La stesura dell'intonaco
PREPARAZIONE DI UNA MALTA PER IL RIPRISTINO DI UN INTONACO STORICO
PREPARAZIONE DEL MURO
Le operazioni da eseguire su superfici murali vecchie, costruite con mattoni o pietre assorbenti, sono qui di seguito elencate:
- Si indaghi sulla bontà del vecchio intonaco percuotendone col mazzuolo la superficie; se l’intonaco risuona “a vuoto” è segno che questi è distaccato ed andrebbe rimosso, a meno che non si decida di rincollarlo al supporto sottostante. Se al contrario esso emette un suono sordo è indice che è ancora ben saldo, e pertanto deve essere valutata l’ipotesi di poterlo salvare. Di norma, quando la superficie ancora salda non supera il 40% dell’intera area indagata, l’intonaco va totalmente abbattuto e rifatto, a meno che, su quegli esigui lacerti, non si trovino memorie che si vogliano assolutamente mantenere.
- Si scrosti il vecchio intonaco cadente per mezzo d’una martellina;
- Si allontanino polveri e quant’altro rimasto sulla superficie con una scopa dura di saggina;
- Eventuali efflorescenze saline vanno rimosse “a secco” con solide brusche di saggina asciutta;
- I mattoni rimasti a lungo scoperti alle intemperie, andrebbero lavati abbondantemente con acqua demineralizzata ed energicamente spazzolati con una brusca di saggina. Tale operazione ha il vantaggio di rendere la superficie dei mattoni più scabra e più adatta all’adesione delle nuove malte. Eventuali efflorescenze saline vanno rimosse mediante specifici impacchi.
- Si bagni abbondantemente la superficie da reintonacare, comprese le “isole” di vecchio intonaco non rimosso.
Consiglio 1
Lavare le efflorescenze saline
con getti d’acqua o con spazzole bagnate, significa talvolta rimettere in
soluzione i sali e non riuscire ad allontanarli più dal muro. Conviene
allontanare le efflorescenze con spazzole asciutte.
Consiglio 2
Va avvertito l’operatore
distratto, che i vecchi intonaci, specialmente se secchi, sono avidi d’acqua e
pertanto, se non ben bagnati, potrebbero “bere” tutta l’acqua d’impasto delle
malte poste in loro adiacenza, provocando antiestetiche e pericolose fenditure
sul punto di contatto fra le vecchie croste ed i nuovi intonaci. Nei climi
particolarmente caldi e ventosi, si procuri di bagnare, la sera, la porzione di
muro non ancora intonacata, e si ripeta l’operazione, il mattino, prima di
riprendere il lavoro.
Sia di regola che ogni muratura venga reintonacata e rifinita superficialmente dopo essersi accertati che le operazioni di consolidamento strutturale della stessa abbiano dato esito positivo.
IL
CONSOLIDAMENTO DELLE MURATURE E DEGLI INTONACI
Per consolidamento delle murature
si intende il ripristino volumetrico con materiali iniettabili compatibili con
le strutture sottoposte a ripristino. Le boiacche saranno spinte all’interno
della muratura attraverso fori ed apposite cannule, previa una lavatura
dell’interno della struttura muraria. Si raccomanda di usare macchine per
iniettare munite di manometro al fine di garantire che la pressione di spinta
non superi gli 1,5 bar. Per consolidamento degli intonaci, ovvero il loro
reincollaggio al supporto sottostante, le boiacche ed i relativi aggregati,
saranno iniettati manualmente mediante apposite siringhe, avendo cura di
preparare impasti a basso peso specifico e resistenza alla compressione
compatibile con il lacerto d’intonaco sottoposto al reincollaggio.
Consiglio 3
Il materiale iniettato non deve
contenere calce libera. La calce aerea nelle murature, poiché non è raggiunta
dall’anidride carbonica dell’aria, non indurisce mai, vanificando l’azione di
consolidamento intrapresa. Si iniettino sempre materiali “a totale reattività
pozzolanica”, ovvero a completa presa idraulica.
