Marco Vitruvio Pollione
MALTA CON CALCE E SABBIA (E COCCIO PESTO) - 1_VT_1
Autore: Marco Vitruvio Pollione
Anno: I secolo a.C.
Fonte: Marco Vitruvio Pollione, De Architectura
MALTA CON CALCE E SABBIA (E COCCIO PESTO)
Libro II ‑ Capo V (pp. 78‑81)
1. Dopo aver parlato dei materiali sabbiosi vediamo ora quanta attenzione si debba usare nel trattamento della calce. La si ottiene dalla cottura di pietra bianca o di selce; quella ricavata da una pietra compatta e dura è adatta per la struttura muraria, mentre quella ottenuta da una pietra porosa va bene per l'intonaco. Una volta raffreddata la si mescola con sabbia nel rapporto di uno a tre se questa è di cava, di uno a due se invece è di fiume; così si ottiene un dosaggio ben equilibrato. Ma il risultato sarà ancora migliore se alla sabbia di fiume o di mare si aggiungerà la terza parte di frammenti di coccio pestato e setacciato.
1. De harenae copiis cum habeatur explicatum, tum etiam de calce diligentia est adhibenda, uti de albo saxo aut silice coquatur: et quae erit ex spisso et duriore, erit utilis in structura, quae autem ex fistuloso, in tectoriis. Cum ea erit extincta, tunc materia ita misceatur, ut, si erit fossicia, tres harenae et una calcis infundatur; si autem fluviatica aut marina, duo harenae, una calcis coiciatur. Ita enim erit iusta ratio mixtionis temperaturae. Etiam in fluviatica aut marina si qui testam tunsam et succretam ex tertia parte adiecerit, efficient materiae temperaturam ad usum meliorem.
MALTA CON CALCE E POZZOLANA PER CALCESTRUZZO - 1_VT_2
Autore: Marco Vitruvio Pollione
Anno: I secolo a.C.
Fonte: Marco Vitruvio Pollione, De Architectura
MALTA CON CALCE E POZZOLANA PER CALCESTRUZZO
Libro V - Capo XII (b) (pp. 242-243) e Libro III - Capo IV (a) (pp. 118-119)
2. La struttura del molo destinata a rimanere sott'acqua dev'essere fabbricata con polvere pozzolana importata da quella regione che si estende da Cuna fino al promontorio di Minerva, mescolata con calce nel rapporto di due a uno. 3. Quindi occorrerà calare in acqua, nella zona prestabilita, dei cassoni senza fondo saldamente serrati con pali di quercia e ancorati per mezzo di catene, poi si procederà a livellare e pulire la parte di fondale tra loro compresa, provvedendo a fare una gettata di malta e calcestruzzo come s'è detto sopra, fino a che la struttura muraria non avrà completamente riempito il vuoto dei cassoni. [ ... ] 4. Ma là dove non è possibile reperite la pozzolana si procederà in questo modo: bisogna ancorare nel luogo stabilito dei cassoni uniti a coppie per mezzo di tavole e catene, e fra i due sostegni si presserà della creta contenuta in cestini di vimini palustri. Una volta che sia stata ben calcata e risulti estremamente compatta, allora per mezzo di trombe spirali, di ruote e di timpani idraulici si svuoti e si prosciughi l'arca delimitata da quella struttura e là in mezzo si scavino le fondamenta, fino a trovare uno strato ben solido se il fondo è terroso [ ... ] Quindi si lascino asciugare e si riempiano poi di pietra, calce e sabbia. 5. Se però il fondale è di natura fangosa vi si dovranno piantare dei pali di ontano o di ulivo temprati al fuoco provvedendo poi a riempirne gli interstizi con carbone, secondo il procedimento già descritto a proposito delle fondazioni dei teatri e delle mura.
2. Sin autem non naturalein locum neque idoneum ad tuendas ab tempestatibus naves habuerimus, ita videtur esse faciendum, uti, si nullum flumen in his locis impedierit sed erit ex una parte statio, tunc ex altera parte structuris sive aggeribus expediantur progressus, et ita conformandae portuum conclusiones. Eae autem structurae, quae in aqua sunt futurae videntur sic esse faciendae, uti portetur pulvis a regionibus, quae sunt a Cumis continuatae ad promonturium Minervae, isque misceatur, uti in mortario duo ad unum respondeant. 3. Deinde tunc in eo loco, qui definitus erit, arcae stipitibus robusteis et catenis inclusae in aquam demittendae destinandaeque firmiter; deinde inter ea extrastilis inferior pars sub aqua axaequanda et purganda et caementis ex moriario materia mixta, quemadmodum supra scriptum
4. In quibus autem locis pulvis non nascitur, his rationibus erit faciendum, uti arcae duplices relatis tabulis et catenis conligatae in eo loco, quifinitus erit, constituantur, et inter destinas creta in eronibus ex ulva palustri factis calcetur. Cum ita bene calcatum et quam densissime fuerit, tunc cocleis, rotis timpanis conlocatis locus, qui eas septione finitus fueritis exinaniatur siccettirque, et ibi inter septionesfundanienta fodiantur. Si terrena eruni, usque ad solidum, ... sicceturque et tunc structura ex caementis calce et harena compleatur. 5. Sin autem mollis locus erit, palis ustilatis alneis aut oleagineis configantur et carbonibus compleantur, quemadmodum in theatrorum et muri fundationibus est scriptum.
