Leon Battista Alberti
MALTA DI CALCE E SABBIA - 4_AB_1
Autore: Leon Battista Alberti
Anno: 1485
Fonte: Leon Battista Alberti,
L'Architettura
MALTA DI CALCE E SABBIA
Libro III - Cap. IV (pp. 188-189)
Catone dice che per ogni piede di lavoro si devono dare due moggi di rena e uno di calce. Altri autori danno proporzioni diverse. Vitruvio e Plinio dicono che la sabbia va mescolata alla calce in modo che questa sia un quarto se la sabbia è di cava e un terzo se è fluviale o marina.
Infine, se la qualità e la natura della pietra, come in seguito diremo, richiedono materiali più fluidi e cedevoli, la sabbia deve essere passata al setaccio; se invece occorre grana più grossa, si mescoleranno alla sabbia, nella misura di un mezzo, ghiaia poligonale e pietrisco. Se poi si aggiunge un terzo di mattone pestato, è comune opinione che il miscuglio risulterà molto più tenace. Ad ogni modo, qualunque sia la mescolanza, bisogna rimenarla più volte, finché ogni minimo frammento non venga assimilato. Per questa ragione alcuni, per meglio rimescolare, rivoltano a lungo il miscuglio pestandolo nel mortaio.
Cato statuebat in singulos pedes dari calcis modium unum, harenae duos, alii aliter. Vitruvios quidem alque item Plinus harenas iubent admisceri, ut sit ad fossiceas pars quarta, ad fluviatiles atque maritimas tertia. Caeterum, ubi pro lapidum natura et qualitate, uti mox releremus, materia futura erit liquidior el mollior, in cer niculis harena excipietur; ubi vero spissior, tunc glarea angularis et fractitiorum minutalia ammiscebuntur una cum harena ex dimidia; tertiam si tunsae testae partem adieceris, affirmant omnes futuram multo tenaciorem. Tu tamen, uticinque miscueris, iterum atque iterum subigas oportet ad minutorum usque corpuscolo run commixtionem; et sunt ea de re qui probe commiscendi gratia mortariis diutius versant atque intundunt.
[Fine testo originale]
Da sperimentare:
INDICAZIONI TRATTE DA CATONE
- Per ogni piede (romano: 29,57 cm) di lavoro mescolare:
sabbia moggi 2 (Litri 17,46)
calce moggi 1 (Litri8,73)
INDICAZIONI TRATTE DA PLINIO E VITRUVIO
- Mescolare:
calce 1 parte
sabbia di cava 4 parti
oppure:
calce 1 parte
sabbia di
fiume 3 parti
o sabbia di mare
Se la qualità della calce richiede materiali più "fluidi e cedevoli" la sabbia deve essere setacciata.
- Se invece si desidera ottenere un impasto più consistente aggiungere:
ghiaia poligonale e pietrisco1/2
- Per ottenere un miscuglio più tenace aggiungere:
mattone pestato1/3
In generale ogni composto va mescolato molto accuratamente. Alcuni, per incorporare meglio gli ingredienti, pestano la malta nel mortaio.
MALTA CON CALCE E COCCIO PESTO PER PAVIMENTO - 4_AB_2
Autore: Leon Battista Alberti
Anno: 1485
Fonte: Leon Battista Alberti,
L'Architettura
MALTA CON CALCE E COCCIO PESTO PER PAVIMENTO
Libro III - Cap. XVI (pp. 254-256)
Se invece la superficie è in travi di legno, vi si attacchi sopra un'altra travatura in direzione trasversale, si ribatta con la mazza, e vi si spargano sopra detriti per lo spessore di un piede. Secondo alcuni sotto questi ultimi bisogna disporre uno strato di felci o di sparto, per evitare che il legno si guasti a contatto con la calcina. Se i detriti sono recenti, li si mescolerà con calcina nella misura di una parte di questa contro tre di quelli; se sono vecchi, due parti contro cinque. Dopo averli deposti, bisogna renderli compatti con frequenti colpi di piccone. Sopra di essi si stende per uno spessore di sei pollici un impasto di terra cotta in frammenti misto a calce nella misura di una parte di questa contro tre di quella. Per ultimo si disporranno tessere di marmo, o mattonelle a spina di pesce, o mosaici, ben allineati e squadrati.