LE
MALTE
Le malte non si preparano solo
con calce e acqua: normalmente ad esse s’aggiunge della sabbia la quale, quando
le malte si asciugano, si oppone al loro naturale ritiro, impedendo così
deformità nelle costruzioni con conseguenti danni e pericoli per la loro
stabilità. Inoltre, le malte con aggiunta di sabbia, dopo il tempo di presa si
mostrano essere più porose, il che facilita il processo di indurimento. La
sabbia da aggiungere, per preparare la malta, deve essere pura e netta, non
deve contenere alcuna materia estranea che altrimenti rovinerà la calcina
stessa; e gli intonaci con essa formati non dureranno a lungo. Preparare una
malta con sabbia fina non è lo stesso che prepararla con sabbia grossa. Una
malta con sabbia fina abbisogna di più calcina e più acqua e quindi, se
parimenti composta, si renderà più difficile lavorarla di quanto non risulti
per una malta preparata con sabbia grossa; a meno che non vi si aggiunga ancora
acqua, il che la renderebbe però troppo porosa e di conseguenza più debole. È
buona norma selezionare la granulometria delle sabbie in ragione dell’opera da
farsi.
Per sabbia grossa si intende una sabbia che passi al setaccio di mm 4-5;
Per sabbia media si intende una sabbia che passi al setaccio di mm 2;
Per sabbia fina si intende una sabbia che passi al setaccio di mm 0,5.
Consiglio 4
Nel preparare le malte si useranno
di preferenza:
- per le malte da muro, sabbie che passino al setaccio da millimetri 3-4;
- per murare con ciottoli, si aumenterà la sabbia e la ghiaietta fino a millimetri 7-10;
- per gli intonachi, sabbie che passino al setaccio da millimetri 3;
- per le stabiliture, sabbie che passino al setaccio da millimetri 1,2 al massimo.
Quando si mescolano fra loro sabbie di diversa granulometria (fina, media e grossa), la mescola più idonea, per la preparazione di una malta, si ottiene unendo approssimativamente assieme:
su 100 parti
60 parti di sabbia fina;
30 parti di sabbia media;
10 parti di sabbia grossa.
È anche buona cosa preparare le malte secondo una ben precisa proporzione: e tale proporzione sia rispettata in ragione del volume delle materie e non del loro peso. Comunemente quando diciamo di preparare una malta con rapporto di 1:3, significa che mescoleremo assieme un volume di calcina e tre volumi di sabbia asciutta che possono essere facilmente misurati con qualsiasi recipiente. Le sabbie troppo umide potrebbero trarre in inganno se si volesse trovar il giusto rapporto in ragion del peso. Quanto detto, circa le proporzioni delle malte fatte con calce spenta e bagnata, vale anche per le calci idrauliche naturali che invece si acquistano in polvere: nel qual caso però, se la sabbia è sufficientemente asciutta, le proporzioni si possono fare anche a peso. Su cento parti in peso, per una malta di calce idraulica naturale, 20 è il peso del legante e 80 è il peso della sabbia; benché si sia osservato che stando al peso medio di questo legante e delle sabbie asciutte, il rapporto in volume poco si discosta dallo 1:3 come per le malte preparate con le calci grasse. Nonostante queste due classi di leganti si presentino sotto due forme diverse, l’una in pasta, l’altra in polvere, il modo per ottenerle è per entrambi eguale.
Una Regola di Bottega:
Il miglior rapporto fra legante e sabbie
Le malte si dicono piene allorquando la calcina, che in esse si
trova, è sufficiente a riempire tutti i vuoti che esistono fra i grani di
sabbia.
Dovreste provare un'esperienza assai semplice che serve a determinare, in modo sufficientemente esatto, le proporzioni di calcina e di sabbia che sono necessarie per dare una malta piena che scongiuri eccessivi ritiri con conseguenti inaccettabili cavillature.
Cavillature da ritiro
Si riempia un vaso, di capacità nota, con sabbia convenientemente asciutta e livellata, e vi si versi sopra la quantità d'acqua necessaria finché il suo livello giunga alla superficie superiore della sabbia.
