Le tinte ai silicati
Alla fine dell’Ottocento, i molti e continui danni causati ai tinteggi, dall'ammorbamento dell'aria con polveri di carbone, indussero gli industriali tedeschi a ricercare un preparato che fosse più resistente dei tinteggi al latte di calce e che di quest'ultimi ne avesse l'aspetto e la versatilità. Fu allora introdotto l'uso di mescolare le terre colorate con il Silicato di Potassio, che a quei tempi veniva venduto puro e sfuso ai decoratori i quali lo fecero entrare prepotentemente nelle loro botteghe in sostituzione della calce pei molti lavori di coloritura: persino nell'affresco.
La gran facilità dell'uso di questa materia diede coraggio a molti pittori e decoratori dell'epoca, i quali non avendo sino a quel giorno mai azzardato di cimentarsi nell'Arte del Buon Fresco, trovarono nei silicati il modo di riscattare la loro più modesta maestria.
Finti affreschi "a secco" furono dipinti in Ville, Palazzi e Cappelle. Ornati figurativi e floreali, in "stereocromia" (così si dice della tecnica di dipingere coi silicati) hanno ravvivato le sale e le facciate delle case di molti signori.
Vi è di fatto una sostanziale differenza fra il dipingere ad affresco e dipingere in stereocromia.
Quando si dipinge ad affresco, il fondo di calce dev'essere posto di fresco e dev'essere sempre umido finché l'opera di coloritura procede (vedi Affresco); in stereocromia, al contrario, il fondo da dipingere, dev'essere assolutamente sempre asciutto.
Vi è di più: l'affresco può esser condotto esclusivamente su buona calce grassa di fossa perfettamente disgallata e macerata. In stereocromia, invece, ogni fondo, purché minerale, può fungere da tavolozza per il nostro estro pittorico: persino il cemento può esser dipinto coi silicati.
Anzi, proprio le tinte ai silicati, per la loro facilità di dipingere il cemento furono complici dello sfrenato e deprecato uso del cemento negli anni venti del Novecento.
La possibilità di accorciare i tempi di lavoro mediante l'applicazione di malte cementizie, e la non meno veloce possibilità di produrre risultati pittorici, che devono aver impressionato ed inorgoglito non poco i nostri nonni, hanno indotto molti artieri pittori di quegl'anni ad abbandonare l'antica cultura della calce per rifugiarsi nel più comodo ed economico cemento.
Varsavia
Fondendo della sabbia quarzifera, in mistione con quantità ponderate di Carbonato di Potassio, a temperature superiori ai 1300°C, si ottiene il Silicato di Potassio, che è il legante di base per tutte le pitture che vanno sotto il generico nome di Silicati.
All'operatore, il Silicato di Potassio, non pigmentato, si presenta come un miele vischioso, incolore, trasparente come l'acqua e limpido come il vetro. Infatti molti lo chiamano "acqua di vetro".
La tinteggiatura a base di silicato è molto indicata per le facciate esterne, poiché, anche bagnandosi, non si macchia né si scrosta facilmente come potrebbero fare altre tinteggiature a colla. Anzi la tinta a base di silicato, a differenza di qualunque altra tinta a tempera, è lavabile.
La tecnica di tinteggio ai silicati, come ho già detto, ha bisogno più di ogni altra tecnica di avere la superficie, su cui si dipinge, totalmente asciutta. E' necessario quindi, prima di principiare il lavoro, d'esaminare scrupolosamente l'intonaco in tutto il suo spessore. I tinteggi ai silicati, su supporti che nascondono umidità latente, saranno sicuramente alterati da macchie efflorescenti di vario colore ed estensione. Pertanto, le superfici costituite da malte cementizie bastarde, dovranno essere lasciate per lungo tempo a ben asciugare prima di tingerle coi silicati. Purtroppo, se da un lato questi materiali trovano facile riuscita nelle tinteggiature delle superfici in cemento, dall'altro essi trovano qualche difficoltà d'impiego proprio sullo stesso cemento quando questi tarda, più d'ogni altro legante, ad asciugarsi. Comunque, anche se ben applicate, si può riscontrare che le tinte a olio o a smalto non resistono sul cemento come quelle al silicato, specie se la superficie è nuova o vergine di tinteggiature.
Contrariamente alle tempere, alle pitture a colla o a olio, i silicati non formano pellicola sulla superficie dei manufatti tinteggiati: essi si comportano piuttosto come i guazzi di calce dipinti sui tonachini freschi.
Così come nella pittura “a fresco” la tinta va fatta bere alla calce per poi solidificare con essa, così nei silicati, l'intonaco avido d'acqua, perché asciutto, assorbe la tinta la quale consolida nei manufatti per reazione chimica detta silicatizzazione.