(segue Vítruvio Libro III - Capo IV)
2. Se invece non si trova il sodo, e il terreno è alluvionale fino in fondo o palustre, allora si scavi il luogo e si vuoti, poi vi si conficchino pali di ontano o di olivo o di rovere abbruciacchiati; e i pali si spingano in giù, fitti, col maglio; e gli intervalli dei pali si colmino di carboni; allora soltanto si riempiano i fondamenti con solida muratura.
2. Sin autem solidum non invernietur, sed locus erit congesticius ad inum aut paluster, tun is locus fodiaiur exinaniaturque et palis alneis aut oleagineis <aut> robusteis ustilalis configatur, sublicaque machinis adigatur quam criberrime, carbonibusque expleantur intervalla palorum, ci tunc structuris solidissimis fundainenta impleantur.
MALTA CON CALCE, GHIAIA E COCCI PER PAVIMENTO - 1_VT_3
Autore: Marco Vitruvio Pollione
Anno: I secolo a.C.
Fonte: De Architectura
MALTA CON CALCE, GHIAIA E COCCI PER PAVIMENTO
Libro VII - Capo I (pp. 258-259)
2. Fatto il telaio di tavole, si stendano sotto delle felci, se ci sono, se no paglia, in modo che n legname sia difeso dai danni della calce;
3. E sopra si stenda una massicciata (statuminatio) di sassi a pezzi grossi quanto può stringere una mano. Poi si prepari il battuto (rudus) di tre parti di ghiaia e una di calce se esso è fatto per la prima volta; nella proporzione invece di cinque a due se si tratta di un restauro o rinnovo. Quindi si stenda questo battuto e lo si faccia pestare e rassodare da una squadra di operai con mazze lignee fino a ridursi allo spessore di nove once o tre quarti di piede. Sopra si stenda uno strato di coccio pisto con calce - detto nueleus - nella mescolanza di tre parti con una, dello spessore almeno di sei dita. E finalmente sopra questo nucleus si stabilisca il pavimento vero e proprio, tirato a squadra e livella, di segmenti di pietra tagliata o di tessere a cubetti [ ... ].
4. Sulla superficie lisciata, a levigazione ultimata, si stacci polvere di marmo, e al di sopra si stenda una protezione di calce e rena.
2.
coaxationibus factis, si erit, filex, si non, palea substernatur, uti materies
ab calcis vitiis defendatur;
3. tunc insuper statuminetur ne minore saxo, quam qui possit manum implere. statuminationibus inductus: rudus si novum erit, ad tres partes una calcis misceatur, si redivivum fuerit, quinque ad duum mixtiones habeant responsum. deinde rudus inducatur et vectibus ligneis, decuriis inductis, crebriter pinsatione solidetur, et id non minus pinsum absolutum crassitudine sit dodrantis, insuper ex testa. nucleus inducatur mixtionem babens ad tres partes unam calcis, ne minore crassitudine [pavimentum] digitorum senum. supra nucleum ad regulam et libellam exacta exacla pavimenta struantur sive sectilia seu tesseris.
4. super fricaturam, levigationibus et polituris cum fuerint perfecta, incernatur marmor, et supra loricae ex calce et harena inducantur.
MALTA CON CALCE E COCCIO PESTO PER PAVIMENTO - 1_VT_4
Autore: Marco Vitruvio Pollione
Anno: I secolo a.C.
Fonte: De Architectura
MALTA CON CALCE E COCCIO PESTO PER PAVIMENTO
Libro VII - Capo I (pp. 312-313)
5. Particolare cura si deve avere per le pavimentazioni all'aperto. Ma dovendo realizzare pavimenti di questo tipo si proceda così: si stendano trasversalmente due tavolati, l'uno sopra l'altro saldamente inchiodati in modo che le travi abbiano una duplice copertura, si mescolino quindi un terzo di cocciopesto e due parti di calce se la pavimentazione è nuova e due parti di calcestruzzo.