Il volume dell'acqua versata rappresenta sufficientemente bene il volume della calcina in pasta da mettersi in mescolanza colla sabbia posta nel vaso. Il legante può riferirsi a grassello di calce aerea o ad una calce aerea idrata in fiore bagnata o ad un impasto bagnato di calce idraulica naturale.
Alla fine dell’esperimento, i volumi di calcina e di sabbia corrispondenti, risulteranno agevoli da dedurre, mediante una semplice regola di proporzione per una qualsiasi quantità di malta da preparare.
Va avvertito lo sperimentatore, che nel caso si usino leganti in polvere come la calce aerea idrata in fiore (in polvere) o la calce idraulica naturale (ancora in polvere), si dovrà tener conto della sola quantità di polvere impiegata, sottraendo il volume d’acqua servita all’impasto del legante scelto; ciò perché all’atto della preparazione della malta, questa sarà mescolata con la sola polvere di legante e sabbia: l’acqua viene aggiunta in seguito, all’atto della preparazione dell’impasto.
Un
metodo empirico, tradizionale, per stimare la proporzione fra diverse sabbie
nelle malte
Un sistema empirico, ma efficace,
per determinare il rapporto fra le differenti frazioni granulometriche delle
sabbie a disposizione, praticato diffusamente nel laboratorio dell’ACCADEMIA
QUARNETI, per la preparazione delle malte, è il seguente.
Si acquisiscano un certo numero di qualità di sabbie selezionate per frazione granulometrica continua (non meno di tre), che coprano l’intero arco granulometrico da noi voluto.
Esempio: si vuol preparare una malta per intonaci che contenga il massimo granulometrico di 3 mm, acquisterò 3 tipi di sabbia:
la sabbia fina con granulometria da 0,1 a 1 mm;
la sabbia media con granulometria da 1 a 2 mm;
la sabbia grossa con granulometria da 2 a 3 mm.
Con quale rapporto dovrò mescolarle, fra loro, le 3 sabbie, per avere una buona risposta rispetto alla curva di Fuller?
Si disegni un triangolo e si suddivida l’altezza in parti uguali alle frazioni acquistate, che nell’esempio sono 3.
Mescolare le 3 sabbie (secondo il numero di triangoli per sabbia) con il rapporto di:
1 parte di sabbia grossa da 2 a 3 mm;
3 parti di sabbia media da 1 a 2 mm;
5 parti di sabbia fina da 0,1 a 1 mm.
Se, per esempio, le sabbie scelte fossero state 4 (dividendo l’altezza del triangolo per 4), il rapporto fra loro, secondo il criterio suesposto, sarebbe stato:
1 parte di sabbia grossa;
3 parti di sabbia medio-grossa;
5 parti di sabbia fina;
7 parti di sabbia molto fina.
A conti fatti, raffrontando i risultati sui relativi fusi di Fuller, le risposte sono più che soddisfacenti.
Vanno avvertiti i restauratori che le frazioni granulometriche devono esser contigue!
Da 0,1 a 1 mm; da 1 a 2 mm; da 2 a 3 mm. Questo è giusto! Le frazioni sono contigue!
Da 0,1 a 0,5 mm; da 1,5 a 2,5 mm; da 1,7 a 3 mm. Questo è sbagliato! Le frazioni non sono contigue!
Consiglio 5
Una malta preparata con sabbia
più grossa, una volta applicata ed essiccata, si mostra più tenace, flessibile
e longeva. Una malta con sabbia fina si applica e si lavora con minor
difficoltà, ma è meno resistente e meno durevole.
