MALTA CON COCCIO PESTO PER PAVIMENTO
Autore: Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy
Anno: 1788-1832
Fonte: Antoine Chrysostome Quatrermère de Quincy, Dizionario
storico di architettura, Mantova, F.lli Negretti, 1842.
MALTA CON COCCIO PESTO PER PAVIMENTO
Vol. I (p. 494)
COMPOSTO - (Composto) Parola italiana, di cui si servono anche i francesi per indicare una mistura con cui formasi il pavimento degli appartamenti di diversi luoghi d'Italia, soprattutto a Venezia, ove chiamasi anche terrazzo o battuto. [ ... ]
Il composto in Italia formasi con pezzi di tegole e di mattoni ben cotti, per lo più mescolati insieme. La sua preparazione consiste in tre parti di questo miscuglio e di una parte di calce. Si sminuzzola ben bene il tutto sinché formi uno smalto mezzamente grasso.
Se il composto dev'essere fatto sopra un soffitto si cuopre prima il legname con paglia; indi si stende in una sola volta uno strato di questo smalto, dell'altezza di un decimetro incirca; dopo di averlo bene adeguato con un rastrello a denti di ferro, lo si lascia riposare per uno o due giorni, secondo la stagione; preso che abbia una certa consistenza, lo si batte con stanga di ferro piegata, la cui parte destinata a battere è stiacciata e rotonda a foggia di lingua. Dopo la prima battuta, si lascia riposare il massiccio per un giorno, indi si batte nuovamente, avvertendo che i colpi incrocino quelli della prima battuta. Allorché si conosce per la reazione della battuta che lo strato ha acquistato sufficiente solidità, se ne stende un secondo alto un quarto di decimetro, composto di pezzi di tegole infrante, molto più fine e passate al vaglio.
Stendesi questo strato con cazzuole lunghe e strette, con manico assai lungo, affinché il lavoratore non abbia tanto ad abbassarsi: sopra questo strato ancora fresco si spargono dei pezzetti di marmo di diversi colori, che si fanno entrare facendo scorrervi sopra un cilindro di pietra lungo cent. 80, e del diametro di 28 a 50 centimetri. Per fare quest'operazione i lavoratori camminano sopra tavole o stuoje distese sullo strato fresco, a fine di non imprimervi l'orma de' loro piedi.
Quando quest'ultimo strato ha preso alquanto di consistenza, lo si batte come il precedente, lasciando sempre un giorno d'intervallo fra ogni battuta; a capo di 10 o 12 giorni, si comincia a lavorare il composto, vale a dire ad agguagliare con una pietra di arenaria immacinata all'estremità di un bastone gettando dell'acqua a misura che si va sfregando. Si continua così fino a che la superficie di tutti i pezzetti di marmo sia affatto scoperto; e siccome le commessure si alterano alquanto per questa operazione, si fa una specie di cemento del colore che si vuole, con terre colorate e calce; e se ne riempiono le commessure, valendosi a quest'uso di una specie di pietra tenera che serve di macinello. Si dà il lustro a questa specie di cemento con un arnese di ferro somigliante ad una cazzuola, la cui lancia è più grossa, più stretta ed un po' rotondata al basso. Si dà termine al composto con una o due mani di olio di lino, caldissimo, affinché possa penetrare ad una certa profondità, e dargli una consistenza favorevole al bel polimento che esso riceve.
Per mezzo del composto si fanno bellissimi scomparti di pavimento, che gareggiano con quelli di marmo variato, e co' più vaghi tappeti. Ed ecco il modo per eseguirli.
Dopo di aver dato la prima mano, od il primo strato, come abbiamo detto di sopra, si delinea in grande su carta un po' grossa un quarto del disegno degli scomparti che si vogliono eseguire. Si punteggia questo disegno, e dopo di aver diviso il pavimento in quattro parti con due linee che si incrocino ad angolo retto si spolvera col nero di carbone la prima, rovesciando di poi il disegno, si spolvera la seconda e le altre due parti nello stesso modo, avvertendo che ogni parte concordi bene colla sua analoga. Fatto questo, si piglino scaglie di marmo d'ogni colore, e si rompono i pezzuoli di pochi millimetri. Per ridurle tutte alla medesima grossezza, se le fanno passare a traverso di un graticcio di filo di ferro, la cui maglia sia abbastanza fina per ritenere i pezzi di conveniente grossezza, e lasciar passare quelli che sono troppo piccoli. Per fare la scelta di que' che son troppo grossi [ ... ]; i quali s’infrangono di nuovo sino a che siano ridotti alla conveniente grossezza, Si dispongono questi in mucchi differenti secondo i loro colori, e si riempiono diversi scompartimenti giusta il disegno. Per fare questo si adoperano cartoni tagliati, che si adattano sullo spolvero che si delineano sullo strato del composto. Questi cartoni non lasciano visibili che gli scompartimenti che devono essere di uno stesso colore. Ne' vuoti poi od intervalli del cartone spargonsi colla maggior eguaglianza che sia possibile i piccoli pezzuoli di marmo del colore indicato dal disegno; e s'insinuano nell'intonaco con un pezzo di legno piatto.
Bisogna avere un'attenzione particolare nello spargere i pezzetti di marmo, perocché, se son troppi, facilmente sconnetosi; se son pochi, le parti del cemento che non sono altrettanto dure quanto il marmo, s'incavano, e producono cattivo effetto.
Quando tutti gli scompartimenti del disegno sono stati riempiuti de' pezzi di marmo del colore che a ciascuno conviensi, si fa girare sopra il cilindro di pietra a più riprese per ispianare la superficie; si lascia indi in riposo l'opera per alcuni giorni, in capo ai quali la si batte ad intervalli sino a che sia divenuta abbastanza consistente per poter essere strofinata coll'arenaria e pulita, come abbiamo detto poc'anzi. Finita l'operazione, per rendere i contorni più netti, si tracciano di nuovo con una punta d'acciajo ben tagliente, e se ne riempie il cavo con nero di fumo mescolato con olio di noce.
Se vuolsi che l'insieme degli scompartimenti si conservi bello per molto tempo, fa d'uopo scegliere marmi di una durezza pressoché eguale, perché mescolando marmi duri e teneri, questi ultimi, frustandosi più presto, formano ineguaglianze assai sgradevoli.