I silicati pigmentano le superfici minerali in due distinte fasi: nella prima fase il silicato si consolida grazie all'evaporazione dell'acqua che lo diluisce; nella seconda fase esso cristallizza per reazione chimica, che avviene in presenza dell'anidride carbonica dell'aria. Il supporto minerale costituito dell'intonaco è causa anche di un fenomeno di alcalinizzazione, tipica dei leganti idraulici.
Entrambe le reazioni sviluppano un complesso polisilicico che ha azione fissativa nella pittura e consolidante nel supporto. Ecco la ragione per cui si può dire che le tinte ai silicati cambino colore ai manufatti piuttosto che coprirli di tinta: ciò a significare che l'assoluta mancanza di pellicola pittorica sugli intonaci è garanzia di inalterabilità delle caratteristiche di traspirabilità delle superfici.
E' pur anche vero che se un intonaco è formato con abbondante cemento, ed è pertanto ben lungi dall'esser traspirante, non basterà tutto il silicato di questo mondo per renderlo tale.
Se agli inizi del secolo scorso i traspiranti intonaci di calce venivano "idraulicizzati" aggiungendo al grassello esigue parti di cemento, oggi, per contro, s'aggiungono esigue parti di grassello agli intonaci di cemento per rendere il lavoro più facile, più sollecito e più remunerativo a scapito della traspirabilità dei muri.
Orbene, che senso ha dipingere una parete con un materiale che si vuol assolutamente traspirante quando il supporto da dipingere non lo è affatto?
Quando si dipinge ai silicati si deve tenere ben a mente questo banale insegnamento: l'indice di traspirabilità del muro rimarrà assolutamente invariato a dispetto della spesa per i silicati.
Ciò ci deve indurre ad operare a priori quelle scelte che prepareranno, più tardi, ai silicati, tutti i vantaggi possibili.Se si vuol dar senso all'uso dei silicati, invece di usar cemento negli intonaci si usino le più nobili calci naturali forti.
Le calci naturali forti, specialmente quelle calcinate a bassa temperatura, hanno tutte le caratteristiche per esaltare le virtù dei silicati: esse sono fortemente traspiranti e idraulicamente reattive.
La stagione più propizia per tingere ai silicati, all'esterno, è l'autunno; ed in genere si sceglieranno giornate coperte, umide e non ventilate. Generalmente le alte temperature sono più dannose che le giornate fredde. Ciononostante non si dovrebbe lavorare con questo materiale se la temperatura scende sotto i 5°C. L'aria in forte movimento ed il sole danneggiano di più perché ne affrettano l'asciugamento, alterando ed impedendo una buona penetrazione nelle superfici degli intonaci della tinta la quale può virare nel tono quando questa si prosciuga.
I fondi che mostrano assorbimenti diversi, perché restaurati o con rappezzi misti, andrebbero normalizzati nella loro porosità mediante un fissativo specifico che renda omogeneo l'assorbimento d'acqua. Questi impregnanti si possono ottenere diluendo, in varie proporzioni, il silicato nell'acqua. Dal 15 al 20% (al massimo) di silicato nell'acqua concorrono a formare un buon fissativo che andrebbe steso a pennello sui fondi da tingere. Nei casi in cui la soluzione sembrasse debole per lo scopo voluto, si ripeta l'azione di stesura della soluzione invece di farne una più potente.
Vanno avvertiti coloro i quali s'accingessero a prepararsi da soli le tinte, che il silicato, misto ai colori, li aumenta di tono in rapporto alla quantità commista. Sappiano questi allora, nei casi fosse loro richiesta una gran quantità di tinta, di compensare il suo effetto col tenere le tinte da mescolare al silicato un tono più basso e comunque provarle anticipatamente prima di iniziare la preparazione dell'intera partita.
Nei casi in cui si vien chiamati a tinteggiare intonaci già esistenti, si inizi con una globale accurata pulizia, per allontanare la polvere ed il mal fermo dagli intonaci originari precedentemente raschiati e bruscati; si passi quindi una generale ed abbondante spruzzatura o pennellatura della soluzione d'acqua e silicato, come descritto precedentemente; dopo di che, oltre alla mano di fondo, che vien sempre consigliata, di norma il tinteggio ai silicati si porta a termine con due mani di tinta sovrapposte.
Nei casi invece gli intonaci fossero stati totalmente rinnovati, sarà sufficiente una blanda pennellatura di una soluzione stabilizzatrice d'assorbimento, composta di 10‑12 parti di silicato puro su 100 parti d'acqua.
