BATTUTO (di
sottofondo per pavimenti)
Il Battuto
per il sottofondo dei pavimenti è costruito sopra il tavolato del solaio ligneo
classico oppure anche sopra solai di tipo diverso. È formato da un massello il
cui spessore varia dai 10 ai 20
cm ed è composto di cotto frantumato (cocciopesto),
ottenuto dalla macinazione di vecchi mattoni o coppi e di pietrisco in quantità
minore, mescolati con calce spenta in un rapporto volumetrico di 4:1 e acqua.
Quando si
costruisce un terrazzo, previa la demolizione di quello preesistente, una parte
del materiale di risulta viene recuperato, adeguatamente vagliato e nuovamente
mescolato con calce e acqua. Nel passato, l’impasto veniva fatto da due o tre
operatori con l’ausilio di badili quadri; oggi la betoniera mescola gli
ingredienti e l’impasto ottenuto viene trasportato con le carriole a piè
d’opera.
La costruzione del
fondo comincia con la stesura delle guide intorno ai muri e si avanza
trascinando e livellando l’impasto con una cazzuola. Allo stesso tempo vengono
iniziate le operazioni di battitura, eseguita con il battipalo, e di
rullatura con un rullo il cui peso è di circa 80kg; si procede poi alla ribattitura
e al livellamento servendosi del fero da bater, attrezzo che assomiglia
a un cazzuolone lungo e sottile provvisto di una lama con uno spessore di 10mm,
lunga 80 cm
circa e larga 8 cm,
che si adopera stando in posizione eretta afferrando a due mani un lungo manico
tondo di ferro. Con questo attrezzo si batte con forza e ripetute volte con
ritmo il sottofondo per perfezionare il livellamento. Le tre operazioni di costipamento
compiute col battipalo, rullo e ferro, vengono ripetute e
sovrapposte tra loro molte volte, fino al momento in cui il sottofondo risulta
ben compattato e non spurga più acqua. La costruzione di un sottofondo in calce
di un vano, con una superficie di 20
m2circa, richiede l’impiego di due
operai qualificati per quattro giorni di lavoro.
Nota: per estensione, “Battuto” è ogni materiale costipato con qualsiasi attrezzo che ne consenta il compattamento e l’eliminazione dell’acqua d’impasto in eccesso. I materiali battuti si mostrano più reattivi nei loro componenti pozzolanici, più flessibili e più resistenti alla compressione.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giuseppe Musso, Giuseppe Copperi [41_MC_3]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Achille Lenti [40_LN_8]
BELETTA (v. siltoso)
La calce idrata in polvere ha
prevalentemente un curva granulometrica passante fra i 40 e gli 80 micron, con
piccole frazioni fra gli 80 e i 90 micron; così come bassi valori passanti
sotto i 40 micron. Per questa ragione le sabbie dovrebbero essere selezionate
togliendo ad esse la frazione granulometrica sotto gli 80 micron. Può accadere
che alla calce si aggreghino inerti di granulometria al disotto dei 40 micron:
ciò porterebbe ad ottenere un impasto dove la calce è più grossa della carica:
caso questo che porta alla disgregazione dei manufatti, poiché la carica si
trova ad avviluppare la calce, e non il contrario, impedendo così il contatto e
la presa fra granulo e granulo della calce stessa.Questa parte superfine, detta “impalpabile”,
che se affondata in acqua diventa fanghiglia, è ciò che lo Scamozzi chiama
“beletta”.
Crivellare la polvere di marmo,
per togliere la beletta, significa proprio questo. E' pur vero che la calce
mista a “beletta” di marmo è più lavorabile e cremosa; ma la durezza dei
manufatti così preparati son di gran lunga più deboli di quelli composti con
polveri crivellate e più grossolane.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Vincenzo Scamozzi [15_SA_ 8]
BIACCA (Bianco d’argento, carbonato di piombo) Chiamasi biacca il bianco d’argento o cerussa o bianco di piombo o di Krems. Tutti questi termini hanno la medesima combinazione chimica e si identificano tra loro.
BIANCO
Il carbonato di calcio, originato dall’accumulo di
detriti di conchiglie di molluschi e di gusci di Foraminiferi, bianco e
friabile, è stato usato come materia colorante per pitture a tempera (bianco di
Meudon, bianco di Spagna, bianco di Champagne, di Bougival, Biancone, farina di
montagna); Usato nella fabbricazione del vetro, della carta, delle ceramiche e
dei gessi da lavagna, ecc.
Il bianco San Giovanni è invece calce spenta ottenuta da
calcari, macinata finissimamente, adatta per i dipinti a fresco.
BIRRA
La birra veniva talvolta usata nelle ricette delle
tempere in luogo del vino o del latte di fico.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Gilberto Quarneti [50_GQ_1]
BITUME (v. ASFALTO)
Trattasi di una
resina fossile, che si estrae da una specie di roccia calcarea facilmente
fusibile.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Francesco de Cesare [37_DC_10]
BOCCIARDATURA
Azione eseguita con
un attrezzo di ferro pesante simile ad una mazza (bocciarda), il quale con la
sua forma a maglio con molteplici punte, serve a rendere ruvide le superfici
lisce delle pietre (vedi anche MARTELLINATURA).
BOIACCA
Diconsi Boiacche
le malte costituite dal solo legante sciolto in sovrabbondante quantità d’acqua
e pochissimo (o assente) inerte.
BOLO
Il bolo è un silicato di alluminio, che si presenta
sottoforma di una terra argillosa di color rosso più o meno intenso, untuoso al
tatto ed appiccicaticcio. Il bolo è molto simile alle ocre: tra i più noti si
conoscono il bolo armeno e il bolo di Boemia.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Daniele Barbaro [11_BR_2]
BORACE
Il borace è un sale che si ottiene dall’acido borico e
della soda. Era (ed è) adoperato per dare caratteristiche di imputrescenza e
forza alle tempere ed alle colle.
BORRA
Cimatura, tosatura di pelo animale o panni di varia
natura, che serve a dare struttura alle malte. L’uso della borra nelle malte consente alla
medesima di opporsi al naturale ritiro durante la fase d’asciugatura (vedi
anche Gazzette).
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Giovanni Curioni [39_CR_6]
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Antoine Chrysostome Quatremère de Quincy[32_QQ_1]
BOTTACCIOLO,
CALCINELLO
Nelle malte del
passato, confezionate in cantiere, si trovano facilmente dei residui di calce
usata all’atto della preparazione delle malte, non perfettamente stemperati
nella massa. Tali residui si mostrano come granuli bianchi di varia dimensione
e diconsi Bottaccioli o Calcinelli.
Di Bottaccioli (o Calcinelli) ve ne sono di due tipi:
1) Calcinelli stracotti, che sono il risultato della super cottura della calce, nella parte bassa del forno, in prossimità della fiamma, che ha fortemente compattato l’ossido di calcio per sinterizzazione;
2) Calcinelli crudi, che sono la parte di carbonato di calcio messo in forno, lontano dalla fiamma, nella parte superiore della fornace, e che pertanto non si sono cotti. Quest’ultimi svolgono una funzione inerte (vedi) nella malta. I primi (più rari e più pericolosi) sono suscettibili di idratarsi nel tempo, disgregando il corpo della malta a causa del rigonfiamento dell’ossido di calcio all’atto del suo spegnimento. È raro trovare un calcinello del primo tipo poiché, nel tempo, esso ha sicuramente già avuto modo di idratarsi causando i danni di cui si è detto.