Fasi operative in dettaglio
1. Il sottofondo
Il sottofondo è costruito sopra il tavolato del solaio
ligneo classico oppure anche sopra solai di tipo diverso. E’ formato da un
massello il cui spessore varia dal 10 al 20 cm ed è composto di cotto frantumato,
ottenuto dalla macinazione di vecchi mattoni o coppi e di pietrisco in quantità
minore, mescolati con calce spenta in un rapporto volumetrico di 4:1 e acqua.
Quando si costruisce un terrazzo, previa la demolizione di quello preesistente, una parte del materiale di risulta viene recuperato, adeguatamente vagliato e nuovamente mescolato con calce e acqua. L’impasto, un tempo, veniva fatto da due o tre operatori con l'ausilio di badili quadri; oggi la betoniera mescola gli ingredienti e l'impasto ottenuto viene trasportato con le carriole a piè d'opera.
La costruzione del fondo comincia con la stesura delle guide intorno ai muri e si avanza trascinando e livellando l'impasto con una cazzuola. Allo stesso tempo vengono iniziate le operazioni di battitura, eseguita con il battipalo, e di rullatura con un rullo il cui peso è di circa 80 kg; si procede poi alla ribattitura e al livellamento servendosi del fero da bater, attrezzo che assomiglia a un cazzuolone lungo e sottile provvisto di una lama con uno spessore di 10 mm, lunga 80 cm circa e larga 8 cm, che si adopera stando in posizione eretta afferrando a due mani un lungo manico tondo di ferro. Con questo attrezzo si batte con forza e ripetute volte con ritmo il sottofondo per perfezionare il livellamento.
Le tre operazioni di costipamento compiute col battipalo, rullo e ferro, vengono ripetute e sovrapposte tra loro molte volte, fino al momento in cui il sottofondo risulta ben compattato e non spurga acqua. La costruzione di un sottofondo in calce di un vano, con una superficie di 20 m2 circa, richiede l'impiego di due operai qualificati per quattro giorni di lavoro.
2. Il coprifondo o coperta
Il coprifondo o coperta è formato da uno strato di
mattoni o coppi macinati con frantolo in modo da ottenere una polvere di una
certa grossezza che, mescolata alla calce in rapporto volumetrico di 3:1, formi
una malta granulosa dal colore rosaceo stesa con l'ausilio della cazzuola sopra
il sottofondo con uno spessore che può variare dal 2 al 4 cm.
E’ opportuno che l'impasto sia accuratamente mescolato e lasciato riposare affinché l'inerte assorba abbondantemente l'acqua. Questa operazione richiede l'impiego di due operai per quattro ore di lavoro.
Altrettante ore sono necessarie per la stesura del coprifondo di una superficie variabile tra i 16 e i 30 m2. Durante la tiratura dello spessore di coperta eseguita per mezzo di una stadia si procede anche al controllo delle pendenze e di eventuali avvallamenti non visibili ad occhio, servendosi della stadia e della livella.
Il coprifondo viene dunque ripetutamente battuto con il fero da bater dopo due o tre giorni dalla posa, quando è ancora piuttosto morbido, ma non spurga più acqua, è pronto a ricevere lo strato di stabilitura.
3. La stabilitura
La stabilitura è l'ultimo strato del terrazzo con uno spessore
che varia in funzione della grossezza del granulato che verrà seminato sopra;
normalmente lo spessore è compreso tra 1 e 2 cm. Di fatto è una speciale malta di polvere
di marmo sottile e grossa mescolata con calce spenta in rapporto volumetrico di
1:2.
All'impasto vengono spesso aggiunte terre coloranti per attribuire particolari gradazioni cromati-che al legante.
La stabilitura è un tipo di malta dalla consistenza grassa e plastica per cui è facilmente manipolabile con la cazzuola. Normalmente lo strato di stabilitura su una superficie che varia dai 16 ai 30 m2 viene steso da due terrazzieri in una giornata di lavoro.
4. Semina del
granulato: la posa
E’ l'operazione mediante la quale le scagliette di marmo
vengono posate a mano sopra lo strato di stabilitura. Il granulato viene oggi
ottenuto con la frantumazione a frantolo dei blocchi di marmo e la successiva
vagliatura. Il granulato prodotto ha una grossezza variabile tra i 5 e 140 mm ed è denominato in
base a una numerazione progressiva corrispondente alle varie maglie del vaglio:
al n. 1 corrisponde la polvere di marmo impalpabile, al numeri 1 e 2 la polvere
fine e media, al n. 3 il granulato variante da 3 a 5 mm, al n. 4 quello tra 15 e
i 10 mm,
al n. 5 quello tra i 10 e 15
mm, al n. 6 quello tra i 15 e i 30 mm, ai numeri 7 e 8
corrisponde quello tra 130 e 50
mm. Il granulato preparato per le composizioni delle
semine di un buon prodotto deve essere di buona granulometria e decisa
cromatura. E’ possibile costruire terrazzi con la semina di un'unica grossezza
oppure si possono mescolate scaglie di granulometria diversa. Naturalmente il
colore del marmo viene scelto a piacere e sono infinite le combinazioni
cromatiche che si possono eseguire. Un pavimento non risulta mai uguale a un
altro anche se si usano i medesimi ingredienti.
