Come trovare il miglior rapporto fra legante e sabbie
Ricordate:
Più è grossa la sabbia e meno calce è richiesta, e la malta riuscirà molto forte!
Più fina la sabbia e più calce devo consumare, perché la superficie specifica di contatto è maggiore, ma la malta sarà più debole!!
VEDIAMO LA COMPOSIZIONE ED IL PROFILO DI UNA CURVA IDEALE
Luce della maglia Residuo cumulativo Passante
mm % %
2.00 0 100
1.60 7 93
1.00 33 67
0.50 67 33
0.16 87 13
0.08 99 1
Tipo da μm a μm
siltoso fino (filler) 1 30 beletta
siltoso grossolano 30 75 beletta
arenaceo molto fino 75 125
arenaceo fino 125 250
arenaceo medio 250 500 (0,5 mm)
arenaceo grosso 500 1000 (1,0 mm)
arenaceo molto grosso 1000 4500 (4,5 mm)
ghiaia (o pietrisco) 4,5 mm e maggiori
L’esperienza della pratica però è quella che quasi sempre regola le dosi degli ingredienti, in relazione alle resistenze che si vogliono ottenere, tenendo presente che si ottengono malte aeree, accoppiando la calce grassa con la sabbia, malte idrauliche, unendo calce grassa e pozzolana, oppure calce leggermente idraulica naturale e pozzolana, cosippure calce eminentemente idraulica e sabbia. Fatti perciò diversi saggi, si osservi come questi si comportano, sia rispetto alla durata della presa, sia rispetto la resistenza che essi acquistano col passar del tempo.
Nota di Bottega
Il miglior rapporto fra legante e sabbie.
Le malte si dicono “piene” allorquando la calcina, che in esse si trova, è sufficiente a riempire tutti i vuoti che esistono fra i grani di sabbia.
Dovreste provare un’esperienza assai semplice che serve a determinare, in modo sufficientemente esatto, le proporzioni di calcina e di sabbia che sono necessarie per dare una malta piena che scongiuri eccessivi ritiri con conseguenti inaccettabili cavillature.
Si riempia un vaso, di capacità nota, con sabbia convenientemente asciutta e livellata, e vi si versi sopra la quantità d’acqua necessaria finché il suo livello giunga alla superficie superiore della sabbia.
Il volume dell’acqua versata rappresenta sufficientemente bene il volume della calcina in pasta da mettersi in mescolanza colla sabbia posta nel vaso. Il legante può riferirsi a grassello di calce aerea o ad una calce aerea idrata in fiore bagnata o ad un impasto bagnato di calce idraulica naturale.
Alla fine dell’esperimento, i volumi di calcina e di sabbia corrispondenti, risulteranno agevoli da dedurre, mediante una semplice regola di proporzione per una qualsiasi quantità di malta da preparare.
Va avvertito lo sperimentatore, che nel caso si usino leganti in polvere come la calce aerea idrata in fiore (in polvere) o la calce idraulica naturale (ancora in polvere), si dovrà tener conto della sola quantità di polvere impiegata, sottraendo il volume d’acqua servita all’impasto del legante scelto; ciò perché all’atto della preparazione della malta, questa sarà mescolata con la sola polvere di legante e sabbia: l’acqua viene aggiunta in seguito, all’atto della preparazione dell’impasto.
Le calci comuni o aeree, esposte all’aria, si disseccano e si induriscono dopo il dovuto tempo. Concorrono alla presa delle malte comuni il loro disseccamento, dovuto alla naturale evaporazione dell’acqua ed il conseguente assorbimento dell’anidride carbonica dell’aria, che converte nuovamente l’idrato di calcio in carbonato; come si disse, la qualità delle sabbie è estranea alla presa. L’esperienza dimostra che la presa si manifesta dapprima col disseccamento per evaporazione, e che il fenomeno di carbonatazione si spinge lentamente dalla superficie esterna, a contatto con l’aria, verso la parte più interna del manufatto.
Quanto più è grande lo spessore delle strutture murali, tanto maggiore è il tempo impiegato perché la presa possa estendersi sino al nucleo delle mura; anche perché altrettanto preclusa all’anidride carbonica è la via per penetrare nell’interno delle masse murali.
Si hanno esempi di malte non completamente consolidate dopo secoli che sono state impiegate e mantenute in condizioni di isolamento. L’Alberti annota d’aver trovato, allo stato pastoso, la malta di una fondazione costruita 500 anni prima.
Le malte idrauliche, che si impiegano anche sott’acqua, devono la loro presa a una causa ben diversa da quella delle malte aeree. Qui l’idrato di calcio ed il silicato d’allumina, in presenza d’acqua, si combinano, e la formazione di prodotti idraulici, quali gli idrosilicati di calcio, ne determinano la presa.
Per le malte idrauliche che si adoperano all’aria la presa ha luogo per il doppio fatto della ricostruzione del carbonato di calcio dovuto all’effetto dell’anidride carbonica nell’aria, e della formazione di silicati ed alluminati di calcio causati dalla presenza dell’acqua d’impasto contenuta nelle malte.
Nelle costruzioni le malte possono essere assoggettate a sforzi di trazione ed a sforzi di compressione. Gli sforzi di trazione si devono allo scorrimento fra i giunti, ovvero al distacco normale di due piani di giunto.
Dall’indagine su provini riproducenti malte del passato l’esperienza ha dimostrato che una malta comune, ben composta, resisteva a 0,7 Kg/cm² allo scorrimento, e da 1 a 2 Kg/cm² alla trazione per distacco normale dei due giunti; e come carico di sicurezza in pratica conveniva assumere da 3 a 5 Kg per cm² per le malte comuni sottoposte a compressione e da 5 a 8 Kg/cm² per le malte idrauliche.