6. Fatta la massicciata vi si getti il calcestruzzo che dopo esser stato battuto dovrà avere uno spessore non inferiore a un piede. Dopo di che, come abbiamo scritto sopra, va posato il pavimento di tessere di circa due pollici e con una pendenza sempre di due pollici ogni dieci piedi; se l'impasto sarà ben fatto e la levigatura accurata si avrà una pavimentazione senza difetti. Inoltre perché la malta che è tra le commessure non venga rovinata dalla brina dovrà essere impregnata ogni anno prima dell'inizio dell'inverno con la feccia dell'olio.
7. Ma per ottenere un lavoro più accurato si disporranno sopra lo strato di calcestruzzo delle tegole di due piedi unite tra loro con calce, le quali abbiano dei canaletti di un pollice a margine di ogni commessura. Dopo averle saldate si riempiono i canaletti con un impasto di olio e calce e il tutto venga opportunamente pressato e levigato. In tal modo la calce che rimarrà attaccata dentro questi canaletti asciugandosi e solidificandosi renderà assolutamente impermeabili le giunture. Terminata questa operazione si proceda con una gettata di calcestruzzo che dovrà essere battuto con mazze di legno. Infine sopra a questo si ponga [il pavimento] sia esso composto a grandi tessere o in pietra a spina di pesce, con quella pendenza di cui ho detto prima. Un lavoro di questo genere durerà sicuramente a lungo.
5. subdiu vero maxime idonea faciunda sunt pavimenta itaque si necessitas coegerit, al minime vitiosafiant, sic erit faciundum. cum coaxatum fuerit, super altera coaxatio tralisversa sternatur clavisque fixa duplicem praebeat contignationi loricalionem. deinde ruderi novo tertia pars testae lunsae admisceatur, calcisque duae partes ad quinque moriarii mixtionibus praestent responsum.
6. statuminatione facta rudus inducatur, idque pistum absolutum ne minus pede sic crassum. tunc autem nucleo inducto, uti s.s. est, pavimentum e tessera grandi rirciter hinum digitum caesa struatur fastigium habens in pedes denos digitos binos; quod si bene temperabitur et recte fricatum fuerit, ab omnibus vitiis erit tutum. uti autem inter coagmenta materier ab, gelicidiis ne laboret, fracibus quotannis ante hiemem saturetur, ita non patietur in se recidere gelicidi pruinam.
7. sic autem curiosius videbitur fieri oportere, tegulae bipedales inter se coagmentatae supra rudus substrata materia conlocentur habentes singulis coagmentorum frontibus excelsos canaliculos digitales. quibus iunctis impletur calx ex oleo subacta, confricenturque inter se coagmenta compressa. ita calx, quae erit haerens in canalibus, durescendo contestatcque solidescendo non patietur, in aquam neque aliam rem per coagmenta transire. cum ergo fueril hoc ita perstratum, supra nucleus inducatur et virgis caedendo subigatur. sopra autem sive ex tessera grandi sive ex spica testacea <pavimenta> struantur fastigiis. quibus est supra scriptum, et cum sic erunt facta, non cito vitianbuntur.
MALTA CON CALCE E SABBIA PER INTONACO - 1_VT_5
Autore: Marco Vitruvio Pollione
Anno: I secolo a.C.
Fonte: De Architectura
MALTA CON CALCE E SABBIA PER INTONACO
Libro VII - Capo II , (pp. 314 -317)
1. Risolto il problema dei pavimenti resta da parlare dell'intonaco. Si avrà un buon risultato usando calce di ottima qualità e lasciandola macerare a lungo; così se qualche pezzo non si è ben cotto nella fornace, lo sarà per effetto del lungo e ininterrotto processo di macerazione.
Usando infatti calce in via di fermentazione, contenendo essa dei grumi ancora crudi, una volta applicata, formerà delle bolle. Questi grumi continuano il loro processo di fermentazione anche dopo la messa in opera, danneggeranno e rovineranno l'intonaco.
2. A macerazione ultimata e dopo aver tutto scrupolosamente predisposto per la messa in opera, si prenda una cazzuola e allo stesso modo in cui si taglia il legname con l'ascia, si tagli con quella li calce. Se si troveranno dei grumi vorrà dire che la calce non è pronta; se la cazzuola uscirà asciutta e pulita vorrà dire che la calce è fiacca e arida, mentre per essere grassa e ben macerata dovrà restare attaccata come colla al ferro della cazzuola.