L'opera risulterà ancora più sicura se tra i detriti pressati e l'impasto cementizio si inseriscono tegole congiunte con calce mista ad olio.
Caeterum, si erit areae solum congestitium, festucabitur accuratissime, et superinducelur cum scatumine rudus. Sin autem erit subcontignata superficies, tunc altera superaffigatur tranversa coaxatio, et scatuminetur, et inducatur rudus crassum pede. Sub rudus sunt qui spartum aut filicem substernendam putent, nequid materia calcis coniactu vitietur. Rudus si erit novum, ad tres partes una calcis misceatur; si residuum, ad quinque duae. Inductum conspissetur cedendo vectibus creberrime. His ad crassitudinem digitorum se num addatur pultis ex testa trita, quae ad tris partes unain habeat admixtam calcis. Ultimo inserantur sertilia aut testa spicacea aut tesserae ad lineam et regulam. Tutius erit opus, si inter scatumen et pultem imbrices tegulae iunctae calce ex oleo insternentur.
Un tipo di pavimento in ambiente coperto che viene molto raccomandato perché esente da umidità, viene così prescritto da Varrone: scava per una profondità di due piedi, e spiana il terreno battendolo, poi stendi sul fondo una pavimentazione di detriti o di mattoni di terra cotta, badando a lasciare aperti degli spiragli attraverso cui, come per canali, si scarichino gli umori; ammucchiavi del carbone, e dopo averlo compresso e indurito stendivi sopra uno strato costituito da una mistura di sabbione, calcina e cenere, per un'altezza di mezzo piede.
Pavimentum non subdivale, quod eius ob siccitatem egregie probant, sic fieri iubet Varro. Fodito ad pedes binos et festucato solum, et inducito aut rudus aut testaceum pavimentum, dimittito apertas nares, unde suos per canales humor extillet; congerito carbones, hisque proculcatis atque admodum inspissatis inducito sabulone et calce et favilla mixtam offam crassitudine semipedali.
[Fine testo originale]
La procedura:
PAVIMENTI PER ESTERNO
- Stendere uno strato di felci o sparto;
- Disporre uno strato di "malta di detriti" dello spessore di un piede (29,57 cm).
la "malta di detriti" è composta di:
calcina 1 parte
detriti nuovi 3 parti
oppure calcina 2 parti
detriti vecchi 5 parti
- Rendere i detriti compatti con colpi di "piccone".
- Stendere il secondo strato di malta di sei pollici di spessore composto di:
calce 1 parte
frammenti di terra cotta 3 parti
- Disporre sopra allo strato di malta le tessere di marmo o le mattonelle "a spina di pesce". Il pavimento risulterà ancora più "sicuro" se sotto lo strato di detriti si disporranno tegole congiunte con calce mista a olio.
PAVIMENTO PER INTERNO
- Scavare e battere il terreno per una profondità di due piedi.
- Stendere una strato di detriti o di mattoni di terra cotta.
- Lasciare aperti dei canali per scaricare gli "umori".
- Coprire i detriti con carbone e comprimerli insieme.
- Disporre sopra ai carboni pressati uno strato alto mezzo piede composto da una mistura di:
sabbione;
calcina;
cenere.
MALTA CON COCCIO PESTO PER PAVIMENTO (I) - 4_AB_3
Autore: Leon Battista Alberti
Anno: 1485
Fonte: Leon Battista Alberti,
L'Architettura
MALTA CON COCCIO PESTO PER PAVIMENTO
Libro III - Cap. XVI (pp. 258-259)
S'incontrano inoltre ricoperture molto antiche ottenute con un unico strato di un materiale consistente in un miscuglio di calce, sabbia e polvere di terra cotta, nella misura di un terzo per ciascuno (così almeno suppongo). Mi risulta che tali ricoperture divengono più solide e resistenti se vi si aggiunge polvere di travertino nella misura di un quarto. Alcuni reputano particolarmente adatta a questo genere di lavori la pozzolana in polvere, che chiamano "lapillo". Si può sperimentare che superfici fatte tutte con un unica mistura, se battute con assiduità per più giorni, divengono quasi più consistenti e dure della stessa pietra. Risulta inoltre che, se vengono cosparse di acqua di calce, e unte con olio di lino, acquistano una durezza paragonabile a quella del vetro e divengono inattaccabili dalle intemperie. La calce rimestata con olio - sostengono - difende i pavimenti dagli elementi dannosi.
