SABBIA
Termine granulometrico per le particelle rocciose detritiche con diametro da 20 μm a 2 mm. A seconda della granulometria e della composizione mineralogica delle rocce di provenienza, i granuli sabbiosi possono essere costituiti da un solo minerale oppure da minuti frammenti della roccia stessa. Assieme alle argille costituiscono la più frequente roccia sedimentaria incoerente, depositabile in varie condizioni ambientali: si hanno così sabbie marine, lagunari, lacustri, fluviali ed eoliche. Dalla cementazione delle sabbie si ottengono le arenarie, anche se si possono aver termini di passaggio mal cementati, detti molasse.
SAGRAMATURA
La Sagramatura consiste nello scialbare con grassello di buona consistenza, la superficie muraria in mattoni rotati (resi lisci meccanicamente), con un mattone stracotto. Con il movimento rotatorio, la calce si mescola alla polvere di mattone rilasciata dalla cortina muraria, producendo una pasta di calce-cocciopesto, la quale s’attacca alla superficie muraria in modo da creare un sottilissimo tonachino (talvolta dello spessore di un solo decimo di millimetro). Quando la parete sagramata è umida o bagnata, traspare l’ordito sottostante con esiti estetici straordinari. C’è da osservare che non tutti gli operatori chiamati all’opera di sagramatura, hanno a disposizione cortine murarie elevate con mattoni nuovi preparati in fornace per una così sofisticata e faticosissima pratica. Spesso il muro è già esistente e non del tutto adeguato a ricevere un siffatto trattamento: in questo caso i mastri dovranno rabboccare il muro con una malta di cocciopesto di grana medio-fina e frattonarla per ben riempire ogni vacuo superficiale delle malte d’allettamento originarie e portare a planarità i mattoni più rugosi; la superficie, così trattata, viene lasciata asciugare e poi abbondantemente ribagnata. Ciò che segue potrebbe essere la posa di un sottile stucco di calce e cocciopesto a similitudine della sagramatura, più simile ad uno stucco alla cappuccina, però (vedi).
SCIALBO (Vedi PITTURA A CALCE)
Detta anche Scialbo, la Pittura a Calce è costituita da grassello ben stagionato, privo di bottaccioli, mescolato a colori scelti fra le terre naturali e rafforzato con un elemento temperante (vedi RESINA). La Pittura a Calce ha la prerogativa di essere traspirante e suscettibile di mostrare interessanti trasparenze. La Pittura a Calce non può, però, essere colorata con pigmenti di tono troppo forte ed acceso: il bianco della calce non lo concede. Tale limite viene risolto utilizzando altri leganti: il silicato di potassio, ad esempio, che è incolore (vedi).
SECCATIVI
Sono sostanze che concorrono a rendere più rapida l’essiccazione dei composti.
Es.: Bianco d'uovo, olio di lino cotto, corteccia d'olmo, succo di fico, lardo di suino, cagli, sangue animale, amido. Tra le resine: la drammara, il mastice e la coppale.
SILICATO (di Potassio)
Il Silicato di Potassio si ottiene dalla sinterizzazione in forni del quarzo opportunamente messo in mistione con quantità ponderate di Carbonato di Potassio, a temperature maggiori ai 1300°C. Alla fine dell’Ottocento, i molti e continui danni causati ai tinteggi, dall’ammorbamento dell’aria con polveri di carbone, indussero gli industriali tedeschi a ricercare un preparato che fosse più resistente dei tinteggi al latte di calce e che di quest’ultimi ne avesse l’aspetto e la versatilità. Fu allora introdotto l’uso di mescolare le terre colorate con il Silicato di Potassio, (vedi STEREOCROMIA), per ottenere risultati pittorici ad imitazione della pittura ad affresco.
Vi è di fatto una sostanziale differenza fra il dipingere ad affresco e dipingere in stereocromia. Quando si dipinge ad Affresco, il fondo di calce deve essere posto di fresco e mantenuto sempre umido finché l’opera di coloritura procede; in Stereocromia, al contrario, il fondo da dipingere, deve essere assolutamente sempre asciutto. Il Silicato di Potassio puro (detto anche acqua di vetro), misto a pigmenti, tinge il supporto su cui è posto, ma non lo ricopre, sicché il Silicato di Potassio può definirsi un materiale che non modifica la resistenza alla diffusione del vapore del supporto su cui è steso (vedi TRASPIRANTE). È ovvio, però, che se un supporto murario (intonaco o tonachino) non è traspirante, stendervi sopra del Silicato di Potassio non serve a migliorare la traspirabilità dell’intera muratura.
SILTOSO (vedi granulometria)
(In Granulometria)
Metodo per determinare dimensioni e caratteristiche degli inerti usati nella preparazione dei conglomerati. Comunemente in cantiere è usato il termine granulometria per definire il passante massimo (al setaccio) di una sabbia aggregata in una malta.
Esempio: una malta da intonaco di granulometria 3 mm (ovvero da 0 a 3 mm), indica una malta con la sabbia passata al setaccio con maglie da 3 mm.
Tutto il materiale che passa al setaccio sotto i 72 µm, dicesi Siltoso. (v. Beletta)
SOLFATAZIONE
Per solfatazione si intende quel fenomeno degenerativo dei litoidi aggrediti dai vari tipi di sali derivati dall’acido solforico. Uno dei casi di solfatazione più rilevanti è innescato dai residui della combustione degli idrocarburi nelle città più densamente trafficate.
