (selenite), un minerale molto diffuso e il più antico usato dall’uomo. È usato come “gesso da presa” previo il suo riscaldamento a 190-200°C, che provoca una parziale perdita dell’acqua la quale può essere riacquistata lentamente, dando così origine al fenomeno della presa. Macinato finemente, è impiegato per malte esclusivamente aeree (ovvero che fanno presa a contatto con l’aria). A causa della sua solubilità, l’uso è limitato agli interni, per stucchi e decorazioni. Il gesso non calcinato è usato come ritardante nel cemento Portland (vedi).
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Cennino Cennini [3_CC_2]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Leon Battista Alberti [4_AB_6]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco di Giorgio Martini [5_MR_6]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Pietro Cataneo [12_CT_3]
GESSO MARCIO (o Gesso caolino)
Detto anche gesso sottile, altro non è che l’argilla bianca detta caolino (vedi Argilla)
GETTO
Operazione di colare il calcestruzzo nelle casseforme.
GOMMA ARABICA
Si ottiene da varie specie di acacie d’Egitto e arabe. A noi perviene sottoforma di granuli bianchi, trasparenti e friabili. E’ inodore, mucillagginosa, dolciastra e si scoglie in acqua. Questa gomma, detta anche tipo, ha la proprietà di non corrompersi o rappigliarsi.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco Griselini [22_GI_4]
GOMMA DRAGANTE (o ADRAGANTE)
Trasuda dalla corteccia dell’arbusto astragalus tragacanta e ci perviene da Smirne e da Aleppo in forma di lacrime biancastre attorcigliate a mo’ di piccoli vermi. Si può sostituire alla gomma arabica.
GRANULOMETRIA
Metodo per determinare dimensioni e caratteristiche degli inerti usati nella preparazione dei conglomerati. Comunemente in cantiere è usato il termine granulometria per definire il passante massimo (al setaccio) di una sabbia aggregata in una malta.
Esempio: una malta da intonaco di granulometria 3 mm (ovvero da 0 a 3 mm), indica una malta con la sabbia passata al setaccio con maglie da 3 mm.
Tutto il materiale che passa al setaccio sotto i 72 µm, dicesi Siltoso. (v. Beletta)
GRANULOMETRICA (Curva)
La Curva Granulometrica(o fuso di Fuller) è l’espressione grafica di un calcolo matematico mirato a definire il rapporto fra le varie frazioni di aggregato in un conglomerato generico, all’atto della sua progettazione. Se la Curva Granulometrica, dell’aggregato in esame, rientra negli standard del fuso di Fuller ideale, si può desumere che il rapporto legante-aggregato sarà fra i migliori. Dicesi “Curva Granulometrica Continua” la migliore fra la sommatoria delle varie frazioni. Le prove di laboratorio dei conglomerati (malte, tonachini, boiacche da iniezione, ecc.), sono eseguite con specifiche sabbie normalizzate, con Curva Granulometrica Continua, imposte dalle normative.
I
IDRATO DI ALLUMINIO
L’idrato di alluminio serve a ritardare il processo di ossidazione degli oli, ossia a ritardarne l’essiccamento. Ritardano il tempo di indurimento: zucchero, sangue, albume, saccarina, glutine e borace.
IDROSSIDO DI BARIO
Bloccante dei sali. Impacchi di Idrossido di Bario funzionano solo per i Solfati. Essi convertono i solfati in sali insolubili. I Nitrati ed i Cloruri, rimangono solubili.
INTEGRAZIONE
Complesso di interventi che permettono di ovviare ai danni che il tempo (o l’uomo) ha apportato a strutture ed opere artistiche antiche. Il restauro di dette opere può essere integrativo, se sostituisce le parti mancanti con parti nuove, o conservativo, se si limita a consolidare e ripulire le parti superstiti. Nell’Ottocento si preferì il restauro integrativo, mentre oggi si ritiene più corretto il secondo tipo di restauro, liberando l’opera da aggiunte successive prive di valore artistico.
INTONACO
Termine che deriva da tonaca: ovvero veste pesante che protegge il corpo. Strato di rivestimento protettivo con funzioni estetiche, formato da calce aerea, calce idraulica naturale o calce e pozzolana, ecc., miste a sabbia, steso sulla muratura grezza per proteggerla dagli agenti atmosferici. Il primo strato, direttamente a contatto con la muratura, si dice rinzaffo o intonaco rustico. Il secondo, e più corposo strato, dicesi arricciatura. Sulla arricciatura, ben tirata a staggia, un terzo strato detto stabilitura o intonaco civile, richiede maggiore cura applicativa poiché è lo strato su cui appoggia la finitura colorata.
INTONACO TIRATO A FERRO
Si intende quel risultato di lisciatura (rasatura) che si ottiene levigando la superficie dell’intonaco con il filo della lama quadra. Le superfici degli intonaci “tirati a ferro”, hanno la prerogativa di essere più resistenti alle intemperie e suscettibili a sporcarsi meno.