Praeterea spectantur vetustae crustae ex sola materia, quae fiat iuncta calce harena et tunsa testa minutiere, quantum coniector, ex tertia. Compertum habeo crustas hasce fore firmiores et constantiores, si partem adieceris quartam tunsi lapidis Tiburtini.
Sunt qui Puteolanum pulverem, quem rapillum nuncupant, huic operi probent maiorem in modum. Crustas item, quae ex sola sint materia obductae, experiri licet verberatu crebriore et in dies iterato acquirere spissitudinem et duritiem, prope ut exuperet lapidem. Et crustis istitismodi constat, si lotura calcis aspergantur, si oleo linaceo oblinuintur, importari duritiem quandam vitream et contra tempestates illesam. calcem oleo subactam affirmant nihil paivimentis nocuum admittere.
[Fine testo originale]
La procedura:
PAVIMENTI ANTICHI
- Mescelare:
calce 1 parte
sabbia 1 parte
polvere di terracotta 1
parte
- Per rendere questo rivestimento più solido aggiungere:
- polvere di travertino1/4
oppure:
- pozzolana in polvere detta lapillo.
Queste pavimentazioni battute per lungo tempo divengono più dure della pietra.
- Per rendere il pavimento duro e lucido come il vetro cospargerlo con:
acqua di calce;
olio di lino.
MALTA CON SABBIA E MALTA CON COCCIO PESTO PER INTONACO - 4_AB_4
Autore: Leon Battista Alberti
Anno: 1485
Fonte: Leon Battista Alberti,
L'Architettura
MALTA CON SABBIA E MALTA CON COCCIO PESTO PER INTONACO
Libro sesto - Cap. IX (pp. 498-499)
Per qualsiasi tipo di rivestimento occorre l'applicazione di almeno tre strati di intonaco. Il primo ha il compito di fare la massima presa sulla superficie del muro e di sostenere i rimanenti strati ad esso applicati; funzione dell'ultimo è di dispiegare le attrattive delle decorazioni, dei colori delle linee; gli stati intermedi han l'incombenza d'impedire o di porre riparo ai difetti dell'uno e dell'altro. Più mani d'intonaco si daranno, più liscia e netta si potrà rendere la superficie, e meglio resisteranno al trascorrere degli anni. I primi strati, assai ruvidi, devono essere costituiti per intero di sabbia di cava e di cocci di mattone, non già ridotti in polvere bensì in pezzi grossi qualche pollice, e magari un palmo. Per gli strati intermedi il materiale più conveniente è la sabbia fluviale, perché da meno luogo a fenditure; essi pure han da essere ruvidi, perché se fossero lisci non offrirebbero sostegno di sorta ai successivi. L'ultimo strato dovrà essere di una lucentezza marmorea: per esso invece di sabbia s'impiegherà una pietra bianchissima in polvere; e basterà in tal caso uno spessore di mezzo pollice, poiché uno strato più profondo asciuga con difficoltà.
Omnibus crustationibus adegisse oportet harenationum tunicas ne minus tres, Primae officium est superficiem prehensare arctissime et reliquas superadditas harenationes ad parietem contenere; extremae officium est expolitionum colorum linementorumque venustates expromere; mediarum officium est utrisque vitia emendare atque prohibere. Quo plures erunt harenationes, eo illustrius levigabitur, et contra vetustatem solidiores perseverabunt. Harum primas omnino esse oportet asperrimas, ex harena fossili et testa non valde tunsa sed glandulosa, ad crasstudinem digitorum interdum usque palmum. Mediis tunicis harena fluviatilis commodior, quod minus findatur. Hasce item esse asperas oportet, nam levigatis superddita non adherent. Ultima omnium erit nitidissima marmorata, hoc est, cui pro harena sit tunsus lapis candidissimus.
[Fine testo originale]
Il consiglio:
APPLICAZIONE DELL'INTONACO
- Applicare almeno tre strati di intonaco.