LA STESURA DELL’INTONACO
- Sui fondi ancora umidi si
stenda con forza e col solo movimento del polso, la malta di rinzaffo, che
dovrà essere leggermente più grassa del solito e contenere un inerte
grossolano, che prepari un supporto scabro e garantisca così l’adesione
dell’arricciato che seguirà;
- si mescoli la malta, a mano od in betoniera, con la massima cura, in modo che calce e sabbia s’impastino fra loro perfettamente. Il tralasciare tale accortezza è causa talvolta di indesiderati addensamenti di calce in qualche luogo e di sabbia in qualche altro, condizione questa che rende l’intonaco suscettibile di cavillarsi vistosamente e di sfarinare contemporaneamente;
- stendere l’arricciato quando il fondo di rinzaffo è ben fermo ed appena umido. E se non lo fosse, lo si bagni di nuovo prima di proseguire col lavoro. Non si tenti mai di raggiungere lo spessore voluto con una sola passata di malta sormontando ad una cazzuolata la successiva. Un siffatto modo di procedere potrebbe far “calare” le malte sul muro, evidenziandone il difetto con vistose crepe orizzontali. La malta va posta lanciando una cazzuolata accanto all’altra, raggiungendo lo spessore voluto con passate successive ripetute quando la mano precedente da segno di “tirare”, ovvero quando essa è ferma, ma ancor umida.
- dovendo approntare intonaci dal rilevante spessore, a causa dell’eccessiva irregolarità delle pareti, si dovranno applicare le malte a più strati sino al raggiungimento dell’ “a piombo” desiderato. S’abbia l’accortezza, in questi casi, di seguire alla lettera la Regola del passato e attendere che lo strato precedente sia ben asciutto prima d’applicare il successivo, avvertendo che lo strato ben secco sia abbondantemente bagnato prima di stendere la successiva mano. Intonaci dello spessore di 4 o 5 centimetri, se posti in opera, con premura, senza seguire questa regola, sono destinati ad aver poca fortuna e pericoloso futuro.
- Si tiri infine l’intonaco, a filo, con lo staggio, e si rabbocchi ove fosse richiesto. Si proceda a passare col frattazzo o col pialletto tutta la superficie intonacata quando questa sta “tirando” ed è ancor umida. Ci si aiuti nell’operazione spruzzando leggermente un po’ d’acqua con una pennellessa tenuta nella mano opposta a quella che tiene il frattazzo. Ammorbidire il fondo con l’acqua durante la frattazzatura consente di avere delle superfici estremamente lisce e piane, nonché di ricucire eventuali cavillature od imperfezioni che siano occorse a causa dell’impreciso uso dello staggio. Per la preparazione delle malte e la stesura degli intonaci si scelgano preferibilmente giornate fresche e non tormentate dalla calura: anzi, le giornate primaverili o autunnali, ove l’aria è pungente, sarebbero ideali per i lavori fatti con la calce. Più fresco è, e meglio le calci fanno presa, poiché queste trattengono più a lungo l’acqua e si asciugano favorevolmente in tempi più lunghi. La tradizione vuole che l’ultimo strato d’intonaco sia composto da una sottile mano di calce dolce e sabbia stesa sull’arricciato allo scopo di portare la superficie, da tinteggiare, ad un maggior grado di planarità e finezza. Questo tonachino, che molti chiamano “arriccio” o “stabilitura”, dovrà necessariamente essere composto di calce dolce, ben stagionata, per favorire la successiva opera di tinteggiatura. Per aver garantita la durabilità dei colori a calce, non occorre che i tonachini di stabilitura siano di spessore rilevante: più sottili sono e meglio attivano i processi di carbonatazione e di adesione idraulica al substrato.
Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: Achille Lenti [40_LN_9]
Consiglio 6
Mura
d’inverno e murerai in eterno
È dimostrato che le malte
applicate nelle giornate fresche, tra +5 e +10°C, sono più durevoli di
qualsiasi altra malta applicata in giornate più calde. Ricorda però che sotto i
+ 5°C il
processo di evaporazione dell’acqua di impasto si arresta ed i pericoli del
gelo sono incombenti.
