Della posa della malta di cocciopesto
Va rammentato a tutti coloro che s'apprestano a rifare gli intonaci di calce su vecchi muri stonacati, che a nulla vale bagnar i mattoni con l'intento di ben far aderire i nuovi arricciati.
La sola operazione di scaniatura delle vecchie croste d'intonaco è cosa insufficiente: infatti, le malte di calce originarie, allorché furono applicate, sono penetrate profondamente nei pori dei mattoni intonacati, occludendone le vacuità con particelle di calce, la qual calce ha reagito idraulicamente con le materie attive che costituiscono i mattoni stessi, ovvero: (SiO2+Al2O3+Fe2O3).
Se si vuol ottenere lo stesso effetto di adesione "chimica" e non "meccanica", dei nuovi intonaci di calce sui mattoni, sarà opportuno rimuovere le materie occludenti mediante energiche spazzolature, getti d'acqua, o delicate sabbiature, affinché le muraglie, successivamente bagnate, possano riaccogliere, nei loro pori vuoti, l'acqua e la calce delle nuove malte; solo così si sarà certi che l'opera di intonacatura provocherà i medesimi fenomeni di adesione per reazione idraulica, che le precedenti malte causarono, ai tempi in cui i primi intonaci furono posti.
Nel dubbio, se si vorrà aver certezza che gl'intonaci di cocciopesto, che si ripropongono, non debbano in alcun modo patire dello stato dei muri all'atto di porli in opera, sarà cosa saggia il cambiare la calce grassa con la mescolanza di due sorte di calce dalla differente natura: ovvero si dovranno mescolare assieme una metà di calce grassa ed una di calce forte da calcare marnoso. Le malte così preparate fanno presta presa anche su quei muri che trattengono l'umidità e che danno segno di non volersi asciugare mai.
Gli intonaci di cocciopesto cosi preparati e posti in opera, ben battuti con le mazzuole, aderiranno indissolubilmente ai muri e sopravvivranno indenni sino alle più tarde età. Non è raro infatti ritrovare, sulle facciate dei nostri palazzi, che gli arricci marmorati, totalmente distrutti dalle ingiurie del tempo, hanno lasciato a nudo resistentissime ed integre intonacature di cocciopesto.
Allegoria ed Effetti del Buono e del Cattivo Governo, ciclo di affreschi di Ambrogio Lorenzetti, Siena
I ricercatori dei primi dell'800 hanno puntigliosamente ma invano cercato di svelare il segreto delle malte romane, tentando di scoprire la misteriosa materia che le rendeva così tenaci e flessibili.
Oggi l'arcano è sciolto. L'ingrediente che provocava, e che ancor oggi provoca tanto stupore, è un elemento che non può assolutamente essere dominato dall'uomo, ma dall'uomo è subìto: il tempo.
Ecco perché non si insiste mai troppo nel difendere i terrazzetti di cocciopesto dalla picca degli stonacatori: la sbrigativa opera di ripristino delle malte di calce e “cocciopesto” non compensano minimamente le qualità e le caratteristiche di ciò che si è abbattuto.
Calci grasse comuni, calci forti, calci idraulicizzate con cocciopesto, pozzolana, marogna, ecc. sono tutte materie che evidenziano le loro virtù in processi naturali che abbisognano di tempi, che alla nostra osservazione di uomini moderni, appaiono lunghissimi. Come potrebbero le nostre menti moderne e frettolose accettare che sia "il tempo" il più importante degli ingredienti delle nostre ricette? Solo un secolo fa, l'Architetto Giacomo Boni, nel suo "Venezia Imbellettata,1885", già presagiva gli infausti e perniciosi effetti che la "bigia innovazione" avrebbe portato nella sua bella città. I primi biechi tentativi di simulare i vecchi intonaci di tegoli pesti, con un intruglio di Portland e ossido di ferro, che all’illuso artigiano avrebbe dovuto far sparagnare tempo e denaro, devono aver lasciato inorridito il sensibile architetto, sino ad indurlo ad affermare che "quel marciume steso a cazzuola, di color fragola guasta o papavero sbiadito", non avrebbe mai potuto competere in bellezza e solidità con l'intonaco di calce e tegole peste, dal bel color rosso gotico veneziano: liscio, ma non lucido, che acquista col tempo sfumature brune bellissime. Eppoi, a coloro che antepongono i nuovi cementi per la loro forza, v'è anche da dire che quest'intonaci antichi sono così tenaci, che per scrostarli, a colpi di picca, occorre più tempo di quanto non ne impieghino quelli moderni a cader da soli.
Parlando della lavorazione del cocciopesto non si può, però, tralasciare una delle più peculiari pratiche di finitura superficiale che in passato hanno mirabilmente sfruttano le caratteristiche della reazione di presa idraulica fra calce e polvere di mattone: la sagramatura.