S'attenda che la superficie sia perfettamente asciutta, il che avviene usualmente dopo 12 ore, e si proceda quindi con la stesura della prima mano di tinta.La seconda mano va stesa a 24 ore dalla prima, quando il fondo è sicuramente asciutto. Quest'ultima mano di tinta dovrà assicurare la perfezione del lavoro. L'artigiano che si vedesse costretto alla stesura di un'ulteriore mano dovrebbe preferire di ricominciare dall'inizio, poiché una terza mano di silicati potrebbe ridurre la superficie opaca e pulverulenta.
Art nouveaux, Casa Bartoli, Trieste
La preparazione della tinta
Benchè tutti gli ossidi si comportino molto bene con il silicato, i colori da usarsi per la preparazione dei tinteggi in stereocromia potrebbero essere i medesimi usati nella calce per la pittura "a fresco".
Ad esempio, per i lavori di fino, si potrebbero usare le seguenti terre naturali:
Bianco di Zinco
Verde di Verona
Terra d'Ombra
Terra d'Ombra Bruciata
Giallo di Napoli
Rosso di Sinope
Rosso Venezia
Giallo di Siena
Giallo di Siena Bruciato
Terra di Colonia
Nero di Venezia
Prima di preparare le mestiche colorate ci si accerti che le terre siano compatibili coi silicati.
Si sciolga un po' di terra colorata in una piccola quantità di silicato: se i due componenti si dividono è indizio che il colore non è idoneo e perciò va allontanato; se invece i due componenti ben si uniscono durante la mescolazione è segno che il colore può esser scelto per le nostre composizioni.
In luogo del Bianco di Zinco, che è poco coprente e lento ad essiccare, si potrà usare, con buon risultato, il Bianco Meudon, il Bianco di Spagna o il Bianco Champagne.
Tutti questi bianchi servono allo scopo purché questa base non sia ottenuta dalla calce grassa spenta. Piuttosto si usi del buon Carbonato di Calcio crudo in finissima polvere.
Per addensar la tinta e renderla più compatta, vi si unisca una colla vegetale. Qualsiasi va bene purché sia bianca: l'amido e la fecola, per esempio, servono perfettamente allo scopo.
Per fare una campionatura si prepari allora:
‑ Fecola o Amido 15 grammi;
‑ Carbonato di Calcio impalpabile 35 grammi;
‑ Silicato puro 250 grammi;
‑ Acqua distillata 650 grammi;
‑ Colori secondo la tinta
Si stemperino, nell'impasto di amido, carbonato ed acqua distillata, i colori in polvere secondo la tinta che si vuol ottenere; allorché il tutto è ben amalgamato e colorato in modo omogeneo, s'aggiunga il silicato e si rimesti energicamente sino ad ottenere un tutt'uno col colore.
La tinta così ottenuta sarà ottimamente assorbita da ogni intonaco che sia poroso nell'insieme e granuloso in superficie: ed essa dimostrerà una discreta coprenza ed omogeneità di tono.
S'abbia l'accortezza di continuare ad agitare la tinta anche durante il procedere del lavoro per non aver che il tono cambi di volta in volta.
I pennelli da usarsi per i tinteggi ai silicati, durante il lavoro, dovranno essere spesso lavati con acqua distillata. E sarà molto conveniente che questi siano asciutti quando si riprende il lavoro il dì dopo. S'abbia cura inoltre di non intingere o pulire i pennelli, da usarsi pel silicato, in acqua calcinata o acqua che contenga anche sparute tracce di sali, né s'intinga nel silicato con pennelli sporchi d'altre pitture.
Se la superficie da tinteggiare fosse stata lavorata "a ferro" e si presentasse troppo liscia e compatta, si intervenga, prima d'iniziare a stendere il silicato, con una soluzione di acido cloridrico, (nel rapporto di 1 di acido e 10 d'acqua, da pennellare a 2 o 3 mani), con lo scopo di migliorare il potere d'assorbimento dell'intonaco. Indi, per neutralizzare l'azione dell'acido cloridrico, s'impregni seguentemente la superficie con una soluzione di Allume (Solfato d'Alluminio) nella misura di 15‑20 parti d'Allume in 100 parti d'acqua. Dopo 48 ore si potranno stendere i silicati.
Castello di Spilimbergo
La preparazione delle tinte ai silicati è cosa interessante ma ardua: se non si possiedono gran pratica ed esperienza ci si può esporre ad errori troppo costosi.
Recentemente alcune ditte specializzate hanno riproposto le pitture ai Silicati di Potassio addizionando ad essi ogni sorta di modificanti, catalizzatori e stabilizzatori che danno all'artigiano ogni garanzia di lavorabilità dei materiali e stabilità dei risultati. Nondimeno le precauzioni, di cui s'è detto, vanno sempre osservate.
I nostri fornitori potranno senz’altro aiutarci preparando per noi ciò che ci abbisogna, fermo restando che non potranno mai farsi garanti dell’arte d'ognuno.