1. cum a pavimentorum cura discessum fuerit, tunc de albariis operibus est explicandum. Id autem erit recte, si glaebae calcis optimae ante multo tempore, quam opus fuerit, macerabuntur, uti si qua glaeba parum fuerit in fornace cocta. in maceratione diuturna liquore defervere coacta uno tenore concoquatur. Nanique cum non penitus macerata sed recens sumitur, cum fuerit inducta habens latentes crudos calculos, pustulas emittit. qui calculi, in opere uno tenore cum permacerantur, dissolvunt et dissipant tectorii politiones.
2. cum autem haita erit ratio macerationis et id curiosius operi praeparatum erit, sumatur ascia et, quemadmodum materia dolatur, sic calx in lacu macerata ascietur. si ad eam offenderint calculi, non erit temperata, cumque siccum et purum ferrum educetur, indicabit eam evanidam et siticulosam; cum vero pinguis fuerit et recte macerata, circa id ferramentum uti glutinum harens omni ratione probabit se esse temperatam.
MALTA CON SABBIA E POLVERE DI MARMO PER INTONACO - 1_VT_6
Autore: Marco Vitruvio Pollione
Anno: I secolo a.C.
Fonte: De Architectura
MALTA CON SABBIA E POLVERE DI MARMO PER INTONACO
Libro VII - Capo III (pp. 258-263)
3. Disposte e conteste le volte, se ne intonachi i cieli con sabbia, poi si lisci con creta o marmo. Lisciate le volte, si tirino sotto le cornici, tenui e sottili al massimo possibile; quando son troppo grosse vengono tirate giù dal peso né posson sostenersi. Né si deve affatto mescolarvi del gesso, bensì si debbon tirare a marmo scelto e stacciato uniformemente, in modo che, non facendo presa ora prima ora dopo, sia permesso al lavoro di seccare con tenore uguale e sincrono.
5. Tirate le cornici, le pareti siano sgrossate d'intonaco, e sopra, mentre si asciuga la sgrossatura, si tracci uno strato di arenato (calce e sabbia) a regola d'arte, con riga e corda per le lunghezze, col filo a piombo per le altezze, colla squadra per gli angoli; giacché così l'aspetto dell'intonaco sarà pronto per la pittura. Seccato questo strato se ne induca un terzo: quanto più sarà spesso lo strato dell'arenato, tanto più l'intonaco resisterà alla vecchiaia.
6. Si devono insomma stender non meno di tre strati di intonaco fino oltre la sgrossatura. Poi si stenda la superficie con polvere granulosa di marmo impastata a parte in modo che non si attacchi al badile o alla mestola, e il ferro venga tratto pulito dal recipiente. Steso lo strato a granuli grossi, e seccato, se ne tracci un altro più fino; e si comprima bene e si stropicci bene; se ne induca infine uno più sottile. Così con tre strati di arenato e tre di marmo le pareti saranno consolidate, né potranno temere fenditure né altri guai.
7. D'altra parte una volta che sia raggiunta la solidità colla pressione dei lisciatoi, e ben levigato il fermo candore del marmo, anche i colori applicati in ultimo nella rifinitura manderanno nitidi splendori. Questi colori diligentemente stesi sull’intonaco ancora umido, appunto per questo non si staccano, ma rimangono in eterno.
10. E gli imbianchini greci, non solo seguono queste norme facendo opera stabile, ma in più nella fossa della calce mescolando calce e rena, poi con una squadra di operai battono l'intriso con pale di legno a chi più batte; poi, ben macerato, ne issano. Dalla constatata solidità degli intonaci greci è noto pertanto l'uso, da parte di taluni, di tagliare dalle pareti i vecchi intonaci e adoperarli come riquadri o “abaci"; e allora il rivestimento presenta come degli orli in rilievo attorno ai riquadri e agli specchi.
3. camaris dispositis et intextis inum caelum earum trullissetur, deinde harena dirigatur postea autem creta aut marmore poliatur. Cum camerae politae fuerint, sub eas coronae sunt subicienidae; quam maxime tenues et subtiles oportere fieri videbitur, cum enim grandes sunt, pondere deducuntur nec possunt se sustinere. in hisque minime gypsum debet admisceri, sed excreto marmore uno tenore perduci, uti ne praecipiendo non patiatur uno tenore opus inarescere.
5. coronis explicatis parietes quam asperrime trullissentur, postea autem supra, trullissatione subarescente, deformentur directiones harenati, uti longitudines ad regulam et ad lineam, altitudines ad perpendiculum, anguli ad norman respondentes exigantur ; namque sic emendata tectoriorum in picturis erit species. subarescente iterum et tertio inducatur; ita cum fundatior erit ex harenato directura,eor firmior erit vetustatem soliditas tectorii.