L’anidride solforosa che viene formandosi, può provocare erosione sui manufatti secondo questo ciclo:
Anidride solforica + Acqua = Acido solforico;
SO3 + H2O = H2SO4
Acido solforico + Carbonato di calcio = Acido Carbonico + Solfato di calcio
H2SO4 + CaCO3= H2CO3 + CaSO4
Il Solfato di Calcio (vedi GESSO) viene facilmente dilavato dall’acqua. Inoltre, i solfati sono da considerarsi estremamente pericolosi in quanto hanno la capacità di cristallizzare con diverse quantità d’acqua. Ciò provoca un aumento del loro volume in funzione della umidità relativa e della quantità d’acqua nelle murature, causando il distacco e la decoesione dei manufatti con cui essi vengono in contatto.
SINTERIZZAZIONE
La sinterizzazione della calce viva (CaO) è raggiunta ad una temperatura di circa 1250 °C
Il fenomeno consiste nella contrazione/rimozione della porosità tra le particelle della materia di partenza (CaCO3) posta a cottura.
La particolarità del calcare, del combustibile e la cottura "dolce", assicurano una calcinazione lenta e graduale, a temperature mai superiori ai 900/1000 °C. Ciò consente di ottenere una calce viva (CaO) molto porosa e facilmente idratabile, capace di assorbire e ritenere molta acqua, rispetto alle calci cotte in forni industriali ad "aspirazione forzata", dove le temperature e i tempi di cottura spinti, spesso sono causa di sovracottura del calcare, con conseguente sinterizzazione della calce viva da esso ottenuta e, quindi, scarsa porosità e scarsa capacità di idratazione.
La cottura “dolce” (a bassa temperatura) migliora la lavorabilità delle malte a base di questo legante e scongiura il rischio del formarsi di "bottaccioli", legati alla presenza residua di ossido di calcio stracotto anche dopo che lo si sia idratato.
SPARTO (o paglia)
Spartea; Spartum (in Plinio); giunco.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Daniele Barbaro [11_BR_1]
SPEGNIMENTO A PORTICO
Dicesi di spegnimento della calce forte «a portico» quando si ammucchia la calce viva al coperto sotto un portico e la estingue spruzzando sul mucchio dell’acqua e rimestandolo con un badile, lasciandola poi a maturare, ovvero finire la propria idratazione per assunzione di ulteriore acqua della umidità relativa dell’aria.
La calce va ammucchiata sotto un portico perché l’eventuale pioggia non superi la fase stechiometrica di idratazione dell’ossido e non inneschi il processo di presa idraulica del legante. In tal caso la calce, come dice il Palladio, sarebbe da buttare.
SPIRITO DI VINO (Alcool)
L’alcool può servire per togliere l'acido all'olio: si mettono 25 gr. di spirito di vino in 100 gr. di olio esponendoli al sole e agitandoli due o tre volte ai giorno.
STABILITURA
Strato murale di intonaco steso a finitura dello strato grezzo dell’arricciatura (corpo dell’intonaco), al fine di portare la parete ad un supporto liscio, pronto per essere tinteggiato. Nel passato la stabilitura era quella porzione di intonaco costituita di calce grassa e sabbia su cui veniva dipinta la sinopia, ovvero la traccia da seguire per dipingere ad affresco.
STEREOCROMIA
Dicesi stereocromia della pittura ai silicati di potassio. Essendo la stereocromia una tecnica di pittura su fondo asciutto, è stata chiamata fresco “a secco” o finto fresco, tipica di fine Ottocento ed inizi del Novecento che ha visto la sua massima espressione nell’Art Nouveau.
STERO
Lo stero equivale ad una catasta di legna che ingombra un metro cubo, vuoto compreso.
STUCCO
È genericamente detto stucco un impasto a base di calce, gesso, sabbia, polvere di marmo ed eventuali coloranti e temperanti, usato per rivestire superfici e per realizzare decorazioni scultoree d’ogni genere; usato soprattutto negli interni.
STUCCO ALLA CAPUCCINA
Trattasi di uno stucco a calce e sabbia (eventualmente colorato nell’impasto) o calce e polvere di cocciopesto e sabbia, tirato a cazzuola direttamente sui mattoni delle superfici murarie. Tale stucco, di esiguo spessore, è un esempio d’arte povera, ma di grande effetto estetico. Un’opera mirata al risparmio: alla cappuccina appunto. Opera da non confondere con la “sagramatura” (vedi).
STUCCO LUCIDO (lustro, alla Veneziana)
È detto stucco lucido o alla veneziana un impasto a base di sabbia carbonatica finissima ed eventuali coloranti e temperanti (collanti, addensanti, idrorepellenti), usato per rifinire di fino le superfici interne. Lo stucco lucido, applicato a spatola o a lama quadra, si lucida in virtù dell’olio di lino fisso e chiarificato con il quale lo stucco è impastato. Nella composizione dello stucco lucido alla veneziana non entra la calce (se non in minime quantità), perciò si possono azzardare colori anche vivaci, senza vederli smortire a causa del bianco della calce stessa.
STUCCO NERO
Si fonda assieme una miscela di:
- gesso;
- solfuro di antimonio in polvere finissima;
- silicato sodico.
Questo composto, quand’è indurito, si può lucidare con un brunitore d’agata (vedi AGATA Pietra d’).