MALTA DI GESSO E COLLA PER FINTO MARMO
Autore: Francesco De Cesare
Anno: 1855
Fonte: Francesco De Cesare, La scienza dell'architettura,
Napoli, Giovanni Pellizone, 1855.
MALTA DI GESSO E COLLA PER FINTO MARMO
Sez. II - Cap. VII - Intonaco, stucchi e marmi artefatti (p. 253)
576. MARMI ARTEFATTI - Può collo stucco lucido, come precedentemente dicemmo, imitarsi qualunque marmo. I celebri stucchi di scagliola poi con i quali si imita il marmo a tutta perfezione si compongono con un impasto di scagliola sottilmente setacciata ed ammassata con acqua di colla di pesce, o di orecchie di vacca bollite, e formatone uno stucco della grossezza di circa 5 mm (2 cent.) si soprappone all'abbozzo già precedentemente apparecchiato: si calca tutto fortemente, e quando è asciutto si spiana prima con pietra arenaria dolce, o con una pietra artefatta composta di scagliola e di arena, dagli stuccatori denominata frattazella, e volgarmente fracassetta. Dopo questa operazione si cura la superficie con istucco fatto della medesima pasta, e poi si continua a spianare prima con pomice, e poi con lavagna. Si perfeziona infine il lavoro, e vi si dà il lucido lisciandovi con una pietra argillosa, e presso di noi fassi uso di una pietra che si ritrova in Maddaloni, di tinta cenerina verdastra, che si riduce levigata e sfettata nei lati; poi si continua con pietra di paragone, ed in ultimo con diaspro sanguigno. Risulta questo stucco di un lucido superiore al marmo. Se tale stucco si vuole colorito basterà unire la tinta alla scagliola.
Se colla scagliola si vogliono imitare i marmi a più tinte, si compongono paste separate dei diversi colori del marmo, che si vuole imitare, si riuniscono proporzionatamente, e se ne formano delle tele o lasagne, che appena fatte si soprappongono all'abbozzo; e quindi si procede come sopra si disse. Terminato il lavoro si umetta il tutto con olio per ravvivarne le tinte.