6. cum ab harena praeter trullissationem non minus tribus coriis fuerit deformatum, tunc e marmore graneo directiones sunt subigendae. dum ita materies temperetur, uti, cum subigatur, non haereat ad rutrum, sed purum ferrum e mortario liberetur. grandi inducto et inarescente alterum corium mediocre dirigatur, id cum subactum fuerit et bene fricatum, subtilius inducatur. ita cum tribus coriis harenae et item marmoris solidati parietes fuerint, neque rimas meque aliud vitium in se recipere poterunt.
7. sed et liaculorum subactionibus fundata soliditate mermorisque candore firmo levigata, coloribus cum politionibus inductis nitidos expriment splendores. colores autem, udo tectorio cum diligenter sunt inducti, ideo non remittunt sed sunt perpetuo permenentes.
10. Graecorum vero tectores non solum his rationibus utendo faciunt opera firma, sed etiam mortario conlocato, calce et harena ibi confusa, decuria hominum inducta ligneis vectibus pisant materiam, et ita ad certamen subacta tunc utuntur. itaque veteribus parietibus nonnulli crustas excidentes pro abacis utuntur, ipsaque tectoria abacorum et speculorum divisionibus circa se prominentes habent expressiones.
MALTA CON COCCIO PESTO PER INTONACO - 1_VT_7
Autore: Marco Vitruvio Pollione
Anno: I secolo a.C.
Fonte: De Architectura
MALTA CON COCCIO PESTO PER INTONACO
Libro VII - Capo IV (pp. 262-265)
1. Anzitutto, nelle stanze a pian terreno, per circa tre piedi dal pavimento, invece dell'arenato si faccia una sgrossatura a coccio pisto, così l'umidità non arriverà all'intonaco. Ma se si tratta di pareti che trasudano umidità per tutta la loro altezza, allora bisogna fabbricare una seconda sottile parete un po' staccata dalla prima fin quanto è possibile, e nell'intercapedine, in basso, si conduca un canale a livello più basso del pavimento e cogli sbocchi all'aperto; parimenti alla fine della costruzione si lascino sfiatatoi in alto; giacché l'umidità, se non avrà sfogo in alto e in basso, occuperà anche la nuova muratura. Ciò fatto, si sgrossi e si tiri la parete con cocciopisto e poi si intonachi a fino.
2. Se il luogo non permetterà di costruirla seconda parete si facciano soltanto i canali cogli sbocchi all'aperto; poi, da un lato, sull'orlo del canale, si pongano tegole di due piedi, e dall'altro lato, con mattoncini di otto once, si costruiscono delle pile sulle quali possan poggiare gli angoli di due tegole e distino dalla parete non più di un palmo. Sopra questo piano, dal basso fino in cima alla parete, si collochino per ritto delle tegole fornite di uncini accuratamente impeciate all'interno e quindi impermeabili all'umido; anch'esse abbiano gli sfiatatoi in basso e in alto, sopra la volta.
3. E allora si scialbino con latte di calce affinché possano ricevere la sgrossatura di mattone triturato; infatti, per la secchezza che deriva dalla cottura in fornace, non potrebbero sostenerla, se non intervenisse la calce interposta a provocare la presa. Tirata la sgrossatura, invece dell'arenato si spalmi il cocciopisto, e il resto come è detto sopra.
1. et primum conclavibus, quae plano pede fuerint, in imo pavimento alte circiter pedibus tribus pro harenato testa trullisetur et dirigatur, uti eae partes tectorium ab umore ne vitientur. sin autem aliqui paries perpetuos habuerit umores, paululum ab eo recedatur et struatur alter tenuis distans ab eo, quantum res patietur, et inter duos parietes canalis ducatur inferior, quam libramentum conclavis fuerit, habens nares ad locum patentem. item, cum in altitudinem perstructus fuerit, relinquantur spiramenta; si enim non per nares umor et in imo et in summo habuerit exitus, non minus in nova structura se dissipabit. his perfectis partes testa trullissetur et dirigatur et tunc tectori poliatur.
2. sin autem locus non patietur structuram fieri, canales fiant et nares exeant ad locum patentem. deinde tegulae bipedales ex una parte supra marginem canalis imponantur, ex altera parte besalibus <laterculis> pilae substruantur, in quibus duarum tegularum anguli sedere possint, et ita a pariete eae distent, ut ne plus pateant palmum. deinde insuper erectae hamatae tegulae ab imo ad summum ad parietem figantur, quarum interiores partes curiosus picentur, ut ab se respuant liquorem; item in imo et in summo supra camaram habeant spiramenta.