ITTIOCOLLA
Colla di pesce (vedi Colla).
L
LATTE DI CALCE
A differenza della calce di latte, che è grassello diluito con vero latte vaccino, un compostopreparato per produrre scialbi più tenaci ed a maggior ritentiva, il latte di calce consiste semplicemente nella diluizione del grassello con tanta acqua quanta ne serve per dare al liquido la consistenza del latte.
LITARGIRIO o LITARGILIO (Ossido di piombo)
Polvere cristallina gialla o giallo-rossastra pesante. Insolubile nei comuni solventi.
Solubile in acido nitrico. Si trova nel Baden a Babenweiler e in varie località del Messico.
Il litargirio come anche l'acetato di piombo, il minio, la cerussa, in dose del 4 % circa, (per quanto l'opinione dei moderni bio-costruttori sia contraria al loro uso), furono generalmente impiegati negli usi pittorici. Si sa che Rubens pare mettesse del litargirio nei suoi oli, ma a freddo. Così anche Caleno usava mettere del litargirio per ispessire e rendere essiccanti gli oli.
ATTENZIONE: il litargirio è velenoso.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco di Giorgio Martini [5_MR_5]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Joseph Urbain Vitry [28_VY_1]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giovanni Curioni [39_CR_10]
Consulta laBiblioteca Storica dell’Accademia: Achille Lenti [40_LN_5]
M
MACIAFERRO (v. MAROGNA)
Altro non sono che i cascami della fusione dei metalli. Quando questi cadono dai crogiuoli in zampilli e toccano il suolo, repentinamente mutano la loro natura in un prodotto pozzolanico fortemente reattivo. Tale materia, se ridotta in polvere, mista a calce, conferisce alla medesima spiccate caratteristiche di presa idraulica. In alcuni luoghi la Marogna viene chiamata Maciaferro.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Cesare Cesariano [7_CS_1]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Viola Zanini [17_VZ_1]
MALTA
I leganti, di qualsiasi natura essi siano, non possono impiegarsi nelle costruzioni senza essere bagnati preventivamente con acqua. Talvolta si impiega un solo materiale, spesso però sono due o più di due i materiali che si uniscono e si impastano assieme all'acqua per costruire quelle sostanze pastose, che hanno la proprietà di indurire e di aderire ai materiali da costruzione, le quali prendono il nome di malte.
Si dicono malte semplici quelle che, oltre ovviamente all'acqua necessaria per l'impasto, sono costituite esclusivamente dal legante (calce grassa, calce forte, gesso ...); malte composte sono quelle realizzate, oltre che con l'acqua, con due o più materiali (calce grassa o calce forte con sabbia o pozzolana). Di queste si dicono malte comuni o malte aeree quelle formate solamente con calce comune (ovvero grassello) e sabbia, le quali fanno presa soltanto in costruzioni esposte all'aria; malte idrauliche quelle altre composte con calce grassa e pozzolana, o con calce forte (idraulica naturale) e sabbia, le quali fanno presa tanto all'aria che sott'acqua; malte bastarde quelle composte di due o più leganti.
Ordinariamente oggidì si intendono bastarde le malte di calce inopinatamente mescolate al cemento, per le quali vale anche il termine di malte cementizie.
La buona riuscita delle malte dipende generalmente dalla buona qualità degli ingredienti, dalla loro giusta proporzione e dalla perfetta lavorazione dei medesimi.
Come per l'estinzione delle calci, anche per il confezionamento delle malte sono da preferirsi le acque più limpide e pure, come le acque potabili, quelle dei laghi e dei fiumi, ecc. L'acqua del mare, nonostante l’ottimismo del Rondelet, va generalmente proscritta; cosippure vanno allontanate le acque salse, le selenitose e le magnesiache, poiché producono malte di scadente qualità e ne ritardano la presa.
La quantità d'acqua, occorrente per l'impasto di una malta non si determina che con la pratica: conviene che essa sia giusta per rendere la malta piuttosto soda e consistente; le malte molto diluite fanno presa tardi e si disseccano sensibilmente, lasciando dei vuoti e cavilli, che ne diminuiscono la saldezza e la durata.
Una volta rimestata, la malta dovrà facilmente scivolar via dal ferro, lasciandolo sempre ben lucido e pulito.
MANIPOLETTO CON FASCETTO
Fascio di cannucce con legaccio vegetale, usato per pulire le superfici o aspergere boiacche.
MARNA
La marna è una roccia clastica pelitica, cioè a grana finissima, contenente notevoli proporzioni di carbonati (per definizione circa la metà), normalmente calcite, ma talvolta anche dolomite. Accanto ai carbonati si hanno i normali costituenti delle argille, cioè materiali argillosi, quarzo e feldspati. L'aspetto è piuttosto vario: da quello semifriabile, quasi incoerente, a quello compatto.
Di quest’ultimo tipo sono le caratteristiche marne intercalate ad arenarie delle formazioni sedimentarie appenniniche con tipico color grigio chiaro e frattura concoide.
