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Dell'intonazione dei colori

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  • Dell'intonazione dei colori

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Nel Piano del Colore di nostra progettazione tutti i colori hanno per noi la stessa importanza che hanno per un pittore, e quindi la loro conoscenza è di somma utilità. Per poterli dunque conoscere, apprezzare ed utilizzare è necessario sperimentarli nella loro qualità e luminosità.

La luminosità nel colore è una qualità pregevolissima ed il modo più sicuro per apprezzarla è quello di osservare l'effetto che dà uno stesso colore vivo alla luce del giorno ed alla luce artificiale.

E' bene che i colori siano tutti analizzati in questa maniera per chi vuol conoscerne il grado di luminosità, poiché è rarissimo che chi adopera colori se li prepari come s'usava un tempo, ma invece è molto comune che questi vengano acquistati in commercio senza sapere troppo spesso cosa si compera. E' pertanto utile che l'artigiano o il decoratore, nei casi in cui venga loro richiesto di dipingere le facciate a più colori, controllino, sotto le diverse qualità di luce, quali siano le variazioni di tono cromatico delle tinte.

Le tinte fredde sono quelle cui non partecipano il rosso e il giallo.

In generale bisognerà mantenere uguale criterio anche per i lavori da osservarsi a grande distanza, per la ragione che tutte le tinte fredde, specialmente quelle molto decise, pare all'osservatore che crescano di tono, ovvero sembrano più buie di quanto non lo siano; ciò dipende unicamente dal fatto che contrastino facilmente col colore dell'aria, la quale pure aumenta di grado e di colore bluastro, con l'aumentare di spessore ed intensità. Ciò non avviene con i rossi e con gialli caldi, i quali si mantengono brillanti perché nulla hanno in comune con i colori freddi suaccennati.

Per prova, si metta accostata una superficie colorata a tinta fredda ad una, di egual tonalità, a tinta calda: se alla distanza d'un metro vedremo distintamente le due superfici mantenere la propria tonalità, allontanandoci da esse si vedrà invece la tinta fredda, accanto alla calda, aumentare di tono e di grado.

Se dovessimo analizzare i colori per conoscerne la composizione più intima, dall'esame scopriremmo che alcuni colori non contengono nessuna parte, neanche minima, di altri, e questi sono: il bianco, il giallo, l'azzurro, il rosso e il nero. Ogni altro colore, poiché derivato dalla composizione di due o più colori, deve considerarsi derivato o composto.

Ciò che è richiesto ai progettisti ed agli operatori addetti ai Piani del Colore, non è la composizione di tutti i colori secondari che si possono ottenere mescolando in infinite combinazioni e quantità i colori primari: sarebbe sufficiente la capacità d'ognuno di distinguere a prima vista se una tinta è calda o fredda, e se accostata ad un'altra questa ben si sposa o contrasta.

Oggi in commercio si trovano una quantità di verdi, gialli aranciati, violetti, avana, ecc., che derivano dalle più disparate combinazioni: si conoscono bianchi, neri, gialli, rossi, azzurri, fini e di color assai vago o brillante. Da ciò si comprende benissimo, che le diverse misture, fatte coi diversi colori, fini ed ordinari, più o meno vaghi e brillanti, daranno variatissime qualità e gradazioni dei colori derivati.

Poiché il fino, il vago ed il brillante derivano dalle materie adoperate per comporre i colori, è ovvio che l'esperienza del compositore di tinte accresce notevolmente quando questi ha l'accortezza di acquistare colori che abbiano sempre la stessa origine e comprovata qualità.

Ripeto che a nessuno viene chiesto di memorizzare le svariatissime possibilità di composizione dei colori, ma con le misture qui sotto notate vorrei comunque indicare ai principianti i rudimenti delle basi dei colori composti, i quali si otterranno più o meno variati nel risultato, a seconda delle dosi più o meno forti nella composizione.

‑ Col rosso e col giallo s'ottiene l'aranciato.

‑ Con l'aranciato, coi gialli ed il nero, s'ottengono il nocciola e l'avana.

‑ Con l'aranciato, coi gialli e col blu, s'ottengono svariatissime tonalità di verde caldo.