3. tum autem calce ex aqua liquida dealbentur, uti trullissationem testaceam non respuant; namque propter ieiunitatem quae est a fornacibus excocta non possunt recipere nec sustinere, nisi calx subiecta utrasque res inter se conglutinetet cogat coire. trullisatione inducta pro harenato testa dirigatur, et cetera omnia, uti supra scripta sunt in tectorii rationibus, perficiantur.
MALTA CON CALCE E CENERE PER PAVIMENTO - 1_VT_8
Autore: Marco Vitruvio Pollione
Anno: I secolo a.C.
Fonte: De Architectura
MALTA CON CALCE E CENERE PER PAVIMENTO
Libro VII - Capo IV (pp. 264-267)
1. Anche per i pavimenti non sarà spiacevole guardare alla disposizione delle stanze invernali dei Greci: costa poco ed è assai utile.
2. Si scava cioè sotto il livello del triclino per circa due piedi, e battuto il suolo, si sparge pietrisco o un pavimento di cocciame così colmato da avere gli sfoghi in un canale. Poi, ammucchiati ivi e ben calcati dei carboni, si stende un calcestruzzo di sabbione calce e carbonella viva dello spessore di mezzo piede. Ripulita e lisciata la superficie a riga e livella con la cote, il pavimento assume un aspetto nero. Così nelle sale da pranzo dei Greci, tutto che si versa dai bicchieri e centellinando, si asciuga subito; e i servi che vanno e vengono, anche se scalzi, non sentono il freddo da un pavimento di questo genere.
1. etiam pavimentorum non erit displicens, si qui animadvertere voluerit Graecorum [ad] hibernacolorum usum, minime sumptuosus est utilis apparatus.
2. foditur enim intra libramentum triclinii altitudo circiter pedum binum, et solo festucato inducitur aut rudus aut testaceum pavimentum ita fastigatum, ut in canali habeat nares. deinde congestis et spisse calcatis carbonibus inducitur e sabulone et calce el favilla mixta materies crassitudine semipedali. ad regulam et libellam summo libramento cote despumato redditur species nigri pammenti. ita conviviis eorum et, quod poculis et pytismatis effunditur, simul cadit siccescitque, quique versantur ibi ministrantes, etsi nudis pedibus fuerint, non recipiunt frigus ab eius modi genere pavimenti.
Nota: i termini favilla e carbonella viva sono da tradursi con cenere.
MALTA CON CALCE, SABBIA E GHIAIA PER CALCESTRUZZO (PER CISTERNE) - 1_VT_9
Autore: Marco Vitruvio Pollione
Anno: I secolo a.C.
Fonte: De Architectura
MALTA CON CALCE, SABBIA E GHIAIA PER CALCESTRUZZO (PER CISTERNE)
Libro VIII - Capo VI (pp. 398-399)
La raccolta delle acque piovane a terrazza dentro cisterne lavorate per mezzo di opera signina. Il procedimento da seguire sarà questo: bisogna innanzi tutto disporre di sabbia molto pura e granulosa, i sassi di origine silicea vanno frantumati in pezzi da non più di una libbra, la calce molto forte va mischiata con sabbia nella proporzione di cinque parti di arena e due di calce. Il fondo della fossa va livellato con mazze di legno ferrate fino all'altezza stabilita. 15. Pigiata la superficie con la mazzeranga si levi di mezzo il terreno e si spiani al livello inferiore delle pareti. Fatto questo si proceda alla gettata di calcestruzzo dello spessore che s'è stabilito.
Sin autem loca dura erunt nimium venae penitus fuerint, tunc signinis operibus ex tectis aut superioribus locis excipiendae sunt copiae. In signinis autem operibus haec sunt faccenda. Uti harena primum purissima asperrimaque paretur, caementum de silice frangatur ne gravius quam librarium, calx quam vehementissima mortario mixta, ita ut quinque partes harenae ad duas respondeant. Eorum fossa ad libramentum altitudinis, quod est futurum, calcetur vectibus ligneis ferratis. 15. Parietibus calcatis, in medio quod erit terrenum, exinantatur ad libramentum infimum parietum. Hoc exaequato solum calcetur ad crassitudinem, quae constituta fuerit.
OPUS ALBARIUM - 1_VT_10
M. P. VITRUVIO OPUS ALBARIUM
De Architectura p. 260, Liber VII, capo III.
5. coronis explicatis parietes quam asperrime trullissentur, postae autem supra, trullissatione subarescente, deformentur directiones harenati, uti longitudines ad regulam et ad lineam, altitudines ad perpendiculum, anguli ad normam respondentes exigantur; namque sic emendata tectoriorum in picturis erit species. subarescente iterum et terbio indicatur; ita cum fundatior erit ex harenato directura, eo firmior erit ad vetustatem soliditas tectorii.