Quando il contenuto in calcite (CaCO3) superi circa i due terzi della composizione totale, si parla più correttamente di calcari marnosi; se ciò non fosse sarebbe più corretto chiamar tali rocce, marne calcaree.
Le marne cotte in fornace a circa 900°C producono C2S (silicato bicalcico, ovvero calci idrauliche naturali).
MARMORINO
Opera legata all’arte veneziana dell’ornato. Sovrapposizione di più strati di calce e sabbie carbonatiche selezionate per qualità e granulometria (la sabbia di Sacile era la preferita). Il materiale viene steso sull’intonaco e compattato con la cazzuola (oggi si usa la cazzuola a lama quadra), sino a portare la superficie alla lucentezza di un marmo. Gli strati di marmorino, che sono normalmente stesi nel numero di 3, raggiungono alla fine lo spessore di 3-4 mm.
Il marmorino può essere lucidato ulteriormente con soluzioni di cera o sapone, che si soffregano con un panno di lana allorché il fondo del marmorino si sia asciugato. Esiste anche una tecnica di preparazione di un intonaco formato di molteplici strati di marmorino applicato direttamente sui mattoni. Lo strato totale di quest’opera raggiunge talvolta 1-1,5cm, e viene chiamato marmorina. I colori tipici delle decorazioni intere del periodo Rococò (1700), sono: il giallo avorio; il verde Verona; ed il persichino (rosa antico).
MAROGNA
Altro non sono che i cascami della fusione dei metalli. Quando questi cadono dai crogiuoli in zampilli e toccano il suolo, repentinamente mutano la loro natura in un prodotto pozzolanico fortemente reattivo. Tale materia, se ridotta in polvere, mista a calce, conferisce alla medesima spiccate caratteristiche di presa idraulica. In alcuni luoghi la Marogna viene chiamata Maciaferro.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Cesare Cesariano [7_CS_2]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Viola Zanini [17_VZ_1]
MASTICE
Il mastice è un tipo di colla liquida, di vario impiego, prodotto originariamente dalla resina del lentisco disciolta in trementina.
Come mastice si intende generalmente una colla che fa presa su superfici ruvide. Superfici lisce necessitano perciò di essere scartavetrate.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giovanni Curioni [39_CR_10]
MARTELLINATURA
Operazione eseguita con utensile simile al martello (martellina), ma con manico corto e ferro a due punte dentellate; usato per il taglio dei laterizi o la lavorazione superficiale delle pietre (vedi anche BOCCIARDATURA).
MISSIONE (La stesura della …)
La missione è un adesivo che consente alla foglia d’oro di aderire al supporti da dorare. Esistono molti tipi di missione, all’acqua, all’alcool o a vernice (vedi BOLO).
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Daniele Barbaro [11_BR_2]
MISURE
Da: Gli atti Vangadicensi, Vol 1, p.30.
Misure di capacità medievali padovane:
1 capo di moggio | 1/12 di staio colmo |
1 carro | 10 mastelli |
1 mastello | 72 bocce |
1 mastello | 780 conzi |
12 conzoli | 4 conzi e mezzo |
Secondo Scamozzi:
1 moggetto | 1/6 di carro |
1 moggetto | 2 stari |
1 carro | 12 stari |
1 carrezzo | 18 stari |
1 carro è poco più di una benna.
Almeno fino al 1877, continuavano ad essere adottate nel padovano le seguenti unità di misura per aridi:
1 moggio | 12 staia |
1 staio | 4 quarte |
1 quarta | 4 coppi |
1 coppo | 3 scodelle |
1 coppo andante | 1 copòn (misura frumentaria) |
Pertanto, andando collo Scamozzi:
1 staro da calcina sono 48 scodelle e 576 scodelle fanno 1 moggio.
Misure Venete nella Serenissima: (per aridi)
1 moggio | 12 stari | litri 1041,7 |
1 staro | 4 quarte | litri 86,8 |
1 quarta | 4 quartieri | litri 21,7 |
1 quartier | 4 minelle | litri 5,4 |
1 minella | litri 1,3 |
Per liquidi:
1 botte | 10 conzi | litri 780 |
1 conzo | 6 secchi | litri 78 |
1 secchia | 8 boccali | litri 13 |
1 boccal | 2 bocce | litri 1,6 |
1 boccia | 4 gotti | litri 0,8 |
1 gotto | litri 0,2 |
MURIATO DI SODA
Era così detto il Cloruro di Sodio o qualsiasi suo altro derivato. Esso compare in alcune composizioni miste a idrato di calcio [Ca(OH)2], per dare carattere di idraulicità agli impasti.
Nulla si sa sulla longevità dei manufatti composti col muriato di soda.
O
OLIO
Gli oli più diffusamente usati sono gli oli seccativi (fissi) e gli oli essenziali (volatili).