- Realizzare i primi strati "assai ruvidi" con: sabbia di cava cocci di mattone grossi qualche pollice o un palmo.
- Realizzare gli strati "ruvidi" intermedi con sabbia di fiume.
- Comporre gli strati intermedi diversamente a seconda che si trovino più verso l'esterno o più verso l'interno.
- Realizzare l'ultimo strato dello spessore di 1/2 pollice con polvere di pietra bianchissima al posto della sabbia.
MALTA CON CALCE PER INTONACO (FINITO A CERA) - 4_AB_5
Autore: Leon Battista Alberti
Anno: 1485
Fonte: Leon Battista Alberti,
L'Architettura
MALTA CON CALCE PER INTONACO (FINITO A CERA)
Libro VI - Cap. IX (pp. 500-502)
La calcina si prepara nel modo seguente. La si lascerà stemperare a lungo in abbondante acqua pura dentro una fossa chiusa; poi la si frantumerà con la cazzuola di ferro, nel modo stesso in cui si sgrossa il legname. Quando in tale operazione il metallo dello strumento non urterà più il pietrisco, sarà indizio che la calce è bene spenta. Secondo l'opinione corrente, essa non è del tutto a punto prima del terzo mese. Inoltre, per essere in tutto soddisfacente, deve risultare cedevole e vischiosa in alto grado: se dunque la cazzuola ne viene estratta asciutta, significa che la calce è difettosa d'acqua e farà poca presa. Quando poi vi si mescola sabbia o altro materiale in polvere, occorre voltarla e rivoltarla energicamente e soprattutto molto a lungo, fin quasi a produrre schiuma. La calcina che veniva stesa come ultimo strato, gli antichi la pestavano in un mortaio, e regolavano l'impasto in maniera che, al momento di essere applicata al muro, essa non si attaccasse alla cazzuola.
Quando uno strato già steso è sul punto di asciugarsi, ma in parte ancora fresco, è il momento di applicarvene sopra un altro. Si faccia attenzione che tutti gli strati secchino in modo uniforme.
I rivestimenti, mentre sono ancora freschi, vengono rassodati battendoli con leggere mazzeranghe o piccole bacchette. L'ultimo strato dovrà essere nei rivestimenti puro intonaco accuratamente strofinato e riuscirà lustro come specchio; se poi, dopoché si sarà seccato completamente, se ne spalmerà la superficie con un miscuglio liquido di cera, mastice e poco olio, riscaldato poi il muro così unto mediante braci, di modo che esso assorba tale mistura, la sua lucentezza supererà quella del marino. Noi stessi abbiamo sperimentato che siffatti rivestimenti vanno esenti dalle crepe, qualora, durante l'applicazione, appena si manifestano delle fessure, le si chiuda con manciate d'ibisco o di sparto crudo.
Calx sic parabitur. Exuberanti et pura aqua operto in lacu diu macerabitur; inde ferro, non secus atque ligna dolentur, asciabtiur. Maceratae signuin erit, ubi inter asciandum calculi ferrum non offenderint. Tertium ante mensem non satis etiam maturam putant. Lentam et valde glutinosam esse oportet, quam probes; nam, si ferrum exierit siccum, inditio erit evanidam esse et siticulosam.
Cum harenam aut quid tunsum immiscueris, diu et vehementer atque iterum diu subagitato; etiam rursus subversato, quoad quasi spumescat. Eam veteres, qua ultimam cutim inducturi erant, mortario compinsabant,temperabatque ipsam hanc mixturam, ut ferrum non detineret dum induceretur.
In iam inductam subarescentem atque adhuc subvirentem altera inducetur, curabiturque, ut tenore uno simul omnes cutes inarescant. Levibus planatoriis et bacillis verberalas crustationes, dum virent, densantur. Ultima cutis in puro albario diligenter perfricata splendorem dabit speculi; eandemque factam penitus siccam si unxeris cera et mastice modicoque oleo una colliquefactis, et sic unctum parietem carbone ignito ex pelvi concalefeceris, ut unguenta conbibat, vincet marmora nitore. Nos experti sumus crustas eiusimodi rimis evadere immunes; si inter inducendum ilico apparentes fixuras manipulis virgultorum ibisci sartive crudi castigaris.