5. Tirate le cornici, le pareti siano sgrossate d'intonaco, e sopra, mentre si asciuga la sgrossatura, si tracci uno strato di arenato calce e sabbiaa regola d'arte, con riga e corda per le lunghezze, col filo a piombo per le altezze, colla squadra per gli angoli; giacché così l'aspetto dell'intonaco sarà pronto per la pittura. Seccato questo strato se ne induca un terzo: quanto più sarà spesso lo strato dell'arenato, tanto più l'intonaco resisterà alla vecchiaia.
6. cum ab harena praeter trullissationem non minus tribus coriis fuerit deformatum, tunc e marmore graneo directiones sunt subigendae, dum ita materies temperatur, uti, cum subigatur, non haereat ad retrum, sed purum ferrum e mortario liberetur. grandi inducto et inarescente alterum corium mediocre dirigatur. ita cum tribus coriis harenae et item marmoris solidati parietes fuerint, neque rimas neque aliud vitium in se recipere poterunt;
6. Si devono insomma stendere non meno di tre strati di intonaco fino oltre la sgrossatura. Poi si stenda la superficie con polveregranulosa di marmo impastata a parte in modo che essa non si attacchi al badile o alla mestola, e il ferro venga tratto pulito dal recipiente. Steso lo strato di granuli grossi, e seccato, se ne tracci un altro più fino; e si comprima bene e si stropicci bene; se ne induca infine uno più sottile. Così, con tre strati di arenato e tre di marmo le pareti saranno consolidate, né potranno temere fenditure né altri guai.
7. sed et liaculorum subactionibus fundata soliditate marmorisque candore firmo levigata, coloribus cum politionibus inductis nitidos expriment splendores. colores autem, udo tectorio cum diligenter sunt inducti, ideo non remittunt sed sunt perpetuo permanentes, quod calx, in fornacibus excocto liquore facta raritatibus evanida, ieiunitate coacta corripit in se quae res forte contigerunt, mixtionibusque ex aliis potestatibus conlatis seminibus seu principiis una solidescendo, in quibuscumque membris est formata cum fit arida, redigitur, uti sui generis proprias videatur habere qualitates.
7. d'altra parte una volta che sia raggiunta la solidità colla pressione dei lisciatoi, e ben levigato il fermo candore del marmo, anche i colori applicati in ultimo nella rifinitura manterranno nitidi splendori. Questi colori diligentemente stesi sull'intonaco ancora umido, appunto per questo non si staccano, ma rimangono in eterno, perché la calce, la quale ha perso tutta la sua umidità nella fornace, ed è divenuta porosa, quasi costretta dalla fame assorbe tutta l'umidità con cui si trova a contatto, e con nuove mescolanze attraendo a sé gli elementi dei corpi su cui è stesa e di nuovo solidificandosi insieme con essi e prosciugandosi, si ricostruisce in modo da riprendere le qualità iniziali sue proprie.
8. itaque tectoria, quae recte sunt facta, neque vetustatibus fiunt horrida neque, cum extergentur, remittunt colores, nisi si parum diligenter et in arido fuerint inducti. cum ergo ita in parietibus tectoria facta fuerint, uti supra scriptum est, et firmitatem et splendorem et ad vetustatem permanentem virtutem poterunt habere. cum vero unum corium harenae et unum minuti marmoris erit inductum, tenuitas eius minus valendo faciliter rumpitur nec splendorem politionibus propter inbecillitatem crassitudinis proprium obtinebit.
8. Pertanto gli intonaci dipinti ben fatti né diventano scabrosi per vecchiaia, né lavati rilasciano i colori; cose che succedono se indotti poco diligentemente e a secco.
Quando invece essi siano stati fatti come prescritto, essi potranno aver saldezza e splendore fino alla vecchiaia. Se invece si fanno un sol strato di intonaco a calce e rena, e un altro di marmo pesto, ne risulta un debole spessore esposto alle crepe, e per di più il manco di spessore non conferisce splendore alla pittura.
9. quemadmodum enim speculum argentum tenui lamella ductum incertas et sine viribus habet remissiones splendoris, quod autem e solida temperatura fueri factum, recipiens in se firmis viribus politionem fulgentes in aspectu certasque consi derantibus imagines reddet, sic tectoria, quae ex tenui sunt ducta materia, non modo sunt rimosa, sed etiam celeriter evanescunt, quae autem fundata harenationis et marmoris soliditate sunt crassitudine spissa, cum sunt politionibus crebris subacta, non modo sunt nitentia, sed etiam imagines expressas aspicientibus ex eo opere remittunt.