OLIO DI LINO COTTO
L'olio di lino, per accelerarne ed aumentarne il potere essiccativo, e sottoposto ad un’ossidazione che si ottiene riscaldandolo ed aggiungendovi qualche sostanza ossidante; ma l'olio deve essere di qualità ottima.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Leon Battista Alberti [4_AB_3]
L'olio é cotto ad una temperatura che varia
fra i 160°C
e i 310°C
a fuoco nudo o col vapore, e la durata varia da 3 a 10 ore. Il calo varia dal 3
al 16 % circa. La sostanza ossidante e un ossido metallico, minerale od organico, come
litargirio, minio, bariti di piombo, di zinco, di manganese, ecc. Qualora si impieghino oleati di piombo, manganese, cobalto, il loro impiego
varia dall'1 al 3 % sul peso dell'olio.
L'olio di lino, cotto con un siccativo, forma un resinato che s’impiega per
rendere seccativi gli oli e le vernici e sono in commercio come Essiccativi o
Seccativi, che possono essere solidi, preparati a base di colofonia, o liquidi.
Questi ultimi si preparano scaldando olio di lino, di soia, od altro, con
litargirio o con composti di manganese e con una resina e diluiti con un
solvente.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco di Giorgio Martini [5_MR_5]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Joseph Urbain Vitry [28_VY_1]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giovanni Curioni [39_CR_10]
Consulta laBiblioteca Storica dell’Accademia: Achille Lenti [40_LN_5]
ORSO (Un attrezzo chiamato …)
L’orso è un attrezzo con lungo manico, con, all’estremità, una testa di ferro forgiata a mo’ di morsa. Una mola di pietra arenaria naturale è ammorsata all’orso, attrezzo così chiamato poiché la parte di ferro è sagomata a forma di bocca di orso aperta e anche perché, durante l’esecuzione della levigatura dei terrazzi veneziani, produce un rumore che ricorda il verso tipico dell'orso. La pietra abrasiva deve essere tenera per avere attrito sulla superficie.
P
PECE GRECA
La distillazione della resina estratta dal Pino silvestre dà luogo ad un olio volatile detto essenza di trementina ed a un residuo chiamato Colofonia o Pece greca.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giorgio Vasari [8_VS_4]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Filippo Baldinucci [18_BD_1]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia:Giuseppe Valadier [34_VL_1]
PELO (arcaico)
Cavillatura.
PIETRA (Pietrame, Pietrisco, Arenaria, Granito, Calcite)
Generico nome dato alla roccia usata, squadrata in conci o pezzami informi, come materiale da costruzione. Dicesi pietrame l’ammasso di pietre sommariamente lavorate per formare murature o vespai. Per pietrisco s’intende l’insieme di frammenti di roccia usati nella composizione dei conglomerati cementizi (insieme ad inerti di granulometria più minuta) e nel sottofondo della pavimentazione stradale. Fra le pietre più comunemente ritrovate nei cantieri di restauro, sono le arenarie. L’arenaria è una roccia sedimentaria con forte presenza sabbiosa, facilmente estraibile e lavorabile, ma poco resistente all’usura e agli agenti atmosferici; essa è usata per blocchi lapidei di paramenti di facciata, pavimenti ed elementi decorativi. Più tenaci delle arenarie sono i carbonati ed i graniti. Il granito è una roccia intrusiva costituita essenzialmente da quarzo, mica e feldspati; è usata come materiale da costruzione per la sua resistenza agli agenti atmosferici e perché passibile di lucidatura. I carbonati (calciti) oltre a ben servire per la cottura della calce sono usati in architettura come materiale strutturale e per elementi decorativi. La calcite (CaCO3) è il materiale più diffuso sulla crosta terrestre. Nel passato, per la sua purezza e biancore, era preferita in assoluto la Pietra d’Istria.
PIGMENTI (v. COLORI)
Le sostanze o pigmenti coloranti si possono dividere in tre categorie: colori minerali, colori vegetali e colori animali. Per la tinteggiatura degli edifici si ricorre esclusivamente ai colori minerali. Questi, a loro volta, si distinguono in Terre naturali ed Ossidi di origine chimico-industriale. I colori minerali naturali, detti Terre, sono sostanze coloranti che ci pervengono dalla natura, sottoforma di sali, ossidi, solfuri, ecc., da diversi metalli, tra i quali il più importante è il ferro. Queste sostanze si sono formate nel suolo attraverso processi di elaborazione geologica e si presentano allo stato terroso o roccioso. La materia naturale è successivamente raffinata per via industriale. I colori minerali artificiali, ovvero gli Ossidi a base metallica, sono ottenuti direttamente da un processo chimico-industriale.
PITTURA A CALCE (TINTEGGIO)
Detta anche Scialbo, la Pittura a Calce è costituita da grassello ben stagionato, privo di bottaccioli, mescolato a colori scelti fra le terre naturali e rafforzato con un elemento temperante (vedi RESINA). La Pittura a Calce ha la prerogativa di essere traspirante e suscettibile di mostrare interessanti trasparenze. La Pittura a Calce non può, però, essere colorata con pigmenti di tono troppo forte ed acceso: il bianco della calce non lo concede. Tale limite viene risolto utilizzando altri leganti: il silicato di potassio, ad esempio, che è incolore (vedi).
