Premessa sul colore
"Oggi è permesso imbiancare tutto, onde poco a poco divengano case e strade da villaggio quelle che tutti i forestieri corrono a vedere nel '500 e nel '600. Almeno si ordinassero in serie le pitture! Riflettasi intanto, che niuna città esercitò cotanto i migliori pennelli in que' secoli, poiché tutte le strade furono un vero teatro per varie occasioni. Pur troppo son queste dal tempo, dalle nuove fabbriche e sopratutto da quel furore barbarico di coprir tutto di bianco per abbagliarsi ben bene quando il sol vi percote, come sa fare in si ampie strade, ove un palmo talor non trovasi d'ombra. Quante bellissime opere non perirono così, delle quali osservo sempre alcuna reliquia con dolore; e spesso discopro, che furono due, o tre volte intonacate di nuovo, e di nuovo dipinte le facciate per varj pezzi d'intonaco qua e là caduti, onde si vedono diverse mani di pittori una sotto all'altra. Ma di ciò vano è lamentarsi. Almeno godiamo quel poco che ne rimane in bellissimi fregi di molte case, e palagi, in colonnati, e quadrature, e medaglioni, e paesi, e figure di ottimo gusto del secolo d'oro."
Così lamentava l'Abate Saverio Bettinelli, nel 1774, aggirandosi sgomento nelle contrade della sua bella Mantova. Da quel dì il suo grido "Almeno si ordinassero in serie le pitture!" sembra non sia rimasto del tutto inascoltato: ed allora in alcune Città del nostro Paese si cominciò a dar vita a quelle istituzioni che sarebbero dovute diventare in futuro gli organi preposti alla scelta ed alla prescrizione dei colori da usarsi per la tinteggiatura delle facciate delle case e dei palazzi delle nostre contrade.
Dopo oltre due secoli, da che l'Abate Saverio lanciò il suo accorato appello, anche il nostro gruppo di ricercatori e artieri ha voluto dare il proprio contributo mettendo nelle mani, di quanti si accingono a formulare un ordinamento organico dei colori della propria città, questo modesto strumento di lavoro, che non vuol essere altro che un'indicazione sul metodo, lasciando ad ognuno di spaziare con il proprio ingegno, pur nel rigore che una simile materia richiede.
In un momento in cui ci si sta sempre di più allontanando dalla ricerca culturale e dalla tradizione manuale, necessaria ad elevare nelle maestranze la qualità dei propri lavori, trovo doveroso dover ancora indugiare, fra queste mie righe, su quegli argomenti, disquisiti in altri miei scritti, i quali sembrano trovar scarsa pratica fra quegli artefici che non hanno avuto la possibilità di godere dei benefici della Scuola dell'Arte, o degli Istituti Professionali.
Ciò non di meno il contenuto di questo mio quaderno potrà contribuire anche a risvegliare la curiosità di quegli architetti, che pur avendo beneficiato di preziosi insegnamenti, non hanno potuto, loro malgrado, praticare la sostanza dei loro inventamenti.
Al di là di ogni altra considerazione credo comunque che il presente Vademecum possa suscitare interesse fra i Tecnici Comunali preposti al Piano del Colore delle nostre Città, i quali potranno attingere da queste pagine alcuni rudimenti sulle materie e sulle tecniche più ricorrenti nella tradizione dei Mastri decoratori del passato.
Il riproporre i materiali e le tecniche antiche deve tuttavia trovare fondamento nella conoscenza di tali materiali e tali tecniche e quindi, in ultima istanza, richiede una puntuale illustrazione che sia in grado di diffondere sempre più largamente un patrimonio di esperienza che non può rimanere bagaglio esclusivo di pochi sconosciuti.
Gilberto Quarneti