MALTA CON COCCIO PESTO PER PAVIMENTO ALLA VENEZIANA
Autore: Raffaele Pareto
Anno: 1878-1898
Fonte: Raffaele Pareto (a cura di), Enciclopedia delle
arti e industrie, Torino, Unione Tipografica, 1878-1898.
MALTA CON COCCIO PESTO PER PAVIMENTO ALLA VENEZIANA
Vol. VI - Voce: «Solai e soffitti» curata dall'ing. S. Cerriana (pp. 384-385)
Pavimento a mosaico ed alla veneziana. - Questi pavimenti si compongono di piccoli pezzi di marmo o di porfidi della grossezza non maggiore di una noce, disposti su fondo ben piano e collegati fra loro con malta cementizia. Si possono così ottenere pavimenti che nulla lasciano a desiderare per eleganza di disegno o di colori ed anche per durata se si ha riguardo: di scegliere marmi di pasta omogenea e di egual resistenza al fregamento, di far uso di malta cementizia della migliore qualità. Siffatti pavimenti non debbonsi però mai costruire sulle impalcature, perché occorrendo di usare la mazzeranga per batterli fortemente durante la loro esecuzione, si produrrebbero tali vibrazioni che gli impedirebbero di bene assestarsi e farebbero cattiva prova.
Per l'esecuzione converrà attenersi alle norme seguenti:
Si distenda sopra il suolo ben spianato e resistente uno strato di calcestruzzo dello spessore da 3 a 5 cm formato con calce idraulica, sabbia grossa ben netta e tritumi di mattoni o tegole di giusta cottura della grossezza di una nocciola. Si lascia riposare e far presa per circa 24 ore, quindi lo si batte fortemente colla zanca, che è uno strumento di ferro (fig. 939) lungo circa 40 cm., ripiegato due volte a gomito; l'estremo a che comprime è alquanto più largo e leggermente convesso verso il basso; l'altro estremo è cilindrico servendo per impugnarla.
Si lascia poscia riposare per altre 24 ore. In seguito si distende un secondo strato spesso circa 2 cm. di malta alquanto molle, detta stucco, composta di calce grassa, di polvere di marmo e pozzolana. Quando abbia fatto presa si possono tracciare con una punta di metallo le linee di contorno dei compartimenti e degli ornati che deve presentare il mosaico. Ciò fatto si conficcano nello stucco seguendo quei contorni, uno ad uno, l'uno a contatto coll'altro, i pezzetti di marmo, cosicché completati i contorni restano già ben distinte le masse del disegno.
Le superficie comprese fra quei contorni si possono eseguire pure a mosaico piantato oppure a mosaico seminato.
Il mosaico piantato è quello composto di pezzi piuttosto regolari piantati uno ad uno l'uno accosto all'altro fino a riempire tutta la superficie degli scomparti.
Quando i pezzi raggiungono tutti all'incirca la grossezza da 3 a 4 cm. si dice piantato a grossa macchia. Il mosaico seminato è quello fatto con pezzi meno regolari e generalmente di grossezza poco superiore a quella d'una nocciola, sparsi parecchi per volta sul suolo in modo da ricoprirlo il più che si può uniformemente senza che si accavalchino l'un l'altro e neppure siano troppo discosti fra loro. Collocate tutte le pietruzze si innaffiano con acqua e si fa scorrere sulla loro superficie un rullo di ghisa (fig. 940) che le affonda facendo rigorgare alla superficie il grassello di calce. Se in qualche punto alcune pietruzze fossero renitenti all'affondarsi, si fa uso anche della mazzeranga (fig. 941) e quindi si ritorna ad agguagliare col rullo.
Premuto così il mosaico, lo si lascia in riposo per alcuni giorni; si pone rimedio alle piccole imperfezioni che ancora si riscontrassero alla superficie col distendere su tutto il pavimento una lattata di calcina mista con polvere fina di marmo, e lasciato ancora per altri pochi giorni in riposo si procede alla rotatura.
Questa operazione consiste nell'umettare con acqua e fregare tutta la superficie del pavimento con una pietra arenaria delle dimensioni di un mattone, fissata ad un gambo di legno e foggiata come si rivela nella fig. 942 affinché l'operajo la possa comodamente maneggiare. Si frega finché siano scomparse tutte le minime asperità visibili ad occhio.
Si lascia poscia il pavimento in riposo per alcuni mesi per quindi ripetere l'arrotatura, ma a secco, colla stessa pietra arenaria e sabbia fina. Ben nettato si frega con uno straccio imbevuto d'olio di lino purgato.
Il giorno successivo si ripassa collo stesso straccio maggiormente imbevuto d'olio. Il terzo giorno lo si asciuga mediante segatura di legno.
Nelle aperture fra una camera e l'altra il mosaico si limita contro una lamina di ferro avente sezione retta di circa mm 40 per mm 10; disposta di costa, fissata colle estremità nelle spalle dell'apertura od anche in uno o più punti intermedi mediante ali di ferro ingessate nella parte sottostante al pavimento. La faccia superiore di questo ferro resta in piano col rimanente del pavimento.