POLIMERO (vedi RESINA)
PORCELLANA
Specie di molluschi gasteropodi (Cyprea pyrum, tigris) diffusi nell’Oceano Indiano; con conchiglia univalve lucida, usata per lavori ornamentali.
Tipo di ceramica, prodotto in Cina dal sec. II a.C. ed in Europa dal ‘500 nella varietà tenera, dal ‘700 nella varietà dura.
La porcellana si ottiene cocendo una prima volta a 700 – 1000°C, ed una seconda, per tempi più lunghi, ad una temperatura di 1300°C-1500°C, un miscuglio di caolino, quarzo ed un fondente; se questo è il fosfato di calcio, si hanno le varietà dure, se si usa un feldspato, quelle tenere.
Per il suo colore bianco traslucido e la sua impermeabilità, e inattaccabilità dagli agenti chimici, è usata per modellare vasellame, statuine, ecc.
Nome distintivo di malta di origine genovese (1400?) ottenuta dalla calcinazione di calcari magnesiaci e caolino della Tolfa, misti a sabbie silicee. La resistenza al contatto di queste malte e la loro resistenza all’aggressione chimica è di comprovata eccellenza.
POROSITÀ
Per porosità di un materiale si intende l’insieme di vacui d’aria all’interno del materiale stesso. I materiali porosi hanno un effetto deumidificante e coibente (vedi) rispetto ai supporti su cui giacciono.
POZZOLANA
Le pozzolane sono ceneri o deiezioni vulcaniche, modificate dall’azione del tempo e dagli agenti atmosferici: esse sono composte di silice, allumina, ossido di ferro, calce, magnesio, potassa, soda ed altri elementi in quantità molto ridotte; si tratta cioè di silicati multipli più o meno basici. Nelle regioni mancanti di Pozzolane naturali o comunque di materiali a carattere pozzolanico, si è cercato, da un secolo a questa parte, di produrre Pozzolane artificiali. Il tipo più diffuso, nell’uso comune di questi materiali artificiali a comportamento pozzolanico, è quello che si ottiene con adatte torrefazioni delle argille.
PROTETTIVO
Prodotto liquido da applicarsi sulle superfici solide o appena consolidate. L’opera di protezione è mirata a conferire alle superfici (pietre o intonaci) la necessaria idrorepellenza che scongiuri l’attacco degli agenti atmosferici. I protettivi si possono trovare in solvente o in acqua. Quest’ultima versione è da preferirsi.
PUDDINGA
Conglomerato costituito da detriti globosi, rotondeggianti, cementati insieme (ghiaie cementate); alcuni tipi sono: la gonfolite della Lombardia, il verrucano della Toscana con la varietà anagenite, ecc.
R
RESINE
Le resine sono corpi vegetali fusibili al fuoco e sono infiammabili.
Le resine più conosciute sono:
Gomma lacca;
Sandracca (Tuia articolata);
Mastice (Lentisco);
Dammara (Pinus dammara);
Elemi (Amyris elemifera);
Coppale (Hymenoea, trachylobium, vouapa);
Ambra o Succino (vegetale fossile);
Sarcocolla (Vegetale, Persia).
ROCCE CLASTICHE
Rocce che provengono dall'erosione o dalla demolizione di altre rocce sotto l'azione delle acque: sono costituite da una serie di elementi liberi di varia grandezza (dai granelli di sabbia ai blocchi) mobili o conglomerati.
ROSTICCI (Vedi “Marogna” o “Maciaferro”)
Altro non sono che i cascami della fusione dei metalli. Quando questi cadono dai crogiuoli in zampilli e toccano il suolo, repentinamente mutano la loro natura in un prodotto pozzolanico fortemente reattivo. Tale materia, se ridotta in polvere, mista a calce, conferisce alla medesima spiccate caratteristiche di presa idraulica. In alcuni luoghi la Marogna viene chiamata Maciaferro.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Cesare Cesariano [7_CS_2]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Viola Zanini [17_VZ_1]
Con punto di rugiada o temperatura di rugiada si intende la temperatura alla quale, a pressione costante, l’aria (o, più precisamente, la miscela aria-vapore) diventa satura di vapore acqueo. In meteorologia in particolare, essa indica a che temperatura deve essere portata l'aria per farla condensare in rugiada, senza alcun cambiamento di pressione.
Se il punto di rugiada cade sotto 0 °C, esso viene chiamato anche punto di brina.
Qualsiasi eccedenza di vapore acqueo ("sovrassaturazione") passerà allo stato liquido.
Allo stesso modo, il punto di rugiada è quella temperatura a cui una massa d'aria deve essere raffreddata, a pressione costante, affinché diventi satura (ovvero quando la percentuale di vapore acqueo raggiunge il 100%) e quindi possa cominciare a condensare nel caso perdesse ulteriormente calore. Ciò comporta la formazione di brina, rugiada o nebbia a causa della presenza di minuscole goccioline di acqua in sospensione.