9. Infatti, come uno specchio d'argento tirato in lamina troppo sottile produce riflessi di luce incerti e deboli, e quello invece di solida consistenza, sostenendo una pulitura efficace, restituirà all'occhio immagini fulgide e nette, così gli intonaci tirati a velo sottile di malta, ripeto, non solo son soggetti a crepe, ma si guastano presto; invece quelli formati con strati di arenato e strati di marmo di prescritto spessore, anche quando sian lisciati e lavorati con frequenti politure, non solo son lucidi, ma, con questi procedimenti, par rimandino fuori le immagini stesse come plastiche davanti agli occhi dello spettatore.
10. Graecorum vero tectores non solum his rationibus utendo faciunt opera firma, sed etiam mortario conlocato, calce et harena ibi confusa, decuria hominum inducta ligneis vectibus pisant materiam, et ita ad certamen subacta tunc utuntur. itaque veteribus parietibus nonnulli crustas excidentes pro abacis utuntur, ipsaque tectoria abacorum et speculorum divisionibus circa se prominentes habent expressiones.
10. E gli imbianchini greci, non solo seguono queste norme facendo opera stabile, ma in più nella fossa della calce mescolano calce e rena, poi con una squadra di operai battono l'intriso con pale di legno a chi più batte; poi ben macerato, ne usano. Dalla constatata solidità degli intonaci greci è nato pertanto l'uso, da parte di taluni, di tagliare dalle pareti i vecchi intonaci e adoperarli come riquadri o "abaci"; e allora il rivestimento presenta come degli orli in rilievo attorno ai riquadri delle specchiature.
Capo IV
1. Quibus rationibus siccis locis tectoria operteat fieri, dixi; nunc, quemadmodum umidis locis politiones expediantur, ut permanere possint sine vitiis, exponam. et primum concla vibus, quae plano pede fuerint, in imo pavimento alte circiter pedibus tribus pro harenato testa trullissetur et dirigatur, uti eae partes tectoriorum ab umore ne vitientur. sin autem aliqui paries perpetuos habuerit umores, paululum ad eo recedatur et struatur alter tenuis distans ab eo, quantum patietur, et inter duos parietes canalis ducatur inferior, quam libramentum conclavis fuerit, habens nares ad locum patentem. item, cum in altitudinem perstructus fuerit, relinquantur spiramente; si enim non per nares umor et in imo et in summo habuerit exitus, non minus in nova structura se dissipabit. his perfectis paries testa trullissetur et dirigatur et tunc tectorio poliatur.
1. Ho detto quali son le norme da seguire per gli intonaci nei luoghi asciutti; ora esporrò come si deve procedere nei luoghi umidi, per evitare i relativi difetti.
Anzitutto, nelle stanze a pian terreno, per circa tre piedi dal pavimento, invece dell'arenato si faccia una sgrossatura a coccio pesto, così l'umidità non arriverà all'intonaco. Ma se si tratta di pareti che trasudano umidità per tutta la loro altezza, allora bisogna fabbricare una seconda sottile parete un po' staccata dalla prima fin quanto è possibile, e nell'intercapedine, in basso, si conduca un canale ad un livello più basso del pavimento e con gli sbocchi all'aperto; parimenti alla fine della costruzione si lascino sfiatatoi i alto; giacché l'umidità, se non avrà sfogo in alto e in basso, occuperà anche la nuova muratura. Ciò fatto, si sgrossi e si tiri la parete con coccio pesto e poi si intonachi a fino.
3. tum autem calce ex aqua liquida dealbentur, uti trullissationem testaceam non respuant; namque propter ieiunitatem quae est a fornacibus excosta non pussunt recipere nec sustinere, nisi calx subiectautrasque res inter se conglutinet et cogat coire. trullissatione inducta pro harenato testa dirigatur, et cetera omnia, uti supra scripta sunt in tectorii rationibus, perficiantur.
3. E allora si scialbino con latte di calce affinché possano ricevere la sgrossatura di cocciopesto; infatti, per la secchezza che deriva dalla cottura in fornace, non potrebbero né riceverla né sostenerla, se non venisse la calce interposta a provocare la presa. Tirata la sgrossatura, invece dell'arenato si spalmi il cocciopesto, e il resto come è detto sopra.
4. ...... in his vero supra podia abaci ex atramento sunt subigendi et poliendi cuneis silaceis seu miniaceis interpositis, et explicandae camerae pure politae.
4. ...... in essi, invece, sopra gli zoccoli, son da tingere in nero e da tirare poi a lucido abaci (formelle quadrate), frammezzandovi cunei gialli o rossi, e stendere le vôlte lasciandole lisce.