Il tradizionale e classico terrazzo alla veneziana ottocentesco è costituito da una semina di granulati di diversi colori e di varie granulometrie, posate iniziando dalla più grossa, fino a chiudere tutti gli spazi con la semina più piccola. Spesso vengono inserite anche scagliette lisce tagliate a mano provenienti da lastre di marmo tra i tipi più pregiati, nonché scaglie di ciottoli bianchi provenienti dalle scorie della calcinazione, vale a dire residui di sassi i fiume che non hanno raggiunto la temperatura di calcinazione. I ciottoli risultanti da questa mezza cottura possiedono un colore bianco candido e possono essere tagliati come il marmo tenero.
La semina del granulato
Maestria e pazienza sono necessarie durante l'esecuzione della semina del terrazzo in calce, poiché le scagliette devono essere posate dalla parte liscia in modo da favorire il passaggio con l'orso nella fase di levigatura. Soprattutto la disposizione ordinata della semina denota la qualità della rifinitura di un pavimento. Se la semina infatti non risulta perfettamente omogenea o presenta granulati scheggiosi offre un terrazzo di cattiva lavorazione. L’operazione della semina dei grani viene eseguita tenendo la schiena curva in avanti, facendo scivolare dalla mano, con perizia, il granulato di marmo.
Il tempo di posa per una buona semina dipende dalla grossezza del granulato e dal tipo di terrazzo che si intende eseguire. Infatti, qualora si dovessero posare granulati di diversa grossezza, bisognerà cominciare dalla semina di quelli con granulometria maggiore, per finire chiudendo progressivamente gli spazi restanti con granulato di misura sempre minore.
La semina di un granulato di media grandezza, rappresentata dal numero 5 di vaglio, da posare sulla stabilitura di superficie tra i 20 e i 30 m2 , richiede l'impiego di due operai per un lavoro di due o tre ore. Naturalmente, se il progetto prevede la semina di fasce e di decorazioni, i tempi di esecuzione aumentano. Dopo la semina è necessario l'impiego di una squadra di due operai per una giornata di lavoro per rifinire un terrazzo, vale a dire per metterlo a punto con i vari attrezzi del mestiere.
5. La rullatura
Finita la semina si schiaccia e si imprigiona il granulato
nella stabilitura marmorea, servendosi del rullo. Questa operazione di
movimento del rullo avanti e indietro e a destra e a sinistra, continua fino al
momento in cui il piano non raggiunge l'aspetto di un impasto compatto, tanto
da dare l'impressione che granulato e stabilitura siano un'unica cosa.
6. La battitura
Contemporaneamente viene fatta la battitura con il fero
da bater, operazione che livella e liscia la superficie che il rullo lascia
leggermente ondulata e contemporaneamente imprime al terrazzo fresco una certa
omogeneità rendendolo pressato e ancorato allo strato di coperta sottostante.
Le operazioni di rullatura e di battitura sia con il fero da bater che
con il battipalo si sovrappongono tra loro e vengono eseguite molte
volte fino a quando il terrazzo risulta ben costipato.
Subito, con l'orso, si inizia una leggera levigatura a terrazzo ancora relativamente fresco, chiamata dal terrazzieri “trascinata”. L’attrezzo arrotatore viene usato sottomano, vale a dire che il manico viene tenuto inclinato in posizione quasi parallela al terrazzo, in modo da permettere alla pietra molare, incuneata dalla parte del ferro dell'orso, di scorrere sul piano ruvido del terrazzo e di esercitare una lieve pressione avendo l'attenzione di non rimuovere le scagliette che non sono ancora perfettamente in presa.
7. La lisciatura
Dopo le operazioni descritte, con la cazzuola si eliminano
le piccole asperità e si liscia il pavimento. L'arrotatura viene eseguita a
questo punto con maggior sicurezza e insistenza dato che il terrazzo sta
guadagnando una presa sempre maggiore e le scagliette sono sempre più lisce e
più in evidenza.
8. La levigatura
La mola di pietra arenaria naturale è ammorsata all'orso,
attrezzo così chiamato per la parte di ferro sagomata a forma di bocca di orso
aperta e anche perché, durante l'esecuzione della levigatura, produce un rumore
che ricorda il verso tipico dell'orso. La pietra abrasiva deve essere tenera
per avere attrito sulla superficie.
9. La stuccatura,
stagionatura e la lucidatura
Finita la levigatura a mano, operazione che richiede lunghi
tempi di lavoro, il terrazzo risulta liscio e si procede quindi alla stuccatura
per eliminare le piccole porosità che spesso compaiono.
Stuccatura di riempimento
Lo stucco usato è composto di olio di lino cotto e gesso da sarti e si spalma con una spatola flessibile. Il colore dello stucco deve essere reso uguale a quello della stabilitura e, dopo circa una settimana, viene rimosso dal terrazzo con l'orso con l'inserimento della calce bianca sotto la mola abrasiva: in tal modo il terrazzo apparirà bello liscio. La stuccatura si esegue anche con stucco fatto di calce e polvere fina di cotto chiamato pasta. Infine, dopo aver lavato il pavimento, si spalma l'olio di lino crudo mescolato con l'olio paglierino al 50%. Con uno straccio di iuta si strofina e si ristrofina la superficie fino a completa lucidatura.
10. Manutenzione
Le ripetute oliature sono necessarie per favorire la
penetrazione dell'olio negli strati di terrazzo, operazione di vitale
importanza per la conservazione e il mantenimento della morbidezza del
terrazzo. E’ buona regola oliare i terrazzi in calce per lo meno una volta
all'anno. Il terrazzo in calce presenta una superficie cromatica omogenea,
morbida e traslucida. L’inserimento di fasce lungo il contorno dei muri o di
altri disegni geometrici arricchiti da curve, controcurve e motivi ornamentali,
attribuisce all'elemento architettonico orizzontale una particolare eleganza
con soluzioni formali illimitate.