Questa temperatura viene trovata sul diagramma psicrometrico tracciando una linea a titolo costante fino a toccare la curva di saturazione.
S
SABBIA
Termine granulometrico per le particelle rocciose detritiche con diametro da 20 μm a 2 mm. A seconda della granulometria e della composizione mineralogica delle rocce di provenienza, i granuli sabbiosi possono essere costituiti da un solo minerale oppure da minuti frammenti della roccia stessa. Assieme alle argille costituiscono la più frequente roccia sedimentaria incoerente, depositabile in varie condizioni ambientali: si hanno così sabbie marine, lagunari, lacustri, fluviali ed eoliche. Dalla cementazione delle sabbie si ottengono le arenarie, anche se si possono aver termini di passaggio mal cementati, detti molasse.
SAGRAMATURA
La Sagramatura consiste nello scialbare con grassello di buona consistenza, la superficie muraria in mattoni rotati (resi lisci meccanicamente), con un mattone stracotto. Con il movimento rotatorio, la calce si mescola alla polvere di mattone rilasciata dalla cortina muraria, producendo una pasta di calce-cocciopesto, la quale s’attacca alla superficie muraria in modo da creare un sottilissimo tonachino (talvolta dello spessore di un solo decimo di millimetro). Quando la parete sagramata è umida o bagnata, traspare l’ordito sottostante con esiti estetici straordinari. C’è da osservare che non tutti gli operatori chiamati all’opera di sagramatura, hanno a disposizione cortine murarie elevate con mattoni nuovi preparati in fornace per una così sofisticata e faticosissima pratica. Spesso il muro è già esistente e non del tutto adeguato a ricevere un siffatto trattamento: in questo caso i mastri dovranno rabboccare il muro con una malta di cocciopesto di grana medio-fina e frattonarla per ben riempire ogni vacuo superficiale delle malte d’allettamento originarie e portare a planarità i mattoni più rugosi; la superficie, così trattata, viene lasciata asciugare e poi abbondantemente ribagnata. Ciò che segue potrebbe essere la posa di un sottile stucco di calce e cocciopesto a similitudine della sagramatura, più simile ad uno stucco alla cappuccina, però (vedi).
SCIALBO (Vedi PITTURA A CALCE)
Detta anche Scialbo, la Pittura a Calce è costituita da grassello ben stagionato, privo di bottaccioli, mescolato a colori scelti fra le terre naturali e rafforzato con un elemento temperante (vedi RESINA). La Pittura a Calce ha la prerogativa di essere traspirante e suscettibile di mostrare interessanti trasparenze. La Pittura a Calce non può, però, essere colorata con pigmenti di tono troppo forte ed acceso: il bianco della calce non lo concede. Tale limite viene risolto utilizzando altri leganti: il silicato di potassio, ad esempio, che è incolore (vedi).
SECCATIVI
Sono sostanze che concorrono a rendere più rapida l’essiccazione dei composti.
Es.: Bianco d'uovo, olio di lino cotto, corteccia d'olmo, succo di fico, lardo di suino, cagli, sangue animale, amido. Tra le resine: la drammara, il mastice e la coppale.
SILICATO (di Potassio)
Il Silicato di Potassio si ottiene dalla sinterizzazione in forni del quarzo opportunamente messo in mistione con quantità ponderate di Carbonato di Potassio, a temperature maggiori ai 1300°C. Alla fine dell’Ottocento, i molti e continui danni causati ai tinteggi, dall’ammorbamento dell’aria con polveri di carbone, indussero gli industriali tedeschi a ricercare un preparato che fosse più resistente dei tinteggi al latte di calce e che di quest’ultimi ne avesse l’aspetto e la versatilità. Fu allora introdotto l’uso di mescolare le terre colorate con il Silicato di Potassio, (vedi STEREOCROMIA), per ottenere risultati pittorici ad imitazione della pittura ad affresco.
Vi è di fatto una sostanziale differenza fra il dipingere ad affresco e dipingere in stereocromia. Quando si dipinge ad Affresco, il fondo di calce deve essere posto di fresco e mantenuto sempre umido finché l’opera di coloritura procede; in Stereocromia, al contrario, il fondo da dipingere, deve essere assolutamente sempre asciutto. Il Silicato di Potassio puro (detto anche acqua di vetro), misto a pigmenti, tinge il supporto su cui è posto, ma non lo ricopre, sicché il Silicato di Potassio può definirsi un materiale che non modifica la resistenza alla diffusione del vapore del supporto su cui è steso (vedi TRASPIRANTE). È ovvio, però, che se un supporto murario (intonaco o tonachino) non è traspirante, stendervi sopra del Silicato di Potassio non serve a migliorare la traspirabilità dell’intera muratura.
SILTOSO (vedi granulometria)
(In Granulometria)
Metodo per determinare dimensioni e caratteristiche degli inerti usati nella preparazione dei conglomerati. Comunemente in cantiere è usato il termine granulometria per definire il passante massimo (al setaccio) di una sabbia aggregata in una malta.
