MALTA CON CALCE E LAPILLI PER BATTUTI
Autore: Achille Lenti
Anno: 1877-1881
Fonte : Achille Lenti, Corso pratico di costruzioni,
Alessandria, S. Rossi, 1884.
MALTA CON CALCE E LAPILLI PER BATTUTI
Vol. I - Sez. II - Lavori in pietre (p. 342)
454. Battuti o lastrici alla Napoletana. I battuti che sul napoletano chiamasi lastrici sono rivestimenti costituiti da uno strato di calcestruzzo fatto con malta cementizia e con frantumi di pietra pomice e tufo bruciato o scorie vulcaniche. Questi frantumi distinti col nome di lapillo, di cui le parti più fine tengono vece di sabbia e di cui i pezzi più grossi non hanno più di 0,03 di diametro, si mescolano a più riprese con calce spenta da otto giorni, ben sciolta e ridotta alla consistenza di latte alquanto denso, formando così una specie di malta, che si lascia riposare e fermentare per 24 ore, dopo le quali, e sino a che il miscuglio, senza aver cessato di fermentare, ha acquistato il voluto grado di consistenza, si rimescola e si lascia nuovamente riposare, una seconda, una terza ed una quarta volta, umettandolo con latte di calce se è diventato troppo secco.
Ciò posto per formare un lastrico, dopo aver conguagliato ed assodato il suolo su cui deve essere costrutto e dopo aver disteso sopra di questo suolo uno strato di pietruzze a secco ben disposte e della grossezza di circa 0,m025; si getta in una sola volta su tale letto la composizione suaccennata distendendola in uno strato di circa 0,m14 d'altezza che si riduce poi colla pigiatura a soli 0,m10. La pigiatura del lastrico non si comincia che 24 ore dalla sua positura in opera onde dargli tempo ed acquistare una sufficiente consistenza e fermezza da potervi camminare sopra, e si eseguisce condensandolo in uno stesso tempo, prima con grossi pestelli di legno, poi battendolo con pestelli più leggeri in senso contrario, onde incrociare i colpi. Gli artieri che fanno quest'operazione si mettono lungo uno dei lati dell'area da lastricarsi, e vanno rinculando sino al lato opposto; ripetendo poscia la stessa operazione partendo da uno degli altri lati dell'area stessa, e seguitano la pigiatura finché sentono dai colpi di pestello, che il lastrico ha la necessaria fermezza, ciò che avviene d'ordinario dopo una battitura ripetuta non più di tre volte, fra ciascuna delle quali è conveniente lasciare una giornata d'intervallo.
Se il lastrico, come generalmente si usa, deve essere fatto sopra terrazzi scoperti e servire loro di difesa, gli si dà indipendentemente dal letto di pietruzze posato a secco una grossezza di circa 0,m 20, che si riduce colla pigiatura a circa 0,m 15, ed in questo caso appena terminato il battuto, vi si stende sopra uno strato di terra alta 0,m15 a 0,m20 onde impedire che il lastrico si screpoli, mentre non è ancora secco abbastanza da non temere più l'azione dell'aria, cioè si lascia così coperto il lastrico per circa dite mesi nella buona stagione, oppure dall'autunno alla primavera.
Il lastrico ben fatto forma un solo pezzo e diventa talmente duro, che frammenti che se ne cavano dalle demolizioni si lavorano perfettamente in lastre e possono impiegarsi con ottima riuscita in varie occorrenze come si farebbe di una pietra naturale.