L’ARRICCIO
DI STABILITURA O TONACHINO
Qualora vi fosse la volontà di
colorare le facciate, non a pennello, ma con la stesura di maltine di arriccio
già colorate nell’impasto, non v’è allora il bisogno di stendere il fondo di
stabilitura di cui s’è detto sopra. Gli arricci colorati si stendono, a Regola
d’Arte, in due mani. Si stende la prima mano come fosse una stabilitura; e si
finisce quindi, col secondo strato, lavorando di frattazzo di feltro sino a
ridurre la superficie colorata ad un piano liscio e vellutato. Pur essendo gli
arricci colorati meno trasparenti delle tinteggiature a calce, stese a
pennello, essi resistono più a lungo nel tempo: o almeno così sembra. Quando
questa finitura, accidentalmente si dovesse deteriorare in superficie, essa
continua a mostrare il colore originario in tutto il suo strato, simulando così
una maggior resistenza all’oltraggio del tempo.
Consiglio 7
Non esiste (e non è mai esistita)
la possibilità di far aderire una malta di calce dolce nuova ad un supporto di
calce vecchia (carbonatata), senza dover necessariamente temperare, con un
qualche additivo, il materiale da applicare; a meno che non si voglia
martellinare il supporto per migliorarne l’adesione meccanica come spesso si è
fatto in passato; esempio, quest’ultimo, da non imitare, però.
I
TONACHINI “LAVATI” (alla cappuccina)
Quando il tonachino richiesto
deve uniformarsi alla preesistente crosta d’intonaco, che ancora resiste - pur
mostrando gli effetti del dilavamento superficiale della calce - è buona
pratica integrare gli intonaci con specifiche maltine predisposte all’azione
artificiale del “dilavamento”.
- Si richieda una malta a grana grossa, con sabbie del colore da associare all’intonaco originario;
- si stenda a cazzuola il materiale secondo le Regole della Scuola, e si livelli con apposito frattazzino;
- si attendano dalle 2 alle 8 ore prima di tornare a continuare il lavoro;
- intrisa d’acqua una pennellessa, si bagni la superficie di nuovo intonacata, allontanando il velo di calce che copre l’intonaco; per togliere più materiale legante dalla superficie, ci si aiuti con una spugna bagnata. Nel caso l’intonaco si fosse eccessivamente essiccato, si bagni la superficie con la pennellessa e si rimuova la calce superficiale con una spazzola di saggina;
- si faccia attenzione che l’acqua allontanata non imbratti il resto della superficie originaria;
- giunti al livello di esposizione dei granuli più grossi e vistosi della sabbia, si aggiusti e si compatti la superficie “lavata” con un frattazzino di legno.
I tonachini “lavati” possono essere applicati in modo esteso e completo, su tutta la superficie degli edifici. Il risultato estetico è piacevole e ricorda gli intonaci del passato, confezionati con le sabbie colte dai fiumi.
7
COSE DA FARE
1. Affidatevi sempre alla
diagnostica preventiva.
2. Acquistate materiali che col vostro lavoro hanno affinità e col muro hanno compatibilità.
3. Applicate solo materiali che, all’epoca cui fu costruito il muro da restaurare, già esistevano.
4. Più che lasciarvi convincere, sperimentate personalmente le caratteristiche dei materiali.
5. Il materiale meno costoso non è sempre il più idoneo.
6. Meglio passare un’ora a studiare, che un mese a rifare il lavoro.
7. Chiedete sempre la scheda tecnica che comprovi la composizione dei materiali che userete.
E…
7 COSE DA NON FARE
1. Non applicate materiali
traspiranti su fondi che non lo sono. L’azione è tanto inutile quanto dannosa.
2. Non applicate materiali cementizi su mura storiche. Potreste immettere sali solubili in una struttura che non ne ha mai avuti prima.
3. Non vi fidate troppo delle etichette. Alcune norme sono ambigue e troppo generose: chiedete la schede tecniche certificate.
4. Non vi fidate di chi vi consiglia e non è del mestiere: fidatevi solo di ciò che voi conoscete.
5. Non vi sono innovazioni: vi sono solo nuove interpretazioni di antiche tradizioni.
6. Non applicate materiali “storici” su fondi cementizi: avranno vita corta.
7. Non stonacate murature se gli intonaci originari sono ancora ben fermi. E’ molto difficile rifarli uguali. Un intervento sbagliato di restauro potrebbe essere l’ultimo intervento sul quel monumento.