Esempio: una malta da intonaco di granulometria 3 mm (ovvero da 0 a 3 mm), indica una malta con la sabbia passata al setaccio con maglie da 3 mm.
Tutto il materiale che passa al setaccio sotto i 72 µm, dicesi Siltoso. (v. Beletta)
SOLFATAZIONE
Per solfatazione si intende quel fenomeno degenerativo dei litoidi aggrediti dai vari tipi di sali derivati dall’acido solforico. Uno dei casi di solfatazione più rilevanti è innescato dai residui della combustione degli idrocarburi nelle città più densamente trafficate.
L’anidride solforosa che viene formandosi, può provocare erosione sui manufatti secondo questo ciclo:
Anidride solforica + Acqua = Acido solforico;
SO3 + H2O = H2SO4
Acido solforico + Carbonato di calcio = Acido Carbonico + Solfato di calcio
H2SO4 + CaCO3= H2CO3 + CaSO4
Il Solfato di Calcio (vedi GESSO) viene facilmente dilavato dall’acqua. Inoltre, i solfati sono da considerarsi estremamente pericolosi in quanto hanno la capacità di cristallizzare con diverse quantità d’acqua. Ciò provoca un aumento del loro volume in funzione della umidità relativa e della quantità d’acqua nelle murature, causando il distacco e la decoesione dei manufatti con cui essi vengono in contatto.
SINTERIZZAZIONE
La sinterizzazione della calce viva (CaO) è raggiunta ad una temperatura di circa 1250 °C
Il fenomeno consiste nella contrazione/rimozione della porosità tra le particelle della materia di partenza (CaCO3) posta a cottura.
La particolarità del calcare, del combustibile e la cottura "dolce", assicurano una calcinazione lenta e graduale, a temperature mai superiori ai 900/1000 °C. Ciò consente di ottenere una calce viva (CaO) molto porosa e facilmente idratabile, capace di assorbire e ritenere molta acqua, rispetto alle calci cotte in forni industriali ad "aspirazione forzata", dove le temperature e i tempi di cottura spinti, spesso sono causa di sovracottura del calcare, con conseguente sinterizzazione della calce viva da esso ottenuta e, quindi, scarsa porosità e scarsa capacità di idratazione.
La cottura “dolce” (a bassa temperatura) migliora la lavorabilità delle malte a base di questo legante e scongiura il rischio del formarsi di "bottaccioli", legati alla presenza residua di ossido di calcio stracotto anche dopo che lo si sia idratato.
SPARTO (o paglia)
Spartea; Spartum (in Plinio); giunco.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Daniele Barbaro [11_BR_1]
SPEGNIMENTO A PORTICO
Dicesi di spegnimento della calce forte «a portico» quando si ammucchia la calce viva al coperto sotto un portico e la estingue spruzzando sul mucchio dell’acqua e rimestandolo con un badile, lasciandola poi a maturare, ovvero finire la propria idratazione per assunzione di ulteriore acqua della umidità relativa dell’aria.
La calce va ammucchiata sotto un portico perché l’eventuale pioggia non superi la fase stechiometrica di idratazione dell’ossido e non inneschi il processo di presa idraulica del legante. In tal caso la calce, come dice il Palladio, sarebbe da buttare.
SPIRITO DI VINO (Alcool)
L’alcool può servire per togliere l'acido all'olio: si mettono 25 gr. di spirito di vino in 100 gr. di olio esponendoli al sole e agitandoli due o tre volte ai giorno.
STABILITURA
Strato murale di intonaco steso a finitura dello strato grezzo dell’arricciatura (corpo dell’intonaco), al fine di portare la parete ad un supporto liscio, pronto per essere tinteggiato. Nel passato la stabilitura era quella porzione di intonaco costituita di calce grassa e sabbia su cui veniva dipinta la sinopia, ovvero la traccia da seguire per dipingere ad affresco.
STEREOCROMIA
Dicesi stereocromia della pittura ai silicati di potassio. Essendo la stereocromia una tecnica di pittura su fondo asciutto, è stata chiamata fresco “a secco” o finto fresco, tipica di fine Ottocento ed inizi del Novecento che ha visto la sua massima espressione nell’Art Nouveau.
STERO
Lo stero equivale ad una catasta di legna che ingombra un metro cubo, vuoto compreso.
STUCCO
È genericamente detto stucco un impasto a base di calce, gesso, sabbia, polvere di marmo ed eventuali coloranti e temperanti, usato per rivestire superfici e per realizzare decorazioni scultoree d’ogni genere; usato soprattutto negli interni.
STUCCO ALLA CAPUCCINA
Trattasi di uno stucco a calce e sabbia (eventualmente colorato nell’impasto) o calce e polvere di cocciopesto e sabbia, tirato a cazzuola direttamente sui mattoni delle superfici murarie. Tale stucco, di esiguo spessore, è un esempio d’arte povera, ma di grande effetto estetico. Un’opera mirata al risparmio: alla cappuccina appunto. Opera da non confondere con la “sagramatura” (vedi).