[Fine testo originale]
Si segua questo consiglio:
PREPARAZIONE DELLA CALCE
- Lasciare stemperare a lungo la calce in abbondante acqua pulita,
- Frantumare la calce con la cazzuola di ferro. Quando non si riscontrano più grumi vuol dire che la calce è pronta.
- Secondo l'opinione corrente la calce è pronta all'uso dopo tre mesi dallo spegnimento.
- La calce è ottima quando risulta "cedevole" e vischiosa, mentre, non è buona se dopo avervi immerso la cazzuola questa viene estratta asciutta.
- Lavorare la calce, impastata con sabbia o altro materiale in polvere, fino quasi a "produrre schiuma".
- La calce da utilizzare nell'ultimo strato veniva dagli antichi pestata in un mortaio.
- Applicare ogni strato quando quello precedente è in parte ancora fresco.
- Rassodare i rivestimenti ancora freschi con leggere mazzeranghe o piccole bacchette.
INTONACO "LUSTRO COME SPECCHIO"
- Cospargere l'ultimo strato di intonaco (quando sarà completamente asciutto) con:
cera resina (mastice);
poco olio;
- Riscaldare il muro mediante braci in modo che assorba tale mistura.
- Strofinare accuratamente.
- Chiudere le eventuali fessure con manciate di ibisco o di sparto crudo.
MALTA CON CALCE PER INTONACO (FINITO A SAPONE) - 4_AB_6
Autore: Leon Battista Alberti
Anno: 1485
Fonte: Leon Battista Alberti,
L'Architettura
MALTA CON CALCE PER INTONACO (FINITO A SAPONE)
Libro VI - Cap. IX (pp. 502-505)
Dovendo eseguire l'applicazione dell'intonaco in periodo torrido o in luogo molto caldo, bisognerà battere e tagliare minutissimi pezzi dei cordami stravecchi, da mescolarsi poi al materiale che si vuote applicare. Dei pari l'intonacatura riuscirà assai ben rifinita se, levigandola, verrà irrorata con moderazione mediante sapone bianco sciolto in acqua tiepida; una imbibizione spinta oltre certi limiti produce però una tinta slavata.
I rilievi si otterranno nel modo più agevole facendo uso di calchi: questi si ricavano da sculture preesistenti cui si fa colar sopra gesso liquido. Quando i rilievi si saranno asciugati, ungendoli con la mistura di cui s'è detto si conferirà loro una superficie simile a quella del marmo.
Quod si per caniculam aut loco aestuoso inducturus sis, tundito et minutissime concidito rudentes vetustos et pulti commisceto. Tum et levigabitur quidem bellisime, si sapone albo tepenti aqua soluto modice inter levigandum superasperseris; multa inunctura expallescit.
Signa sigillis expeditissime affigentur. Sigilla ex sculpturis haurientur gypso madente superinfuso. Ea quidem, cum aruerint, quo diximus unguento peruncta cutem marmoris imitabuntur.
[Fine testo originale]
Interpretazione:
INTONACO DA APPLICARE IN PERIODI TORRIDI O IN LUOGHI MOLTO CALDI
- Aggiungere all'impasto per l'ultimo strato di intonaco dei cordami stravecchi tagliati in piccolissimi pezzi.
LEVIGATURA DELL'INTONACO
- Levigare l'ultimo strato d'intonaco irrorandolo con sapone bianco sciolto in acqua tiepida. (l'applicazione di troppa acqua e sapone produce una tinta slavata).
-Realizzare i "rilievi" con l'ausilio di calchi in gesso di sculture già esistenti.
-Ungere i "rilievi" completamente asciutti con sapone bianco sciolto in acqua tiepida per dare loro un aspetto simile al marmo.
