(SULLA CALCE, LA SABBIAE GLI INTONACI)
Autore: Plinius C. Secundus
Anno:
I secolo d.C.
Fonte:
Gaio Plinio Secondo (Il Vecchio), Naturalis Historia
(SULLA CALCE, LA SABBIA E GLI INTONACI)
171. I Greci costruiscono pareti in pietra dura e selce tagliata in dimensioni uguali, come i muri di mattoni. Questo tipo di costruzione lo chiamano "isodomon". Ma quando i blocchi sono di spessore disuguale, allora lo chiamano "pseudisodomon". Il terzo procedimento è quello dell'"emplecton"; solo le facciate sono rifinite; il resto è messo a caso.
172. E' necessario che nel commetter i muri, questi siano fatti in modo che il centro delle pietre corrisponda al punto di unione delle due pietre della riga precedente, anche a metà della parete, se possibile; se no, almeno ai lati. Il procedimento che consiste nel riempire il vacuo interno della parete con delle pietre frantumate si chiama "diatonicòn" (confr. Vitruvio in nota a p.228).
La muratura reticolata, che si usa spesso sulle costruzioni a Roma, è facile a creare delle crepe. Conviene costruire a squadra e a livella, e lasciarsi guidare dal filo a piombo.
173. Le cisterne devono essere costruite con cinque parti di sabbia pura e granulosa, due parti di calce la più viva possibile e frammenti di selce che non superino una libbra; fatto questo, bisogna martellare parimenti il suolo e le pareti con mazzeranghe di ferro (altrimenti dette "baculus").
E' conveniente che le cisterne siano doppie, in modo che nella prima si depositino le impurità e l'acqua arrivi pura nella seconda.
174. Catone il Censore (De Agricoltura, 38 dove Catone descrive in dettaglio la costruzione e l'uso di un forno a calce) disapprova la calce che deriva da pietre di vario colore; migliore è quella che deriva da pietra bianca. Quella che deriva da una pietra dura è migliore per le costruzioni, quella da pietre porose, per intonaci; per l'uno e l'altro uso non va bene quella che deriva da selce. E' più utile la pietra da scavo di quella che si raccoglie alle rive dei corsi d'acqua; e migliore è la calce fornita dalla màcina perché la sua natura è più grassa. E' singolare che una sostanza, dopo esser stata calcinata, si accenda (bruci) con l'aggiunta d'acqua.
175. Esistono tre specie di sabbia: la sabbia fossile, a cui bisogna aggiungere un quarto di calce, la sabbia dei fiumi e quella marina, a cui bisogna aggiungere un terzo (di calce).
Se si aggiunge anche un terzo di coccio pesto la malta sarà migliore. Dall'Appennino al Po non si trova sabbia fossile, né al di là dei mari. [invece in Italia centro meridionale ed in Etruria sì, come dice Vitruvio.
176. Il crollo degli edifici a Roma deriva soprattutto dal fatto che a causa del furto della calce i cementi sono formati senza legante. L'impasto è tanto più buono quanto più è vecchio. Tra le leggi che una volta regolavano la costruzione degli edifici, ve n'era una che vietava all'imprenditore di usare calce vecchia meno di tre anni; ed è per questo che il loro intonaco non è stato rovinato da crepe.L'intonaco, se non è stato formato tre volte da un impasto di calce e sabbia e due volte di polvere di marmo, non avrà mai abbastanza splendore (lucentezza). Negli edifici umidi, guastati dalla salsedine, è preferibile applicare uno strato sottostante di coccio pesto.
177. In Grecia spalmano gli intonaci sottostanti con impasti preparati con sabbia e lavorati con pestelli di legno. E' provato che l'impasto di calce e sabbia di marmo è ben riuscito quando esso scivola dal ferro della cazzuola; al contrario, se si tratta di stucco, quando la calce ben macerata vi aderisce come colla. Bisogna inumidirlo solo col fango. In Elide vi è un tempio di Minerva, in cui il fratello di Fidia, Paneno, applicò ai muri un intonaco, che egli aveva lavorato, si dice, con latte e croco; per questo, se oggi lo si inumidisce di saliva con il pollice, dà ancora odore e sapore di zafferano.
180. LVII. Usi della calce in medicina.
183. LIX, E' noto il caso di Caio Proculeio, che godeva della familiarità di Cesare Augusto, che si diede la morte bevendo del gesso, perchè soffriva di dolori di stomaco (fece presa immediata).
180. LVII. La medicina, anch'essa, fa largo uso della calce. Questa vien scelta giovane e viva. Essa serve a bruciare, dissolvere, estrarre ed arrestare all'inizio l'insorgere di ulcere serpiginose. Amalgamata con aceto e olio di rose, oppure applicata con cera e dell'olio di rose, essa porta le piaghe a cicatrizzarsi. Mesticata con resina liquida, o con grasso di suino e miele, essa guarisce anche lussazioni e gonfiori.
181. LVIII. Il mastice si deve fare con calce fresca. Si spegne un mucchio di calce con il vino, poi si pesta con grasso di maiale e fichi, due ingredienti per ammorbidirla.
La malta diventa la cosa più tenace in assoluto, e supera la pietra in durezza. Si deve prima sfregare con olio quello che dev'esser spalmato di mastice.