‑ Con i gialli e gli azzurri, si ottengono i verdi freschi e brillanti, come il verde erba ed il verde smeraldo.

‑ Con i blu, i rossi ed i gialli, si ottengono i colori cenere, che si distinguono in finezza da i più crudi ottenuti dalla mistione del bianco e nero.

‑ Con i rossi e col nero (ed una punta di giallo Siena), s'ottengono i marron terra d'ombra bruciata.

‑ Rosso e bianco danno il rosa.

‑ L'azzurro col bianco dà il celeste.

‑ I gialli col nero danno il cosiddetto verde brutto, ovvero il giallo foglia morta o il color tufo.

‑ Il blu col nero dà a quest'ultimo una sensazione di vellutato.

‑ Il bianco nel giallo rende il color canarino brillante.

Potremmo definire anche il blu un colore semplice di base; a differenza dell'azzurro o del celeste, esso tende però al caldo. Infatti, mescolando al celeste o all'azzurro un po' di rosso, si ha il color blu come l'originale; ecco perché non lo si può considerare un colore semplice, ma neutro.

Chi vorrà preparare le tinte da sé, sappia che in generale le colle, per il processo di fermentazione e acidità, compromettono talvolta la bellezza dei colori; per contro gli oli e le vernici ne rinvigoriscono il grado e la brillantezza, nonché la trasparenza. L'essenza di trementina ed altri surrogati non influiscono sul colore, come non influisce l'acqua pura. Resta fermo che gli oli e le vernici siano purgate e chiarificate, altrimenti, invece di migliorare, i colori si altereranno presto e perderanno visibilmente freschezza e nervo.

Consulta la Biblioteca Storica dell’Accademia: [36_BE_9]

I colori assorbiti sono sempre complementari a quelli riflessi. Così, se il corpo è verde (Giallo e Azzurro), si dice che assorbe i raggi rossi e riflette quelli gialli ed azzurri. Il bianco riflette tutti, come il nero assorbe tutti.

Teoricamente, la mescolanza del rosso col giallo e l’azzurro, costituisce la «luce bianca».

E non importa se si mescolano i raggi dei tre colori separati, o uno di essi con la combinazione degli altri due: mescolando il rosso col verde si ottiene lo stesso risultato come mescolando il rosso, il giallo e l’azzurro; da ciò si deduce che qualunque colore primario (rosso, giallo, azzurro), mescolato ad uno secondario (aranciato, verde, violetto), composto dagli altri due primari, forma il complemento dei raggi totali necessari per costituire la luce bianca, e viceversa.

Per quanto detto, il colore richiesto da un altro colore per formare la luce bianca dicesi complementare di questo colore. Così, il verde è il complementare del rosso e viceversa, l’azzurro è complementare dell’aranciato e viceversa, il violetto è complementare al giallo e viceversa e ciò perché il verde e il rosso, l’aranciato e l’azzurro, il violetto e il giallo, formano gli elementi di compimento dei raggi necessari per produrre la luce bianca.

Praticamente, fra il risultato della mescolanza delle luci colorate e quella delle materie coloranti, vi passa però una grande differenza; poiché con la mescolanza del rosso col giallo e l’azzurro, in nessun modo, riesce possibile ottenere il bianco; ma risulterà sempre o il nero o un grigio più o meno colorato (un colore neutro).

Donde, praticamente, risulta che un colore primario fa parte della mescolanza degli altri due, quello tende a formare il grigio, neutralizzando cioè la tinta del colore secondario sia o no composto; in modo che quei colori, i quali mescolati insieme danno il grigio più o meno puro, si possono dire colori complementari.

Così, il bianco ed il nero; il rosso e il verde; l’aranciato e l’azzurro; il giallo e il violetto, e tutte le loro gradazioni in tinta, mescolati a coppie insieme e che tendono a dare il grigio, o qualsiasi altro tono neutro, saranno, più o meno, complementari.

Si noti che non avendo il grigio alcun colore suo complementare, per il fatto che il grigio è l’espressione dei tre colori base (rosso, giallo, azzurro), esso è il fondo ideale e perfettamente intonato per qualsiasi altro colore o tinta.

Il grigio ben s’accosta ad ogni altra tinta.

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