MALTA CON COCCIO PESTO PER PAVIMENTO (II) - 4_AB_7
Autore: Leon Battista Alberti
Anno: 1485
Fonte: Leon Battista Alberti,
L'Architettura
MALTA CON COCCIO PESTO PER PAVIMENTO (II)
Libro VI - Cap. IX (pp. 508-509)
Di quanto s'è detto finora a proposito dei rivestimenti, tutto o quasi si può riferire altrettanto bene al lavoro di pavimentazione, di cui ci eravamo proposti di parlare; solo che in quest'ultimo non si applicano rivestimenti ornati di pitture né di rilievi. Salvoché si voglia parlare di rivestimenti dipinti laddove si colora la malta in svariate tinte e la si distribuisce in zone delimitate da tratti di marmo, ad imitazione della pittura. La tintura si ottiene con ocra bruciata, terra cotta in polvere, tritume di selce, limatura di ferro, e simili. Dopo aver rivestito in tal modo il pavimento, una volta che esso sia seccato, si procederà a levigare il tutto, regolandosi come segue. Si prende una selce o meglio ancora un pezzo di piombo del peso di cinque libre, avente il fondo piano, e per mezzo di cordicelle lo si trascina avanti e indietro da una zona all'altra del pavimento, previo spargimento di sabbia ben ruvida e d'acqua, di modo che l'attrito uguagli perfettamente la superficie.
Se la pavimentazione viene infusa d'olio, soprattutto di lino, su di essa si forma una pellicola simile al vetro. E poi assai conviene cospargerla di morchia; altra operazione molto utile è l'irrorarla più volte con l'acqua che è servita a spegnere la calce.
Quae de crustationibus diximus, omnia ferme ad opus pavimenti, de quo dicturos polliciti sumus, faciunt, praeter id, quod neque pictorias neque adeo insignitas crustationes recipiunt; ni forte pro pictoriis illud veniat, quod pultem variis coloribus inficere possimus, et spatiis circumseptis limitibus marmoreis ad picturae imitationem fundere. Inficitur rubrica usta, testa, silice et ferri fece et eiusmodi. Pavimentis crustatis, cum siccuerint, opus dispumabitur. Id fit sic. Siliceus lapis aut potius plumbum pondo V supplanata superficie funiculis horsum istorum trahitur retrahiturque per pavimentum, spansa harena asperrima atque aqua, quoad radendo bellissime levigetur. Quod inductum sit oleo presertim linaceo perfusum, vitream acquirit cutim. Amurca perfundere commodissimum; tum et aqua, in qua extincta sit calx, vehementer conferet, si iterum atque iterum asperseris.
In his omnibus, quae recensiumus, vitabitur eiusdem coloris etformae nimum creba et uno in loco plus satis conferta et perturbate conpincta copia; vitabitur et coniiunctum hiatus, omnia ad unguem componentur atque deligabuntur, et cunctae partes operis ae qualiter sese absolutaspraebant.
[Fine testo originale]
Si prenda indizio da ciò e si provi:
REALIZZAZIONE DELLE PAVIMENTAZIONI
Le indicazione per i rivestimenti con tarsie marmoree valgono anche per i lavori di pavimentazione.
Nel caso di pavimenti realizzati con scomparti di malta colorata (con ocra bruciata, terra cotta in polvere, tritume di selce, limatura di ferro, ecc.) delimitati da pezzi di marmo occorre procedere come segue.
LEVIGATURA
- Prendere un pezzo di selce o di piombo dei peso di 5 libbre.
- Trascinare, per mezzo di cordicelle, il peso avanti e indietro sul pavimento cosparso di sabbia granulosa.
LUCIDATURA
Per creare sul pavimento una pellicola simile al vetro si devono eseguire tre diverse operazioni:
- impregnarlo sino a saturazione d'olio di lino;
- cospargerlo con morchia d'olio;
- irrorarlo con l'acqua che è servita a spegnere la calce.
Si provi:
MALTA PER "STUCCHO"
Prendere:
- travertino macinato sottile 5 libbre (oppure marmo fino)
calce spenta 2 libbre
acqua
- Impastare e battere insieme.
- Modellare lo "stuccho" a mano o con forme.
- Lasciare seccare all'ombra.
PER COLORARE LO "STUCCHO" DI BIANCO
- Lasciare indurire lo strato esterno dello stucco.
- Macinare della biacca con acqua di calce (calce colata).
- Applicare questa "inzuppatura" sul manufatto con il pennello.
PER COLORARE LO "STUCCHO"
- Colorare il manufatto solo quando è perfettamente asciutto.
PER REALIZZARE STUCCHI COLORATI RESISTENTI ALL'ACQUA
- Applicare l'"inzuppatura" di biacca e calce.
- Colorare con colori a olio.