STUCCO LUCIDO (lustro, alla Veneziana)
È detto stucco lucido o alla veneziana un impasto a base di sabbia carbonatica finissima ed eventuali coloranti e temperanti (collanti, addensanti, idrorepellenti), usato per rifinire di fino le superfici interne. Lo stucco lucido, applicato a spatola o a lama quadra, si lucida in virtù dell’olio di lino fisso e chiarificato con il quale lo stucco è impastato. Nella composizione dello stucco lucido alla veneziana non entra la calce (se non in minime quantità), perciò si possono azzardare colori anche vivaci, senza vederli smortire a causa del bianco della calce stessa.
STUCCO NERO
Si fonda assieme una miscela di:
- gesso;
- solfuro di antimonio in polvere finissima;
- silicato sodico.
Questo composto, quand’è indurito, si può lucidare con un brunitore d’agata (vedi AGATA Pietra d’).
T
TALCO
Il talco è un minerale, un fillosilicato di magnesio molto diffuso sulla Terra e noto sin dall’antichità. Il nome deriva dall’ arabo talq.
TARTARO
Dicesi Tartaro la feccia del vino che sedimenta nel fondo delle botti. Trovasi talvolta la voce Tartaro per significare una boiacca o una malta piuttosto sciolta.
“Un tartaro bianco lattato” … una boiacca fluida color bianco latte.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giovanni Branca [16_BA_1]
TAUROCOLLA
Colla ottenuta dall’ebollizione prolungata di orecchie e genitali dei buoi. Era un glutine già conosciuto in antichità. Ludio (visse negli anni di Augusto) la preferiva all’uovo ed alle resine.
Con questa colla, mista a cera punica (vedi) e calce spenta, si ottenevano ottime mestiche per preparare tempere per il tinteggio degli intonaci.
TEMPERA (da temperante, rafforzante)
Col termine generico di tempera si indicano quelle materie che in luogo dell’olio, usano, come diluente e rafforzante, le colle, le resine, le gomme, il latte, l’uovo e la cera.
TERRA DI LAVORO
Denominazione tradizionale del territorio della provincia di Caserta fra il Volturno e i Campi Flegrei; anticamente detta "campi leburini".
TERRAZZO D’OLANDA
Si presume che il termine “terrazzo d'Olanda o terra d'Olanda”, faccia riferimento ad una sabbia pozzolanica ottenuta dalla riduzione in polvere (terrazzo), per frantumazione, dei rosticci (vedi) ottenuti dalla fusione dei metalli, altrimenti il testo non avrebbe alcun riscontro con la realtà e la tradizione costruttiva.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Bernard Belidor [20_BL_1]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Bernard Belidor [20_BL_3]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco Griselini [22_GI_2]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco Griselini [22_GI_3]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco Griselini [22_GI_6]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy [32_QQ_12]
TRASPARENZA
Da non confondersi con il termine “Velatura” (vedi). La trasparenza è l’effetto che si ottiene diluendo più o meno lo scialbo di calce colorata stesa sulla superficie dell’intonaco tinteggiato. Il bianco della stabilitura sottostante traspare attraverso lo scialbo applicato e ne illumina il colore.
TRASPIRABILITA’
La traspirabilità è la capacità di un materiale di permettere il passaggio di fluidi allo stato gassoso.
La traspirabilità di un materiale si misura con il valore μ (mu), il quale indica la specifica resistenza alla diffusione del vapore del materiale in esame. Il suo valore varia fra 1 e infinito. Più il valore μ si avvicina a 1 e più il materiale in esame si dice traspirante: 1 infatti, è il valore di resistenza alla diffusione dell’aria libera.
Esempio: mattoni cotti a bassa temperatura μ = 5-10 (buono);
malta di calce μ = 5-12 (buono);
pietra arenaria μ = 10-25 (buono);
tonachino plastificato μ = 3400 (pessimo);
vetro μ = infinito (non qualificabile);
alluminio μ = infinito (non qualificabile).
Ciò che determina la traspirabilità di un materiale è la sua alta porosità, definita “a pori aperti comunicanti”.
TRIPOLI (pietra di …, polvere di …)
Roccia sedimentaria organogena derivante dalla sedimentazione di gusci di diatomee (Diatomite). La varietà di acqua dolce, dall’aspetto friabile e dal colore biancastro, sono chiamate farine fossili; quelle di origine marina, dall’aspetto laminare, sono note come Tripoli.
V
VELATURA
Per velature si indicano gli strati trasparenti guazzati “a mo’ di velo” sopra una superficie precedentemente colorata, allo scopo di modificarne il tono. Da una tinta sottostante di un determinato colore e la sovrastante velatura, di un secondo colore, si può ottenere un nuovo colore che è la risultante fra i due. Per esempio: il fondo giallo, velato con un guazzo trasparente rosso, mi dà, come risultato, l’aranciato.
(vedi ASTRAZIONE CROMATICA)